Siamo abituati.
Da lungo tempo, alle Olimpiadi come nei Campionati Mondiali di Atletica, in specie nei tremila siepi ma altresì nelle distanze piane superiori, i keniani vincono frequentemente.
Nei citati tremila siepi capita di sovente che occupino la maggior parte se non tutti i gradini del podio.
Ebbene, edizione di Tokyo 1964 compresa, mai un corridore dell’ex colonia inglese aveva riportato una medaglia d’oro a questi livelli.
Apripista – vocabolo perfetto al riguardo – fu Naftali Temu, primo bei diecimila ai Giochi di Città del Messico 1968.
Finisseur di classe, sconfisse i competitori con una volata conclusiva imparabile.
Da allora, mille i keniani (di differenti etnie, anche se i Kalenjin degli altipiani sono i più forti) vittoriosi o medagliati.
Certo, il loro Paese era uscito solo dal dicembre 1963 dal regime coloniale ma, con ogni probabilità, non sapevano di essere resistenti e capaci come pochi nella corsa sulle lunghe distanze.
Temu fu l’apripista.
Mauro della Porta Raffo