Guerra ‘giusta’ contro turchi e mori. Teorizzazioni cinquecentesche in merito.

Millecinquecento.
Messico.
Vasco Vasquez de Quiroga, giudice in quelle terre per volontà di Carlo V e successivamente vescovo del Michoacan, agisce – è questo il mandato affidatogli ed è tale la sua natura – attraverso sentenze e fatti a favore degli indios.
Trattando in un suo libro (‘Informacion…’, 1535) a proposito dei rapporti appunto con i locali, il Nostro afferma che nei loro riguardi non può essere dichiarata una ‘guerra giusta’, dovendosi invece operare, secondo gli insegnamenti del Cristo, per una pacifica evangelizzazione degli stessi.
(Per inciso, non in questa direzione aveva agito nel governo della Nuova Spagna in precedenza la Prima Audiencia del Messico, difatti sostituita dalla Seconda della quale Quiroga era, con pochi altri, vicinissimo al vertice).
È proprio nel libro citato che, interrogandosi in merito alla predetta ‘guerra giusta’, il giudice/teologo/vescovo aggiunge che nel Vecchio Mondo questa è di contro ammissibile “nei confronti di turchi e mori, che non solo sono infedeli ma anche nemici della nostra santa fede cattolica e cristiana religione”.
Occorre qui ricordare che una delle regole dettate nel contratto ‘asiento de negros’ imposto dalla Corona spagnola a chiunque volesse commerciare in schiavi col Nuovo Mondo, vietava assolutamente l’importazione nelle Americhe di persone di religione musulmana.

Mauro della Porta Raffo