28 luglio 1980
Verso sera.
In nave.
Di ritorno da Ventotene a Terracina.
Là, quasi a prua, un ragazzo.
Ascolta la radio.
Un apparecchio enorme, a pieno volume come detta la moda.
Ci avviciniamo ed è incredibilmente il momento giusto.
Cronaca da Mosca, Olimpiadi.
Finale dei 200 metri piani maschili.
C’è Pietro Mennea.
Lo starter chiama.
Sentiamo lo sparo.
Maledizione: parte piano, informa il cronista con aria affranta dandolo già per spacciato.
Lo scozzese Allan Wells, un armadio, vola verso il traguardo.
Il giamaicano Don Quarrie gli va dietro.
So bene che il finale della nostra ‘freccia’ è travolgente ma, per come va, non penso possa più vincere.
Magari una medaglia.
Il bronzo?
Non quella d’oro.
Uomo di poca fede!
Nei venti metri finali Pietro spazza via Wells, Quarrie e compagnia cantante.
Vince a braccia alzate.
È primo.
Una corsa di venti secondi.
Per noi, un’eternità.
Ci guardiamo l’un l’altro, compiaciuti.
Davvero bella, la giornata.
Mauro della Porta raffo