L’orgia del… ‘la stampa ha toppato alla grande’

Passano le ore, passano i giorni.

No: non mi sembra proprio che stia emergendo una analisi per me convincente di ciò che è successo in USA o, meglio, di ciò che sta succedendo.

Lo shock è grande, enorme: ma soprattutto mi sembra che ci sia un rifiuto consolidato a digerirlo.

L’America malata? Forse: ma i veri malati siamo noi, presunti saggi di un’epoca difficilissima e pericolosa, che ci accorgiamo di avere la vista miope, astigmatica e catarattosa…

La frattura fra un mondo ‘umanistico’ (si fa per dire, ma almeno tendenzialmente lo era, ed è il mondo che io apprezzo e per il quale cerco e cercherò di combattere) e un mondo ‘finanziario’, dove alla parola ‘umanesimo’ si è totalmente sostituita la parola ‘finanza’, non poteva essere più eclatante.

Mi viene in mente la ‘Magna Grecia’: nel senso con cui la citava l’avv. Agnelli: un mondo affascinante, bellissimo, ma fatto di tantissime ‘torri d’avorio’ all’interno di ciascuna delle quali alberga un intellettuale che parla solo con se stesso: l’altro ieri è morto Umberto Veronesi che diceva: non fidatevi di quel che sapete: mettetelo sempre in discussione, siate curiosi…; ma anche Steve Jobs, che diceva ‘ siate affamati di novità, di curiosità, di critica impietosa…’

Qui non è la ‘stampa’ che ha toppato: tutti noi, intellettualoni, abbiamo toppato: io non so quanta disistima ricadrà sulle nostre teste, ma sarà tanta e anche molto puzzolente…

Vogliamo chiamarlo un ‘sistema-cultura’ (che non è la ‘cultura’ come la definisce il Devoto-Oli..)?

C’era un campanello d’allarme che in effetti era grande come il campanone di Rovereto: ed era (è) la progressiva e inarrestabile crescita delle diseguaglianze sociali: i ricchi che diventano più ricchi e i poveri che diventano sempre più poveri: non solo: per i primi c’era (e c’è) il rischio/certezza di finire involvolati in una sfera di sordità, di autocompiacimento perfino delittuoso; per i secondi il rischio/certezza di vedere sparire la speranza dell’ascensore sociale, quella che fa pensare a un futuro migliore per i nostri figli.

A ben pensarci, questa considerazione è sempre alla base delle rivolte sociali, anche ipersanguinose: il cosiddetto ‘intellettualone’ lo sa bene: ma la tentazione dello struzzo è terribile, fascinosa, irresistibile…

Nel 1992 ebbi modo di fare il mio ultimo viaggio in USA: ebbi modo di passare da Pittsburgh, da Birmingham, così come da Boston, da Portland (Maine), da Washington e da altre parti degli Stati Uniti: se era del tutto normale avere visioni ordinate, pulite, belle delle città non-industriali, era però altrettanto normale ricevere scenari belli, ordinati delle città industriali: ricordo Pittsburgh che ebbi modo di visitare dopo un tornado, così come Boston che il giorno successivo all’uragano era già linda e pulita come fosse una cittadina svizzera…

Poi, dopo pochi anni, cominciai a ricevere le immagini ‘…alla Detroit’, degne di un grosso declino industriale: non solo: ma degne di una spaventosa iniquità sociale, dove di certo una parte della popolazione americana mostrava di non avere nessuna cura di un’altra parte., tragicamente diseredata…

Case ridotte a catapecchie: mi sorpresi a riflettere sulle bellissime e linde casette di legno degli americani: che però sono il segno di una sorta di povertà, non di ricchezza: perché se non le curi degradano rapide verso la fatiscenza: e in quelle immagini si poteva vedere come rapida sia stata la rovina…

Io quelle visioni non le avrei mai potute immaginare: eppure in un baleno erano diventate realtà.

Da noi la stessa musica: quanto spesso capita di transitare nei pressi di scheletri industriali, testimonianze di una vita accettabile che oggi per molti non c’è più…

E noi, ‘intellettualoni’, quelli che… (alla Jannacci), che cosa abbiamo fatto nel frattempo?

Ci siamo impegnati a riflettere e a cercare di dare contributi costruttivi per uscire da questa tragedia?

Ve lo dico io che cosa abbiamo fatto: abbiamo ‘finto’ di pensare futuro ma ci siamo appiattiti in una attesa (alla siciliana) che l’onda passasse per poter rialzare il capo…

Solo che…

Solo che l’onda tarda a passare e, per quel poco che possiamo vedere, la burrasca è in atto.

Perché Trump alla Casa Bianca vuol dire molte cose: ma in ogni caso vuol dire burrasca.

Se gli operai votano un buzzurro siffatto (poi potrà anche essere il migliore dei presidenti…), uno che non si è mai sporcato le mani con i loro problemi, allora vuol dire che i malati stanno proprio ricusando i loro medici perché non se ne fidano proprio più.

E se Trump floppa (come succederà, e non per colpa sua…), che cosa resterà ai diseredati da fare? E noi, intellettualoni da strapazzo, che cosa aspettiamo per fare il nostro dovere nei confronti della comunità umana che ci ospita e sfama?

Ricorriamo al giochino del ..’ è la colpa della stampa?’

 

Giuseppe Brianza

10 nov 2016

Il Fatto Quotidiano