Ecco, non ho buone sensazioni riguardo al ‘compiacimento’, alla ‘compiacenza’, al ‘compiacere’ in genere quando tali sensazioni nascano dall’osservazione di altrui azioni o comportamenti.
È come se il ‘compiaciuto’ guardasse all’oggetto del ‘compiacimento’ dall’alto di una superiorità – reale a volte e di sovente inesistente – che sente, concedendosi con pelosa magnanimità.
E non è forse vero che sulla faccia del ‘compiaciuto’, a ben guardare, traspaia e l’osservatore, con fastidio, colga tale, a mio modo di vedere, sgradevole e degradante stato d’animo?
Raramente occorre, ma occorre se Dio vuole, che il ‘compiacimento’ sia assolutamente dettato dal cuore.
E coinvolga, quindi e pertanto.
E porti a gioire.
Era Van Cliburn arrivato a Mosca nel 1958.
Americano, in piena ‘Guerra fredda’, sfidava l’Orso Sovietico nella prima edizione del Concorso Pianistico Internazionale intitolato a Ciaikovski.
E trionfava.
Con lui, il direttore d’orchestra russo Kiril Kondrashin.
Immediato il ‘contatto’ tra i due.
E guardate la registrazione del ‘Concerto Imperatore’ che Van Cliburn esegue quattro anni dopo di bel nuovo in atto a Mosca.
Entra l’eccelso pianista e saluta il pubblico.
Da dietro, Kirill, bacchetta in mano, lo guarda lasciando liberamente trasparire, per un giusto istante, amore.
E, ‘compiaciuto’, ti si apre il cuore.
Mauro della Porta Raffo