Due donne e un tramonto

Della prima ignoriamo soltanto il nome.

Ma ne conosciamo, o meglio possiamo dedurre, l’età: è una donzelletta, quindi non una donzella, il che significa che deve avere meno di vent’anni, diciamo sedici o diciassette, ed è dunque una ragazza appena uscita dalla pubertà, non ancora matura ma già non priva di una certa civetteria.

Infatti si ripromette di adornarsi per il giorno festivo il petto e il crine con quelle rose e viole che ha raccolto in mazzolino nella campagna da cui rientra la sera del sabato.

Ma durante la giornata ha anche lavorato e ora porta con sé il fascio d’erbe che ha raccolto con i suoi.

Probabilmente sono stati i suoi genitori, che ancora si attardano in campagna per le ultime incombenze, ad averla incaricata di portare a casa quel fascio d’erbe: verdure per le insalate, e   forse “odori” per la cucina.

Dopo tutto il giorno seguente, domenica, si cucinerà un piatto un po’ più elaborato della solita minestra di cavoli e quelle erbe serviranno per preparare un pasto almeno più saporito.

Perché è evidente che la donzelletta fa parte di una famiglia di onesti contadini.

È una brava ragazza, domani mattina andrà a passeggio nella strada principale assieme a qualche amica, con addosso il vestito dei giorni festivi su cui quelle rose e viole saranno come dei modesti monili; ma è ancora troppo giovane per partecipare la sera alle danze, a questa stessa ora dovrà essere rientrata a casa: per andare al ballo dovrà aspettare ancora un pajo d’anni. I genitori sono molto severi e lei stessa non si sognerebbe nemmeno di anticipare quel momento fatidico che segnerà il suo ingresso nella “società “ del villaggio.

Il suo rientro dalla campagna avviene come abbiamo notato “in sul calar del sole”.

La medesima ora , guarda caso, in cui un’altra donna si accinge ad uscire dal villaggio per recarsi in campagna, appunto “quando il sole tramonterà”.

Di lei invece conosciamo il nome ma ufficialmente null’altro: si tratta di una certa Marianna.

Non sappiamo se incontrandosi lì, all’uscita del villaggio, la donzelletta e la Marianna si salutino.

Certo si conoscono almeno di vista.

Ma sono alquanto diverse, a cominciare dall’età.

Marianna è “la Marianna”, il che fa pensare anzitutto che sia una donna fatta.

Non è però né la “signora” Marianna – nel villaggio forse non ci sono molte “signore” – né “donna” Marianna, come sono chiamate le donne del popolo e le mogli dei pezzi grossi, presidenti o primi ministri (ma per queste ultime la parola va scritta con la majuscola).

È “la” Marianna.

Già questo deve metterci in sospetto.

Ma c’è ben altro: quando le ragazze per bene – e tra pochi minuti anche i loro genitori ed i loro fratelli – rientrano dal lavoro campestre per il meritato risposo in attesa del dì di festa – lei esce dal villaggio e “la va in campagna”.

Da sola.

Vi sembra questa l’ora in cui, sotto le ombre incombenti, una donna vada da sola in campagna?

E che cosa va a fare a quell’ora?

Non certo a cogliere rose e viole o altri fiori utili per ornarsi il giorno dopo.

Essa alla sua età dovrebbe avere altri monili ben più preziosi; né certo va a cercare delle erbe di cui fare un fascio.

Al bujo, poi!

C’è un altro elemento degno di attenzione: nessuno sa esattamente quanto tempo la Marianna si tratterà in campagna. “Chissà quando, chissà quando ritornerà”.

La stessa ripetizione delle parole induce a pensare che il ritorno non avverrà molto presto: si può dire con una certa sicurezza che essa si tratterà almeno per tutta la notte.

E qui torna il sospetto: è vero, esce da sola ma una volta giunta in quella sua destinazione sconosciuta e misteriosa resterà sempre sola?

È improbabile; è chiaro invece che qualcuno la attende.

Ma dove?

Forse in una casa colonica abbandonata che lei deve conoscere bene.

Ma perché non vi si è recata prima, in pieno giorno, quando poteva fingere di andare a svolgere qualche lavoro, come tanti altri?

Intendiamoci, non vogliamo impancarci a moralisti e giudicare i costumi della Marianna o di chiunque altro, né vogliamo paragonare il suo comportamento a quello – esemplare bisogna dirlo – della donzelletta.

Ma perché tanti misteri?

Perché non proclamare di fronte a tutti la sua tresca?

Oltre tutto supponiamo che la Marianna sia una donna libera che non deve troppo preoccuparsi di ciò che dirà la gente, né la vecchierella che “novellando vien del suo buon tempo” (lasciamo perdere: di quel buon tempo non sappiamo né vogliamo sapere nulla) né tutti gli altri abitanti del villaggio, compreso “Il zappatore”, “il legnajol” ed i garzoncelli scherzosi.

A meno che la spiegazione delle stranezze a cui la Marianna fa assistere tutti coloro che la conoscono non si trovi in una delle ultime strofe di quella che possiamo ben chiamare la sua epopea.

Essa dice testualmente: “L’amor si fa con tutte le ragazze, ma state attenti a quelle un poco pazze”.

Sarebbe stato dunque il suo drudo, quel misterioso amante campagnolo, ad imporle la massima riservatezza sul loro rapporto per potere poi al momento opportuno sbarazzarsi dell’imbarazzante legame con una donna oltre tutto non del tutto in possesso del ben dell’intelletto.

La Marianna avrebbe dimostrato in questo caso oltre ad una inutile discrezione (visto che essa non sarebbe servita a nulla, perché tutti hanno capito il perchè delle sue manovre serotine) anche un’incredibile ingenuità.

Alberto Indelicato