‘Hic sunt leones’.
Usata o meno che realmente fosse nella antichità, questa, nel nostro immaginario, la frase incisa nelle carte geografiche romane ad indicare le terre africane collocate più a Sud rispetto a quelle costiere mediterranee da sempre conosciute.
Al proposito, soprattutto, ignorando, si favoleggiava.
Poi, verso il 1530, ecco apparire, pubblicata a Venezia, la ‘Cosmographia de Affrica’, titolo latino de la ‘Descrizione dell’Africa’.
L’opera, conservata sia nell’edizione in lingua italiana che in quella francese, appunto descrive il Continente Nero rappresentando usi, costumi, istituzioni, città è leggende dei Paesi che l’autore aveva, lungamente viaggiando, conosciuto.
Scritta per soddisfare i desideri del papa Leone X, un Medici, la ‘Cosmographia de Affrica’ è firmata da Hassan al-Wazzan, noto come ‘Leone l’Africano’.
Aveva costui diretta conoscenza dei luoghi narrati per l’attività svolta di diplomatico e viaggiatore in quelle bande nel periodo precedente il suo avventuroso arrivo in Italia.
Si avrà allora in cotal modo più concreta, anche se riservata a pochi, notizia di una storia – quella africana – invero ancora (e forse più) ai nostri giorni trascurata e per conseguenza sconosciuta.
Si parlerà, per dire, dell’Impero di Gao (uno dei non pochi Imperi locali durati secoli), del favoleggiato Regno Di Timbuktu…
L’Affrica, prima che perdesse una delle due effe.
Mauro della Porta Raffo