Dell’impossibilità (?!) di una corretta valutazione storica

di John Kennedy e Lyndon Johnson, soprattutto…

dell’ignoranza e faziosità della stampa…

della superficialità…

della ‘chronological snobbery’…

di quant’altro al riguardo…

Dobbiamo proprio a John Kennedy, al più sopravvalutato tra i   Presidenti americani (la morte a Dallas, Texas – anche il luogo conta – per mano assassina, ignoti per molti i mandanti e perfino in parte gli esecutori, in giovane età, nelle drammatiche circostanze da tutti migliaia di volte viste, entrate prepotentemente e definitivamente nella comune interiorità, nel generale ‘profondo’, lo ha reso per i gran più intangibile) una considerazione vera e particolarmente significante quanto alla possibilità di una corretta valutazione dell’operato nonché, altresì, conseguentemente, della stessa personalità dei Capi dello Stato USA tutti, quali succedutisi nel tempo.Disse, rispondendo ad una domanda concernente la permanenza sullo scranno a Washington di James Buchanan (da non pochi ritenuto uno dei peggiori inquilini di White House di sempre) il trentacinquesimo Presidente che nessuno era (è) davvero in grado di giudicarne l’operato non potendo rivivere le situazioni politiche, partitiche, economiche e sociali dal desso necessariamente affrontate ai suoi tempi (in carica dal 4 marzo 1857 al 4 marzo 1861) e con la sua preparazione e personalità.Può, alla fine, questa da me assolutamente condivisa presa di posizione essere considerata perfino una ovvietà.E sarebbe tale se non si avesse da parte di tutti – in ogni circostanza, comunque e dovunque – a giudicare, semplificando assai, il passato con gli occhi dell’oggi (incontestabilmente soffrendo della ‘chronological snobbery’ della quale ha trattato C. S. Lewis) e non, per il possibile, conoscendolo e contestualizzando.A riprova di quanto vere siano le parole dell’in precedenza Senatore del vecchio, ‘educato’ Massachusetts (il luogo conta eccome, qualificando), cosa l’incolta moltitudine pensi del suo successore Lyndon Johnson.(Certamente ‘ignorante’ il popolo anche perché altrettanto ignari – quando non faziosi – i media occupati costantemente in merito, e non solo, a pubblicizzare e infine  santificare il gossip, l’estetica, l’effimero trascurando e deprimendo i fatti).Va in prima battuta ricordato del texano (zotici e rozzi, no?, i cittadini dello Stato con capitale Austin, per di più all’epoca segregazionisti) che allorquando, giovane Rappresentante, approdò a Washington, fu definito da Franklin Delano Roosevelt (come riportato da James Hillman) “il solo politico in grado di comprendere le articolazioni del potere e l’unico con il quale fosse confortante parlare”.Addirittura disprezzato da quanti ‘imparano’ la storia sui rotocalchi e in televisione, è Johnson giudicato “eccezionale” dagli storici in particolare per il suo concreto operare (laddove il predecessore ‘parolaio’ molto aveva detto e nulla realizzato, come scrisse Martin Luther King lamentandosene) a favore delle minoranze in merito ai diritti civili, ai profondi interventi nel campo sanitario (‘Medicare’ e ‘Medicaid’), alla impostata ‘Great Society’, a quanto altro possa venire alla mente, comprese le strade, i ponti, le ferrovie, le comunicazioni tecnologiche tutte.Percosso dalla Guerra del Vietnam, dalla riconosciuta impossibilità di venirne fuori, dalle infinite conseguenti proteste, Lyndon Johnson fu capace infine di rinunciare alla candidatura democratica e ad un ulteriore mandato presidenziale per poter dedicare alla guerra e alle conseguenti enormi difficoltà ogni energia nell’anno elettorale 1968.Indimenticabili le poche ma sentite righe che Henry Kissinger dedica alla dolente longilinea immagine di questo grande uomo nel giorno (20 gennaio 1969) dell’addio alla Presidenza.Mi rileggo e mi accorgo di quanto sia contraddittorio in tema (sempre?) il mio narrare.Giudico, pontifico, dopo avere del tutto concordato con le parole di Kennedy sopra riportate che invitava a non farlo.Posso per due ragioni.La prima: nessuno conosce come me la materia e le persone in questione.La seconda, perché concordo assolutamente con le parole a suo tempo vergate a proposito dell’incoerenza:“Ci sono contraddizioni in me?Certamente.Contengo moltitudini!”
Righe vergate in Varese nel giorno dedicato dalla Chiesa, oltre che a San Pietro e Paolo, a San Cassio di Narni, qui giustamente ricordato visto che di Clive Staple Lewis ho sopra fuggevolmente parlato.Nell’anno 2020, della pandemia.