Richard Sorge

Un breve tributo alla spia  di guerra sovietica

Settantadue anni fa, il 7 novembre del 1944, le autorità giapponesi giustiziavano Richard Sorge, spia sovietica nonché membro – infiltrato – del Partito Nazista tedesco, operativo sotto copertura a Tokyo durante la Seconda Guerra Mondiale come reporter di guerra.

Un personaggio da film, Richard Sorge. Uno di quelli che avrebbero fatto la fortuna di romanzieri del calibro di Ian Fleming, John Le Carré e Tom Clancy.

L’importanza e la portata delle sue imprese sono tali che egli è tutt’oggi considerato la più grande spia del Ventesimo Secolo, un vero e proprio “James Bond socialista”.

Su di lui sono state scritte decine di saggi e monografie che, col passare dei decenni, ne hanno alimentato il mito in ogni angolo del mondo (1).

Nonostante l’immagine naif vagamente cafona di donnaiolo e di grande bevitore che voleva gli altri avessero di sé, Sorge, nel corso della sua lunga carriera, ha tirato “fuori dal cilindro” una quantità impressionante di colpi da genio dell’intelligence che, combinati a specifici fattori storici, hanno contribuito a far svoltare l’andamento della Seconda Guerra Mondiale.

Sebbene fosse uomo pieno di risorse e produttivo tanto come spia, quanto come reporter, egli manifestava spesso, ai pochi amici intimi di cui si era circondato, la propria infelicità nel dover condurre una stressante doppia vita clandestina, soggetta al vaglio della pervasiva sorveglianza del controspionaggio giapponese.

A partire dal 1933, Sorge costituì a Tokyo una rete di spie che arrivò a comprendere Ozaki Hotsumi, un giornalista giapponese simpatizzante per la causa comunista che, in precedenza, lo aveva aiutato a Shanghai.

Ozaki era un grande esperto di “cose cinesi” e possedeva un background di studi d’élite, avendo frequentato le migliori scuole e università del Giappone: fatto, questo, che, in una società rigidamente gerarchica come quella nipponica, gli garantiva l’accesso ai circoli più “in” del Paese.

Nel 1937 il sinologo amico di Sorge fu invitato a far parte della c.d. “Showa Kenkyukai” (“Associazione di ricerca Showa”) che, all’epoca, veniva utilizzata soprattutto come intellighenzia per cercare di risolvere il c.d. “problema cinese” sotto la guida del Primo Ministro Konoe Fumimaro (in carica nel biennio 1937-1939 e 1940-1941) (2).

Nel 1938 Ozaki Otsumi fu nominato consigliere speciale dello stesso Konoe, mettendo – indirettamente – a disposizione dell’agente segreto sovietico una miniera d’oro d’informazioni classificate.

Nella “Sorge connection” finì, inconsapevolmente, anche un attache militare presso l’ambasciata tedesca a Tokyo, tal Eugen Ott, in seguito promosso ambasciatore. Ott si fidava ciecamente delle analisi sulla politica giapponese che Sorge gli forniva e, in cambio, gli garantì l’accesso senza restrizioni alle informazioni top secret di cui era a conoscenza, nonché l’accesso, altrettanto senza restrizione alcuna, a… sua moglie. Infatti, nonostante Ott sapesse dell’appassionata relazione amorosa che la donna aveva con Sorge – ascrivendola all’irresistibile fascino del presunto “giornalista” – preferì non intervenire poiché, evidentemente, dava più importanza alle analisi politico-militari dello stesso Sorge che non alla fedeltà coniugale della consorte.

Una volta apertosi la strada con la diplomazia tedesca, uno dei “colpi” più sensazionali della carriera di Richard Sorge fu la trasmissione ai vertici dell’Armata Rossa di informazioni top secret riguardanti un alto ufficiale della polizia segreta Sovietica per l’Estremo Oriente, il quale, mentre si trovava di stanza in Manciuria nel 1938, disertò a favore dell’Esercito Imperiale giapponese.

Un contatto presso l’ambasciata tedesca a Tokyo aveva, infatti, dato accesso a Sorge alle informazioni classificate in possesso delle autorità giapponesi: informazioni che rivelavano un diffuso malcontento all’interno dell’Armata Rossa dovuto alle “purghe” di alti ufficiali volute da Josif Stalin in persona.

Questa documentazione, insieme alle valutazioni dell’intelligence tedesca, aiutarono i Sovietici a individuare e correggere le loro debolezze strutturali in ambito militare e, soprattutto, a estirpare altri potenziali disertori.

Le informazioni trasmesse da Sorge al Politburo di Mosca si rivelarono, inoltre, un aiuto fondamentale per i russi nella battaglia di Nomonhan del 1939, nella quale la vittoria conseguita dall’Armata Rossa ai danni dell’esercito giapponese fu decisiva per le sorti della guerra in Asia nord-orientale.

Questa disfatta dell’Armata del Kwangtung di stanza in Manciuria palesò i limiti dello “spirito guerriero” – tanto caro alla tradizione bellica giapponese – se messo a confronto con una potenza di fuoco superiore e con delle strategie belliche moderne, inducendo i leader militari giapponesi a desistere dal mettere in atto i piani d’invasione (già pronti) dell’Estremo Oriente Sovietico. Alcuni storici sostengono, addirittura, che proprio la sconfitta rimediata a Nomonhan indusse lo Stato Maggiore giapponese a “mettere nel mirino” le colonie Occidentali nel Sud-Est Asiatico, tanto ricche di risorse quanto scarsamente protette a livello militare.

In virtù del filo diretto che poteva vantare coi canali diplomatici dei Ministeri degli Esteri tedesco e giapponese, Sorge venne a sapere con largo anticipo delle trattative segrete che avrebbero portato, nel settembre del 1940, alla nascita del Patto dell’Asse (di cui facevano parte Germania, Giappone e Italia) e a tenerne informata Mosca.

Egli, inoltre, inviò ai servizi segreti russi numerosi rapporti circa il fatto che la Germania era sul punto di rinnegare il Patto Molotov-Ribbentrop dell’agosto 1939 e di sferrare un attacco a sorpresa attorno al 15 giugno del 1941. Il Nostro sbagliò di pochi giorni: l’attacco fu sferrato il 22 giugno con l’inizio dell’Operazione Barbarossa.

Quest’avvincente storia di spionaggio e di tradimenti si concluse nel 1944, con l’arresto e la successiva impiccagione di Richard Sorge nel carcere di Sugamo (un distretto settentrionale di Tokyo).

Le sue spoglie, inizialmente, furono conservate nel vicino cimitero di Zoshigaya, ma il corpo non venne cremato – come solitamente avviene nei Paesi di cultura o, comunque, d’influenza buddhista – data la scarsità di combustibile dovuta alle contingenti esigenze belliche.

Dopo un’ostinata caccia dei resti mortali di Sorge da parte delle Forze d’occupazione statunitensi (che volevano a tutti i costi evitare che l’agente segreto, anche da morto, divenisse un’icona della lotta comunista nel mondo), la sua amante giapponese Hanako Ishii riuscì a recuperarne lo scheletro, riconoscendolo da un particolare lavoro ortodontico mantenutosi intatto e da una gamba rotta operata in malo modo.

La donna, inoltre, fece realizzare un anello – che avrebbe indossato fino alla fine dei suoi giorni – dal ponte d’oro che Sorge aveva in bocca, seppellire i suoi resti nel cimitero di Tama (sito in Tokyo) ed erigere una lapide di marmo nero recante l’epitaffio: “Eroe dell’Unione Sovietica” inciso in cirillico.

Soltanto nel 1964, dopo anni di smentite, l’Unione Sovietica riconobbe ufficialmente Richard Sorge come proprio agente segreto, assegnando ad Hanako Ishii un vitalizio postumo in segno di gratitudine.

Questo ritardo da parte di Mosca fu dovuto al fatto che la cattura e la successiva esecuzione di Sorge costituivano fonte di imbarazzo per Stalin e, inoltre, rappresentavano una clamorosa sconfitta per l’intelligence Sovietica.

Secondo il parere di autorevoli storici [v. nota n. (1)], l’eredità più importante lasciata dalle operazioni di Sorge si concretizzò nell’assicurazione data al Kgb che il Giappone non avrebbe attaccato l’Unione Sovietica in Estremo Oriente.

Informati dalla loro spia – e nonostante i dubbi di Stalin al riguardo – gli strateghi Sovietici, nel 1941, rassicurati sul fatto che non avrebbero dovuto combattere una guerra su due fronti contro i Paesi dell’Asse, trasferirono le truppe dalla Siberia alla difesa di Mosca, e, grazie anche al “Generale Inverno”, furono in grado di contrastare la Wehrmacht e di far svoltare le sorti del conflitto sul fronte europeo: se fosse caduta la capitale russa, infatti, l’esito della Seconda Guerra Mondiale avrebbe potuto essere assai differente.

Contribuendo a salvare l’Unione Sovietica da quella che, se si fosse concretizzata, si sarebbe rivelata una sconfitta dalle conseguenze catastrofiche, Sorge permise a Stalin di portare avanti una guerra d’attrito che, lentamente ma inesorabilmente, demoralizzò le truppe di Hitler e che, indirettamente, fu di grande aiuto anche per gli Alleati nella guerra combattuta in Europa Occidentale.

 

Edoardo Quiriconi

 

(1) Consiglio, fra i tanti testi reperibili: F.W. Deakin – G.R. Storry: “Il caso Sorge”, Mondadori, Milano, 1970; R. Whymant: “Stalin’s Spy: Richard Sorge and the Tokyo Espionage Ring”, I. B. Tauris, London, 1996.

 

(2) Fu proprio il governo presieduto da Konoe Fumimaro, nei suoi anni da Primo Ministro, a far montare sempre più il conflitto con la Cina, fin quando questo divenne ingestibile, nonché ad approvare tutta una serie di decisioni critiche che avrebbero contribuito a spingere il Giappone nel disastro della Seconda Guerra Mondiale.