Nuove ricerche sul mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana

Francesco Cappellani ne discute con l’autore Stefano Roncoroni

E’ uscito a inizio anno sulla rubrica “Ricerche” della rivista Nuova Storia Contemporanea, un lungo e documentato articolo di Stefano Roncoroni dal titolo “Il mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana” e, come sottotitolo, “Riflessioni sulla supposta omosessualità del fisico” (1). Stefano Roncoroni, noto critico cinematografico e regista televisivo, è nipote di Elvira Majorana, sorella del padre di Ettore, e da molti anni si è dedicato, in modo appassionato ed ininterrotto, a sceverare il più possibile la verità sul caso Majorana che, ad oltre 75 anni di distanza dalla scomparsa del fisico, è lungi dall’essere risolto. Innumerevoli libri ed articoli sono usciti e continuano ad essere pubblicati sull’argomento, gli ultimi due nel 2015 uno nuovo di un fisico francese (2), e la riedizione rivista e aggiornata di un classico italiano (3), a dimostrazione di un interesse che non è mai venuto meno da parte dei mass-media e finanche della magistratura, sulla vita, la scomparsa e l’eccezionale livello dell’opera scientifica del fisico. Oltre a vari articoli ed interviste, due delle quali sono apparse su questa rivista (4), (5), Roncoroni ha pubblicato nel 2013, un grosso volume (6), basilare per ogni discorso ed indagine sul celebre scienziato siciliano. Nella nuova pubblicazione Roncoroni si dedica ad una ricerca estremamente difficoltosa per la delicatezza del tema affrontato soprattutto in riferimento agli anni in cui avviene l’allontanamento di Ettore, dominati dalla mentalità omofobica del fascismo da un lato, e dall’altro, almeno per alcuni aspetti, dall’atteggiamento di chiusura della famiglia Majorana, una famiglia di grande prestigio che contava personaggi in posizioni di altissimo livello nel campo universitario e pubblico. L’autore ha dovuto compiere uno sforzo enorme di decriptazione per evincere da lettere e documenti spesso volutamente oscuri quei brandelli di informazioni grazie ai quali, con un sapiente lavoro di analisi dei testi unito a testimonianze orali raccolte negli anni da membri della famiglia, è riuscito a ricomporre un supposto aspetto della personalità di Ettore che finora era stato ignorato o trascurato. Abbiamo intervistato sull’argomento Stefano Roncoroni che si è offerto, con grande disponibilità, a raccontarci i risultati delle sue ricerche.

F.C. Quando e come ti sei posto il problema della supposta omosessualità di Ettore?

Durante la sua vita ufficiale nessuno ha mai posto il problema della sua omosessualità che so vissuta con moltissima discrezione e in maniera sofferta e problematica. La variabile omosessuale diventa centrale, invece, dall’inizio delle ricerche. E’ l’aspetto che si cura di più, perché è il più delicato. Oliviero Savini Nicci, zio di Ettore, che fa la denuncia di sparizione alla polizia conosceva molto bene, erano suoi amici, sia il capo della polizia, Arturo Bocchini, un eterosessuale scatenato, sia il suo vice, Carmine Senise, che subentrerà a Bocchini alla sua morte nel 1940. Ebbene Senise era su una sponda diametralmente opposta a quella del suo capo; è stato un omosessuale notorio, monogamo, che ha attraversato indenne tutto il periodo fascista vivendo una vita riservata e senza clamori. Ecco questo è il motivo alla base di quella scelta che sicuramente offriva più attenzione e comprensione al caso Majorana, anche se Bocchini è stato sempre informato. Scusa se faccio adesso io a te una domanda retorica:” Secondo te, ma anche secondo i nostri lettori, l’omosessualità giustifica, in parte o in tutte, le anomalie delle ricerche che si stanno protraendo e travalicheranno i giorni nostri?” La mia risposta è si avendo valutato storicamente sociologicamente e familiarmente lo stato della questione a quella data. Se lo scandalo per l’omosessualità a quei tempi era così grande perché dover ricorrere a ragioni irreali? Fughe in convento, soggiorni in Germania, … . Nell’articolo cito delle biografie di uomini geniali dello scorso secolo con abbandoni eclatanti che hanno molti punti di contatto con quella di Ettore. Ma so, anche, di famiglie siciliane in ascesa, economicamente ben messe, che hanno spedito oltre oceano, in America del Sud, per la precisione, il loro congiunto in odore o in flagranza di omosessualità e lì l’hanno dimenticato nelle mani di un compagno.

F.C. Come mai non è arrivata negli anni qualche indicazione affidabile anche confidenziale sui comportamenti sessuali di Ettore da parte del suo entourage pur sapendo della sua nota ritrosia ad aprirsi ad amici, colleghi e familiari sulle sue vicende personali?

Nel mio libro ci sono documenti, che però io non ho volutamente evidenziare dichiarando sin dall’inizio che avrei affrontato solo le problematiche trattate da Giuseppe a proposito del nipote. Giuseppe chiaramente non accenna mai al problema omosessualità, indicando la via che tutti dovevano seguire e così è stato, e, quindi, io non ne ho parlato allora ma lo faccio adesso. Durante i settantacinque e più anni passati il problema, che è serio, ha lasciato lo spazio e il tempo per le più stupide amenità; accennare alla sua omosessualità sembra arrecare un offesa allo scomparso e non viene interpretato, il farlo, come un risarcimento della terribile vita che, la società dell’epoca, familiari, e amici gli hanno imposto di fare. Ma bada bene tutti gli studiosi, diciamo seri, quelli che hanno fatto delle ricerche, sanno da anni questa verità ma non osano parlarne. L’accennano timidamente solo due studiosi stranieri: il già citato Klein (2) e un po’ più diffusamente Joao Magueijo (7). Prova a chiederti il perché di questo stolido opportunismo italico. Il ragazzo di via Panisperna Emilio Segré, cui i colleghi ricacciavano il soprannome, quanto mai appropriato, di “basilisco,” quando Amaldi, che sta scrivendo la biografia scientifica di Ettore, gli chiede lumi sulla malattia di Ettore, gli risponde seriamente ”Secondo me potrebbe avere la sifilide.” E spiegandosi meglio: “A quei tempi e in quel tipo di ambiente (la famiglia Majorana) essa sarebbe potuta diventare causa di una tragedia come quella che abbiamo visto ( allude alla scomparsa) sia per il fatto in se che per le ripercussioni psicologiche e i pregiudizi correnti”. La sifilide equiparata all’omosessualità.

F.C. Il tuo studio “in modo diacronico” di un insieme di documenti già noti e fortunosamente reperibili nel “Bollettino delle Ricerche”, pubblicazione giornaliera del Ministero dell’Interno, dove figurano anche gli scomparsi e quindi Ettore Majorana, ti ha consentito delle importanti riflessioni sulla sequenza degli annunci di sparizione che non si ripetono identicamente ma mutano nella foto riprodotta e nel testo fino al l’annuncio , per la sola polizia, di una ferita di 40 punti chirurgici su una imprecisata coscia.

Io do per scontata la verità di quanto affermo e trovo che quegli avvisi del “Bollettino delle ricerche”sono documenti che significano tante cose , foto, indicazioni segnaletiche ma anche l’omosessualità perché noi sappiamo, come ho detto prima, che la variabile omosessualità è contenuta nella partenza delle indagini. Non ci si deve aspettare un linguaggio più preciso e meno evasivo ma si deve guardare alle direttive che si prendono. Perché non si precisa, da parte della famiglia e della polizia, quali fossero rispettivamente la mano e la coscia con la ferita? Perché la famiglia si astiene dal collegare la ferita sulla coscia, come di fatto era avvenuto, ad un semplice incidente automobilistico? Famiglia e polizia hanno comportamenti non consoni al loro ruolo. La non chiarezza e la difformità di dati creano ambiguità mai spiegate.

F.C. A fine maggio 1938 tu scrivi che la famiglia, visto vano ogni tentativo di contatto, è “costretta ad aprirsi verso l’esterno abbassandosi a richiedere l’aiuto dell’opinione pubblica” fino al famoso annuncio pubblicato nella rubrica “Chi l’ha visto” su La Domenica del Corriere.

La famiglia promuove tre distinte campagne di annunci esattamente nel maggio, nel luglio e nell’ottobre del 1938. La prima , non so perché, è la meno conosciuta ma senza alcun dubbio la più originale e forte. Uscirono degli annunci brevi e compatti, con una grafica di rottura, quasi urlata, che comparivano sulla pagina di cronaca nei posti più strani: “Ettore! Tua mamma e fratelli angosciati, attendono ansiosamente tue notizie”. Ettore scritto a grandi caratteri sulla prima riga ed il resto dell’annuncio sulle ultime tre righe. Così concepito Ettore era il solo destinatario di quell’annuncio e i lettori delle varie testate interessate, Il Giornale d’Italia, La Tribuna – L’idea Nazionale e Il Mattino non capirono cosa si chiedesse e non collaborarono. Ma Ettore non rispose, da questo suo atteggiamento ho derivato il sottotitolo del mio libro “e la decisione irrevocabile”. Da questo suo silenzio, più esplicito e spietato di una risposta negativa i familiari capirono che dovevano cambiare strategia coinvolgendo anche il pubblico, gli esterni; abbassarsi a chiedere aiuto alla tanto amata e odiata opinione pubblica. Da qui l’offerta di cifre per la collaborazione a chi avesse dato informazioni atte a ritrovarlo e il più famoso trafiletto di “Chi l’ha visto”, terribile se si pensa, che la foto tessera di Ettore, ricercato come vivo, compariva in quella rubrica, sotto la foto di un volto di donna disfatto dalla morte e di cui si cercava l’identità.

F.C. E’ importante la testimonianza che tu hai raccolto da un parente che partecipò ai contatti con la polizia sulla determinazione del ministro degli interni per risolvere il caso e della discussione che probabilmente avvenne sull’omosessualità di Ettore. Come si concilia questo dato con le leggi razziali e sui “diversi”?

Personalmente odio la rigidità e evito di interpretare la realtà secondo schemi rigidi e sempre validi. Secondo me hanno influito le ragioni di stato, il fatto che Senise fosse omosessuale, forse decisioni alternative come quella di ritrovarlo, salvarlo e allontanarlo. Basta leggere i libri di storia sulle leggi razziali per vedere che in mezzo a mille nefandezze ci furono casi, ufficiali e non, in cui ci si comportò difformemente con iniziative peggiori di quelle richieste o strani favoritismi, pochi, interessati. Così mi è stato riferito e così l’ho riportato.

F.C. Il 27 luglio 1938 la madre di Ettore, Dorina Corso, scrive una lettera direttamente al Duce, che tu analizzi con grande acutezza leggendola in filigrana. Ce ne puoi parlare?

Considero la lettera della madre di Ettore al Duce, al pari di quella coeva di Fermi, come facenti parte della seconda campagna di annunci; quella di luglio. L’essere stata letta fuori dal suo contesto , come finora è stato fatto, non le dava giustizia; invece, inquadrata come risposta ad alcune circolari di Bocchini ed alle iniziative sugli Avvisi del Bollettino delle ricerche, che ormai dipendevano dal Duce, assurge ad un diverso ruolo. Io faccio notare che comunque Dorina mai nominandola o suggerendola, alludo all’omosessualità di Ettore, si oppone in linea di principio a quanto sta facendo la polizia che per me sta ricercando Ettore anche con indizi di omosessualità

F.C. Nel tuo articolo parli della polizia di Catania, che fu avvisata immediatamente della scomparsa di Ettore da Giuseppe Majorana, fratello del padre di Ettore, ed affermi che “Mi sono fatto l’idea che gli inquirenti dell’epoca erano molto più informati su Ettore Majorana di quanto lo siamo noi adesso”. Perché?

Nel 1972 sono stato in Sicilia, soprattutto a Palermo, Catania e loro dintorni per una importante trasmissione televisiva e ne approfittai, dato che inizialmente volevamo parlare della scomparsa di Ettore Majorana, per prender vari contatti tra cui quelli con la questura di Catania. Anche se non c’erano più gli uomini che se n’erano occupati il caso era ancora nella memoria dei nuovi che, comunque riconduceva a ricerche fatte in ambienti omosessuali. Non ero preparato ad elaborare subito il perché di quello slittamento ma memorizzai, a futura memoria. Quanto mi dissero si inseriva perfettamente nel quadro delle mie successive ricerche. Non ho potuto sfruttare una grande occasione ma ancora oggi, ne sono sicuro, per chi è addentro alla società catanese e non sia un esterno, come di fatto sono, non deve essere difficile avere delle informazioni.

F.C. C’è poi un documento dello zio di Ettore, Quirino Majorana, che scrivendo al fratello maggiore Giuseppe, aggiunge, in cima alla lettera, la frase “Era corsa voce che Ettore era stato ritrovato: in Sicilia, con lieta compagnia (!)”. Cosa si può dedurre da questa “fantasiosa notizia” come la definisce lo stesso Quirino?

Quando nel mio libro affermai che Ettore era stato ritrovato sono stato lapidato. Tutti quelli che studiavano il caso Majorana non sapevano che quei grafomani avevano lasciato un archivio sterminato e nessuno conosceva questo documento perché tutti gli studiosi sono arrivati dopo il mio passaggio Ritengo per il discorso dell’omosessualità, una grande fortuna aver trovato quella traccia e penso, per come conosco i Majorana, che sarà difficile trovarne altre. “Quel lieta compagnia” io la interpreto una compagnia omosessuale suffragata da tutti gli altri indizi che il caso Majorana ci ha lasciato.

F.C. C’è una tua frase che mi sembra fare il punto sulle tue ricerche e sul loro significato: “Personalmente ritengo che si potrebbe risolvere il caso Majorana conoscendo le ragioni per cui gli inquirenti di fatto restrinsero le ricerche di Ettore nell’ambiente dell’omosessualità come importante, se non unica, pista da seguire”. Mi sembra che questo sia il senso del tuo lavoro e c’è da sperare che se qualche persona nell’ambito della famiglia Majorana sapesse qualcosa di più sulla tua tesi, oggi sarebbe veramente auspicabile che ne parlasse.

In ogni mio scritto lancio un appello a parenti e amici per unirsi in uno sforzo comune per arrivare a dare una versione veritiera della scomparsa di Ettore. A farlo insieme come fecero i figli del senatore Salvatore, cugino di Ettore, con le opere lasciate incompiute dal padre. Avrei preferito elaborare in gruppo anche questo articolo; sono stato ad un passo dal riuscirci per lo studio sull’articolo postumo di Ettore Majorana ma poi tutto precipitò.

Francesco Cappellani

 

1-    Stefano Roncoroni “Il mistero irrisolto della scomparsa di Ettore Majorana – Riflessioni sulla supposta omosessualità del fisico” Nuova Storia Contemporanea. 6/2015 ed. Le Lettere, 13 feb. 2016

2-    Etienne Klein “Cercando Majorana” Carocci, Roma, 2015

3-    Umberto Bartocci “La scomparsa di Ettore Majorana. Un affare di Stato?” Edizioni Andromeda, Roma, 2015

4-    Francesco Cappellani “Ettore Majorana” www.dissensiediscordanze.it, 28 nov. 2014

5-    Francesco Cappellani e Stefano Roncoroni “Chiuso il caso Majorana?” www.dissensiediscordanze, 13 feb. 2015

6-    Stefano Roncoroni “Ettore Majorana, lo scomparso e la decisione irrevocabile” Editori Riuniti, Roma, 2013

7-    Joao Magueijo “La particella mancante” Milano, Rizzoli, 2010