Il controllo dell’uso dell’arma atomica nel 1945

La necessità di controllare l’uso dell’arma atomica dopo Hiroshima e Nagasaki secondo Harry Truman con specifico riferimento all’URSS

Ottobre 1945, il presidente Harry Truman riferisce al Congresso sulla questione atomica.

Come ognun sa, il 6 e il 9 agosto precedenti due bombe nucleari erano state sganciate successivamente sulle città nipponiche di Hiroshima e di Nagasaki con gli esiti ben noti.

Il dibattito in corso da tempo – da prima del lancio – negli Stati Uniti verteva in particolare su due temi connessi che espliciterò in forma di domanda.

Fin quando gli USA avrebbero mantenuto il monopolio dell’arma?

Quali le relazioni con l’Unione Sovietica al riguardo?

Il segretario di Stato James Byrnes rappresentava nell’amministrazione coloro che ritenevano che per almeno sette/dieci anni nessun’altra nazione sarebbe riuscita ad armarsi nuclearmente.

In tale prospettiva, da un supposto stato di superiorità USA negli armamenti per un lasso di tempo di un qualche respiro, il confronto diplomatico con l’URS poteva avere caratteristiche di fermezza e una qualche rigidità.

Di parere opposto, soprattutto, il suo vice Dean Acheson, convinto che i segreti relativi alla bomba non potessero essere conservati a lungo e che occorresse far capire ai sovietici che il mantenimento di quegli stessi segreti non era in specie rivolto verso di loro.

E’ in tale temperie che, come detto, il presidente Truman, sul tema, interviene al Congresso.

Dopo avere rivelato che le conoscenze teoriche concernenti il nucleare e la costruzione della bomba erano oramai largamente note e che per conseguenza fosse logico prevedere che entro non molto tempo altre nazioni sarebbero entrate in possesso di quella micidiale arma, il successore del secondo Roosevelt, affermando che era indispensabile fermare una corsa incontrollata a quel tipo di armamenti, sosteneva che gli USA dovessero tendere ad, operare per, un accordo internazionale che vietasse per il futuro l’uso del nucleare in campo militare.

Annunciava, quindi, in tale prospettiva, l’inizio di una serie di discussioni diplomatiche dapprima con la Gran Bretagna e il Canada e subito dopo con tutti gli altri Paesi.

Ecco, quindi, che per volere del presidente, l’America in merito si apriva al negoziato.

Mauro della Porta Raffo