Donaldo Tromba

A Donaldo Tromba piaceva spararle grosse: fin da bambino non si accontentava delle normali bugie infantili. No, lui raccontava ai compagni di scuola che da grande avrebbe costruito una torre nel centro di Manhattan e l’avrebbe battezzata col suo nome. “Sì, la torre Tromba!” lo canzonavano gli amichetti e lui, imperterrito, si aggiustava il ciuffo e faceva spallucce: “Perché no?”

Verso i 14 anni, scoprì le delizie del sesso. Precocemente, imparò che con le donne valgono regole semplici e immutabili, riassunte nei detti popolari tedeschi sentiti dal nonno, quali: “Donna che ride, mutanda che scende” o “Se vuoi montare, devi millantare”. Millantare gli era sempre riuscito facile, così inanellò una straordinaria serie di conquiste, soprattutto dopo che si sparse la vox populi che sotto sotto Ciuffo (era il suo soprannome) aveva un cavedano (grosso pesce di acqua dolce vagamente a forma di tubo).

Per la maggiore età, suo padre gli affidò un gruzzoletto da amministrare e lui, spavaldo e giocatore di natura, se lo fumò in speculazioni Donchisciottésche. Prova che ti riprova fece fortuna e sposò pure una sciatrice slava bella grossa, come piacevano a lui, perché si sa, le donne sono attratte dagli uomini ricchi come le mosche dalla cacca e lei lo amò dal primo istante dopo la rivelazione del saldo in banca. Donaldo Tromba rispolverò l’ennesimo detto tedesco del nonno: “Le donne sono parassiti sofisticati” e, tra un affare e l’altro, ingravidò la cavallona.

Si potrebbe ridere di lui, o sottovalutarlo, ma sotto sotto eravamo in tanti a invidiargli il gruzzolo e la sciatrice.

Questa notte Ciuffo è diventato l’uomo più potente del mondo.

Io l’avevo previsto e qualcuno di Voi questa mattina si è congratulato per il mio acume politico.

Sarà un caso che anche qui da noi il Presidente del Consiglio sia uno le spara grosse?

Alfredo Tocchi