I russi in America

Oramai qualche tempo fa, commentando le idee espresse dal turbolento uomo politico russo Vladimir Zhirinovski per un ritorno del suo Paese ai confini della massima espansione – aveva costui addirittura scritto nel suo programma: “Tutte le terre un tempo possedute devono tornare a far parte della Russia” – l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton disse che sperava che Zhirinovski “non pretendesse anche la restituzione dell’Alaska in tempi brevi”, facendo così riferimento al fatto che quello che è oggi il cinquantesimo Stato dell’Unione fu acquistato dagli USA, per una contrastatissima iniziativa del segretario di Stato dell’epoca William Seward, nel 1867, al prezzo di sette milioni e duecentomila dollari, proprio dall’allora Stato zarista.

Si può, forse, scherzare sull’Alaska, ma che avrebbe detto Clinton se a Zhirinovski fosse tornato per caso alla mente il nome di Nicola Petrovic Rezanov?

Chi era costui è presto detto.

Boiardo e consigliere personale dello zar Nicola, Rezanov, nel 1806, al comando del tre alberi Giunone della flotta imperiale, attraccò sulla costa californiana dalle parti di Yerba Buena, con il segreto incarico di studiare una possibile conquista del territorio allora governato da una lontanissima e svogliata Spagna e di lasciare, comunque, un insediamento.

Naturalmente, il vero scopo della missione era mascherato dal classico, per una nave russa di quei tempi, trasporto di pellicce per il commercio con le locali guarnigioni.

Proprio in occasione della visita al forte di Yerba Buena, il boiardo, allora quarantacinquenne, rimase folgorato dalla bellissima, quindicenne figlia del comandante (per la storia, Concha Arguelle y Morreaga, detta Conchita) e, dopo una serrata corte, con il consenso di lei, la chiese in sposa allo stupefatto padre.

Vista la giovanissima età della promessa, quest’ultimo, nella speranza di non inimicarsi il boiardo e di evitare comunque il matrimonio, calcando la mano sul fatto che Rezanov era, in quanto russo, uno scismatico, gli diede il consenso a due condizioni: che si facesse cattolico e che ottenesse l’assenso al matrimonio personalmente dall’allora re di Spagna, Carlo IV, a Madrid.

Senza frapporre indugio, il nostro partì per la lontanissima Spagna.

Riattraversò l’oceano Pacifico e si lanciò alla conquista della Siberia su velocissime slitte trainate da cani.

Purtroppo per lui, per Conchita e per la Russia, il suo ardore fu stroncato da una congestione che lo colse alle porte di Irkutsk e così la bella spagnola, disperata, si ritirò in convento e di lei non si seppe più nulla.

Per quanto Rezanov avesse un animo evidentemente troppo debole per un conquistatore, comunque, prima di ripartire dalla California, aveva provveduto a lasciarvi il previsto insediamento che continuò ad esistere fino a quando, nel 1841, gli ultimi ex marinai dello zar sopravvissuti, convintisi di essere ormai stati dimenticati, se ne tornarono anch’essi in patria.

Una traccia di quella loro presenza, peraltro, rimane ed è il nome dato allora ad una delle colline su cui, poi, sorgerà San Francisco, che si chiama, appunto, Russian Hill.

 

Peraltro e per la storia, il primo insediamento russo in America si ebbe nell’isola di Kodiak, nota soprattutto per avere dato il nome, ‘orso Kodiak’, al più grosso orso bruno vivente (può superare i tre metri di altezza), isola che fiancheggia parte della penisola alaskana.

Mauro della Porta Raffo