USA: votare guardando alla Corte Suprema

Ok, Anthony Kennedy ha or ora annunciato che intende dimettersi.
Dalla Corte Suprema USA.
È malato.
Donald Trump cercherà di sostituirlo prima del 6 novembre, giorno fissato per le Mid Term Elections.
(Invero, la seguente legislatura prenderà il via solo il 3 gennaio 2019 ma difficilmente una eventuale nuova maggioranza senatoriale che dovesse uscire dalle urne accetterebbe senza protestare di vedere concludere un iter di tale portata da parte di un consesso cosciente di essere politicamente alla vigilia di un ribaltone).
La attuale sia pure non consistente prevalenza repubblicana al Senato – è la Camera Alta che ratifica o meno il deliberato presidenziale in merito – dovrebbe garantire a Trump il successo e il conseguente duraturo (senza dubbio il neo giudice sarà molto più giovane di Kennedy) rafforzamento della tendenza conservatrice tra i membri della Corte.
Ma la questione relativa alla composizione della Corte non si chiude qui.
Due altri suoi componenti sono anziani e, pare, prossimi a lasciare.
Si tratta di Ruth Bader Ginsburg e di Stephen Breyer, entrambi di area liberal a suo tempo voluti da Bill Clinton.
Gli elettori più avvertiti, quindi, il prossimo 6 novembre, votando per il rinnovo dei trentacinque scranni senatoriali in gioco, certamente terranno conto del fatto che una conferma o un rafforzamento della maggioranza repubblicana alla Camera Alta assai probabilmente consentirà a Trump nel suo secondo biennio di scegliere addirittura altri due nuovi giudici potendo contare sulla ratifica dei provvedimenti.
In prospettiva, una Corte composta da sette membri su nove di area conservatrice.
Necessità pertanto di un voto ancor più ragionato.

Mauro della Porta Raffo