Un’avventura sconosciuta di Pinocchio

Ci si interroga tra gi studiosi su quali furono le ragioni per cui Carlo Lorenzini non incluse nel libro cui deve la sua fama il seguente capitolo, la cui bozza è stata ritrovata ora tra le sue carte.

“Lucignolo in realtà era buono, buonissimo.

Avrebbe desiderato che tutti i bambini del mondo vivessero nel suo paese di Bengodi, detto anche dei Balocchi, ragione per cui ogni tanto andava a fare un giretto per il nostro mondo, vestito molto elegantemente, inforcando una bella bicicletta lucente e portando sulle spalle una gerla colma di giocattoli antichi e moderni: trenini, telefoni cellulari, automobiline con la batteria, bambole parlanti e chi più ne ha più ne metta, come materiale di pubblicità.

Fu così che un giorno passò sotto la casa in cui Pinocchio, un po’ perché aveva deciso di mettere la testa a partito un po’ perché Geppetto aveva chiuso a chiave l’uscio, stava leggendo l’abbecedario.

Era giunto alla lettera “i” e sillabava: idiota, illogico, immigrazione, islàm… quando udì l’allegro scampanellare della bicicletta di Lucignolo.

Si affacciò al balcone e rimase incantato di fronte a tutto quel bendidio.

“Dove vai?”, chiese.

“Vado dove tutti possono andare sol che lo vogliano, per divertirsi e fare la vita del michelaccio, tanto a nutrirci e rivestirci ci pensa il sindaco di Bengodi”.

“Che bello, esclamò Pinocchio, e posso venire anch’io?”

“Certo, tutti possono venire, noi siamo per l’accoglienza”, rispose Lucignolo che, come abbiamo detto, era molto buono.

Pinocchio fece osservare che non poteva uscire, perché Geppetto era andato via ed aveva chiuso la porta a doppia mandata.

“E che”, ribatté Lucignolo, “avresti paura a saltare dal balcone?”.

“Sono tre piani e temo di farmi male”, piagnucolò quel fifone di Pinocchio.

“Non preoccuparti, sono qua sotto ed eventualmente ti prenderei al volo”, lo rassicurò con una bella risata Lucignolo che, se non era molto robusto né molto agile,   aveva un cuore d’oro.

Pinocchio chiuse gli occhi e si buttò nel vuoto…”

 

Qua finiva l’abbozzo del capitolo di Collodi, ma sono state ritrovate due pagine contenenti la possibili conclusioni.

Nella prima si racconta come Pinocchio, giunto a Bengodi scoprì che i balocchi erano terminati e che il sindaco era stato arrestato per sospetti di voto di scambio (aveva regalato dei balocchi ad alcuni dei suoi elettori di età più che matura).

Egli per vivere fu costretto perciò a raccogliere pomodori quattordici ore al giorno ed anzi talvolta anche a vendere borse per signora griffate ma false o addirittura droga per conto di un boss locale.

Nella seconda che il salto fu purtroppo sfortunato.

Le due possibili conclusioni terminano tuttavia con la stessa frase: “Lucignolo fu molto contento e si vantò sempre di aver compiuto una buona azione: ‘È l’intenzione che conta’, soleva dire.

Come dargli torto?

Sarà per il fatto che l’autore non avesse deciso quale delle due soluzioni scegliere per quel suo capitolo che egli lo omise dal suo capolavoro, pur così pieno di insegnamenti per piccini e meno piccini?

Alberto Indelicato