Il linguaggio del corpo (mimica, movimenti, postura), per qualche verso la fisiognomica, e i rapporti Unione Europea/Russia/USA

Trieste, 1 aprile 2017
 
Introduzione 
 
Il grande zoologo ed etologo inglese Desmond Morris, interrogato di recente a proposito del (per i più, per i meno avvertiti) sorprendente esito delle elezioni americane, ha parlato della necessità, a suo parere, quando in televisione appaiono i politici, di azzerare l’audio – non badando pertanto a quanto vanno dicendo – e di guardare con attenzione ai loro gesti e movimenti.
In buona sostanza, al linguaggio del corpo largamente inteso.
(E non torna alla mente, in cotal modo ragionando, per qualche verso, quando si tratti specificamente del volto, altresì la fisiognomica come studiata e disciplinata da Aristotele, Giambattista della Porta e Johann Kaspar Lavater, dimenticando ovviamente – per carità – Cesare Lombroso?)
 
Nella temperie, al fine di meglio argomentare riguardo ai possibili indirizzi, ai futuri accadimenti se e in quanto determinati da scelte politiche, dove arriviamo osservando la mimica, i movimenti, la postura dei protagonisti del confronto/scontro in atto tra Unione Europea, Russia e Stati Uniti?
Ammesso (e concesso? con molte perplessità) che l’Unione sia rappresentata da Jean-Claude Juncker, la Russia (indubitabilmente) da Vladimir Putin e l’America (perbacco, per quanto non assolutamente) da Donald Trump…
Visti e considerati gli infiniti problemi relazionali e i decisivi conflitti economici e sociali conseguenti alla semplice coesistenza…
Prevarrà, avrà maggiore voce in capitolo il gaudente buontempone lussemburghese pacche sulle spalle e all’apparenza indubbio amante di ogni libagione?
Prevarrà, avrà maggior peso il deciso, determinatissimo, carismatico lupo russo, capace di osservare con occhio freddo, apparentemente assente, l’interlocutore senza mai battere le ciglia?
Prevarrà, avrà successo il massiccio grizzly americano le cui movenze, appunto non ascoltandone la voce, ispirano in molti (orrore a sinistra e tra gli adoratori del politically correct) simpatia e fiducia come dimostrano i risultati elettorali?
E – domanda da porsi obbligatoriamente – è questo ancora il tempo comunque del compromesso purchessia al quale da tempo infinito nella vecchia Europa ricorriamo procrastinando la ricerca di vere soluzioni ai problemi via via insorti e inevitabilmente incancrenendo la ferita?
Parrebbe di no!
 
Mauro della Porta Raffo