Un film e una vita: ‘Betty Blue’ una magnifica, dolente pagina a firma Pietro Berra

Un giorno, parlando di film, mi confidò, con fare civettuolo, che a un corso di aggiornamento a Roma, due funzionari dell’aeroporto di Linate l’avevano invitata al cinema con la scusa che assomigliava alla protagonista della pellicola in cartellone. L’attrice era Beatrice Dalle, conturbante e trasgressiva.

Il titolo del film non lo ricordava, ma, considerando che l’aneddoto risaliva a dieci anni prima che io la conoscessi, bastò una breve ricerca in Internet per dedurre che si trattasse di ‘Betty Blue’.

Anno di produzione 1986, con tanto di candidatura agli Oscar dell’87 come miglior film straniero.

Regia di Jean-Jacques Beineix.

Presi l’abitudine, ogni volta che entravo in una videoteca, di scartabellare sotto la lettera B.

Per mesi la ricerca non diede frutti, finché in un megastore di Milano lo trovai.

Tra i dvd in offerta a nove euro e novanta, per giunta.

Nello stesso cestone c’era ‘Nathalie’, con Emmanuelle Beart, che secondo me le assomigliava molto più della Dalle.

Li comprai entrambi e tornai a casa trionfante.

Pensavo che avrebbe apprezzato l’allusivo omaggio alla sua particolare bellezza.

Invece non li degnò di uno sguardo e a me ne rivolse uno misto di rabbia e commiserazione.

Per lei ormai il cinema non esisteva più, come tante altre cose belle della vita: viveva in una sorta di tenebra e, quando diventava buio anche fuori, scappava nei letti a castello dei bambini e si addormentava abbracciata al più piccolo.

Come se non potesse sopportare che la notte esterna si sommasse a quella che dentro le si faceva ogni giorno più scura.

Mi rassegnai a guardare ‘Nathalie’ da solo, una delle tante sere in cui mi ritrovai ad attenderla invano.

Ma per ‘Betty Blue’ decisi di aspettarla.

Già, perché poi all’epoca aveva rifiutato l’invito dei due funzionari di Linate: le aveva dato un brivido più che sufficiente immaginare che quei ragazzi la desiderassero.

Non avrei mai pensato di vedere da solo anche ‘Betty Blue’.

E non c’erano nemmeno più lei e i bambini a dormire nell’altra stanza.

Nel giro di un mese era crollato tutto quello che avevamo costruito con amore fatica nel corso di anni e anni.

Com’era stato possibile?

Mi aiutò a capirlo proprio ‘Betty Blue’, una ragazza capace di un amore totale e sfrenato, ma la cui caratteristica dominante non è l’erotismo debordante e provocatorio, non è la dedizione al fidanzato e al suo romanzo chiuso nel cassetto, non è nemmeno la sfida continua agli schemi e ai compromessi che il vivere civile spesso impone.

Su tutto questo prevale una folle ricerca di qualcosa che le manca, che non sa che cosa sia e che la porta a distruggere tutto ciò che ha, compreso il figlio che porta in grembo.

E’ l’incarnazione degli eterni opposti, Eros e Thanatos.

I due funzionari di Linate erano riusciti a cogliere tutto questo in lei, frequentandola solo per pochi giorni?

Forse erano due angeli… sogno, riguardando ‘Betty Blue’.

Pietro Berra