A proposito di ‘Russiagate’ e dintorni

Varese, 2017

nel giorno di Sant’Ignazio di Loyola

 

 

 

“Chi la fa l’aspetti”.

“Chi di spada ferisce di spada perisce”.

Sono applicabili oggi, in pieno ‘Russiagate’, questi antichi adagi agli USA?

Quali, altresì, le precedenti – vere, inventate o immaginate – interferenze straniere nello svolgimento delle elezioni presidenziali americane?

 

Neonati o quasi, mano mano più importanti e infine, non da poco tempo, assolutamente preminenti, gli Stati Uniti d’America – per il vero e ovviamente comportandosi come nella Storia tutte le Nazioni, in specie (ma non esclusivamente) se e quando dominanti – hanno operato per condizionare non solo gli esiti elettorali, non solo la politica ma,pervasivamente, la vita economica e sociale dapprima degli Stati vicini, dipoi di quelli del Nuovo continente intero, da ultimo dell’universo mondo.

Esplicitamente e alla luce del sole in infiniti casi.

Più o meno nascostamente in numerosissimi altri.

Arrivando a sostenere o ad organizzare non pochi colpi di Stato e addirittura invasioni armate.

In ogni circostanza – dichiaratamente o comunque tenendo conto del principio – giustificando il proprio agire da un punto di vista ‘etico’.

Non è, infatti, compito specifico (‘Destino manifesto’, come teorizzò John O’Sullivan nel 1845) degli Stati Uniti portare ovunque la Democrazia con la D maiuscola?

E per quanto si guardi alle diverse presidenze distinguendo le intenzioni e l’operato in politica estera dei capi dello Stato succedutisi a White House non è forse vero che anche i meno interventisti – ‘isolazionisti’ – hanno comunque spesso (allo stato dei fatti, di sovente, necessariamente) agito in casa d’altri?

Inutile esemplificare in merito.

 

 

Ammesso (e concesso: Vladimir Putin e la sua Russia vedevano giustamente come il fumo negli occhi Hillary Clinton) che il denunciato intervento russo ci sia stato e che abbia in qualche modo influito sull’esito elettorale nel 2016, è, sarebbe, questa ‘la prima volta’ per gli USA?

Mai, insomma, prima, le presidenziali americane erano, sono state oggetto di intervento altrui?

 

Pochi, pochissimi i precedenti di qualche peso (ma i mezzi tecnici ora a disposizione consentono di agire come nei due secoli e passa trascorsi non era possibile fare e permettono interventi esterni celati e difficili da scoprire così come, per converso, autorizzano i complottisti a immaginare o ad inventare ovunque cospirazioni).

 

Insignificanti, se ve ne furono, le pressioni fino alla tornata del 1888.

È in quella occasione che l’ambasciatore britannico negli ‘States’ Sir Lionel Sackville-West, sollecitato da un elettore che si definiva inglese di origine e incerto se esprimersi per il Presidente uscente Grover Cleveland, democratico, o per lo sfidante repubblicano Benjamin Harrison, scrisse una famosa lettera, dipoi resa pubblica, nella quale si dichiarava a favore del primo la cui conferma poteva essere vista, a suo parere, con maggiore favore dalla Gran Bretagna.

Lo scandalo conseguente, suscitato dai repubblicani, fu notevole.

Si sostenne all’epoca che nella circostanza non pochi votanti di origine irlandese, per reazione, si sarebbero espressi per Harrison, in effetti – non certamente solo per questo – primo sul filo di lana (battuto in termini di voti popolari, vinse nel Collegio elettorale).

 

Le elezioni del 1916 – la campagna si svolse nel mentre in Europa e sui mari si combatteva ferocemente – non videro un esplicito intervento di potenze straniere ma non si può certamente trascurare il fatto che nel confronto propagandistico tra inglesi e tedeschi per influenzare gli atteggiamenti dei neutrali USA nei primi anni del conflitto il governo di Sua Maestà prevalse nettamente (di certo, gli affondamenti da parte dei sommergibili del Kaiser di navi yankee o che trasportavano americani diedero un grande contributo) orientando a proprio favore gli umori e le simpatie di un elettorato che infine rielesse, sia pure a fatica, Woodrow Wilson il quale, poco dopo la seconda entrata in carica, chiese al Congresso il voto necessario per portare in guerra il Paese a fianco degli Alleati.

 

Nel 1928, avendo il Partito Democratico scelto quale candidato il cattolico Alfred Smith, larga parte dell’elettorato, anche perché naturalmente sobillato dai rivali repubblicani, temette che, se eletto, il ‘papista’ avrebbe governato agli ordini del pontefice romano e del Vaticano.

Smith, non solo invero in ragione di tali rappresentazioni, a novembre, andò incontro a una disfatta epocale.

Un caso particolare, nel quale anche soltanto una lontana ipotesi di un futuro intervento ‘straniero’ contribuì non poco a determinare il risultato.

 

Nulla più fino ad oggi.

E, d’altra parte, quale sicurezza abbiamo relativamente al ‘Russiagate’?

Si arriverà mai in proposito alla verità?

La Russia di Putin è pesantemente intervenuta?

Con quali mezzi?

Con quali risultati?

Si tratta invece di una montatura?

Ripeto, lo sapremo mai?

Mauro della Porta Raffo