Juventus: ‘Vecchia Signora’ dei miei stivali!

Prima che a seguito delle note irregolarità la Juventus fosse retrocessa,la società vantava il fatto di non essere mai andata in Serie B. Ecco, nel testo da me all’epoca pubblicato su Gente come in verità erano andate le cose in anni lontani.

“Pennano, Barberis, Arioni, Nevi, Bona, Garlanda, Copasso, Besozzi, Varalda, Poggi, Fiamberti”, questi i cognomi dei componenti la cosiddetta ‘formazione tipo’ messa in campo dalla Juventus nel lontano e dimenticato (vedremo quanto e perché) campionato di calcio di serie A della stagione 1912/1913.

Decisamente – considerati i risultati: fra gli altri, un clamoroso otto a zero subito dal Torino e una sola, striminzita vittoria ottenuta nei confronti del Novara – non molto in gamba, gli undici giocatori or ora citati e le loro riserve sono responsabili di un fatto finora unico nella lunga storia bianconera: con un totale finale di ben tre punti in classifica (!?), ‘meritarono’ sul campo la retrocessione!

Ma come? ci si chiederà.

Non si è sempre detto e ripetuto che assieme all’Inter la squadra torinese è una delle due che, dalla sua fondazione, ha giocato costantemente in serie A?

Fatto è che, arrivati buoni ultimi nel girone piemontese (il campionato 1912/13, vinto dalla Pro Vercelli, vide la partecipazione di un totale di trenta compagini suddivise appunto in gironi e sottogironi; di questi ultimi, tre nell’Italia settentrionale e tre, per la prima volta, in quella meridionale), gli juventini, a regola e considerando il fatto che ciò era previsto dal nuovo regolamento entrato in funzione in coincidenza con l’allargamento alle squadre del centro sud della lotta per lo scudetto, avrebbero dovuto disputare il successivo campionato nella serie inferiore, ma ciò non accadde, si potrebbe oggi affermare, grazie all’intervento di un ‘Luciano Moggi ante litteram’.

Evidentemente da sempre abituati all’inganno (e cosa altrimenti si può dire?), nell’occasione, approfittando del fatto che uno dei loro ex giocatori, già socio fondatore, di nome Umberto Malvano, faceva il bello e il cattivo tempo nella allora assai poco strutturata Federazione Gioco Calcio con sede in Milano, connivente il futuro presidente federale Luigi Bozino, i dirigenti bianconeri, forzando le vigenti disposizioni regolamentari, ottennero che la squadra fosse inserita per il campionato 1913/14 nel girone lombardo!

 

Con la Juve, per salvare la faccia, nello stesso raggruppamento – denominato ad hoc ‘lombardo/piemontese’ – altresì il Novara.

Ecco quindi come e in qual modo una squadra retrocessa sul terreno di gioco è riuscita a restare in serie A non disputando conseguentemente alcuna partita nella serie inferiore che, per la precisione, nel caso, non sarebbe stata la B – ‘creata’ a partire dal campionato 1930/31 – ma la ‘seconda categoria’ .

Ad ulteriore dimostrazione del fatto che il marchingegno era stato studiato e messo in atto forzando leggi e regolamenti e non prendendo neppure in considerazione l’etica sportiva, nel successivo campionato, il famigerato girone ‘lombardo/piemontese’ sparisce.

E’ servito a salvare la società bianconera e, compiuta l’opera, non occorre più!

Potendo ‘vantare’ trascorsi di cotale fatta, passata in mano alla famiglia Agnelli nel 1923, non si sa come la Juventus è riuscita a riproporsi come la squadra d’élite, simile ad una ‘Vecchia Signora’ di gran classe alla quale tutti devono portare rispetto.

Di più, ha fatto sì che di quei lontani accadimenti nessuno conservasse il ricordo, che della retrocessione ma soprattutto dell’imbroglio messo in piedi, per non doverne pagare le conseguenze neppure sul piano morale, nessuno parlasse.

Non è certamente un caso che persino il grande Gianni Brera, nella sua mirabile ‘Storia critica del calcio italiano’, alla triste faccenda non dedichi nemmeno una riga.

In fondo alla graduatoria nel 1912/13, per il vero e per dirla tutta sui suoi ‘gloriosi’ trascorsi, la Juve era anche arrivata ultima nel proprio girone nel torneo 1910/11, ma all’epoca, non essendo ancora prevista la relegazione in una categoria inferiore, se l’era cavata senza dover mettere in atto inganno alcuno.

Considerati i non certamente edificanti, rammentati trascorsi, qualcuno, guardando al presente, potrebbe a ragione dire che non altro ci si poteva aspettare da una compagine che dagli inizi ha fatto delle ‘pastette’, della manipolazione degli arbitri e delle forzature regolamentari la sua ragion d’essere.

Anni orsono, ragionando in merito ai diversissimi risultati ottenuti dai bianconeri in campionato e nelle coppe europee, inviai al direttore di un famoso quotidiano un breve articolo nel quale mettevo in evidenza il fatto che nel mentre, in percentuale, i torinesi in Italia vincono il trenta per cento circa degli scudetti, a livello europeo la percentuale di successi era infinitamente inferiore (quanto la Juve, che ottenne la prima Coppa Campioni all’Heysel, in un clima terribile, e la seconda ai rigori giocando la finale in Italia, hanno vinto squadre assolutamente ‘minori’ ed obliate quali, per esempio, il Nottingham Forrest!).

L’articolo non fu pubblicato e quel direttore mi rispose: “Vuoi forse farmi licenziare?”

Allora, pensai ad una boutade.

Oggi, non più!

Mauro della Porta Raffo