Lontana, l’Australia

Primi anni Settanta del Novecento.

Un forte tennista ceco (allora, cecoslovacco) di nome Jan Kodes.

Vince tre prove del Grande Slam e arriva a disputare, perdendole, altre due finali.

Sulla terra rossa del Roland Garros parigino, trionfa nel 1970 e nel 1971.

Sull’erba di Wimbledon, si impone nel 1973.

Arriva – ed esce battuto dal campo – alla partita conclusiva a New York sia nel 1971 che nel 1973.

Sull’erba, perché allora il torneo nuovaiorchese si giocava su quella superficie al West Side Tennis Club di Forest Hills.

E il Campionato Australiano?

La quarta prova del mitico, leggendario Grande Slam?

Mai disputata dal campione ceco.

Mai.

E a ben guardare, solo negli ultimi decenni tutti i più grandi tennisti si sono portati nel Nuovissimo Continente per confrontarsi.

Troppo lungo, in specie in tempi lontani, il viaggio.

Si favoleggia addirittura di passaggi marittimi di quarantacinque giorni dall’Europa nei primissimi anni Venti.

Fondato nel 1905 quanto al singolare e al doppio maschili e nel 1922 quanto al singolo e ai doppi femminili e misti, il torneo vede pertanto iscritti nell’albo d’oro pochissimi non australiani (e però, subito, due volte – 1906 e 1909 – un fortissimo neozelandese, Anthony ‘Tony’ Frederick Wilding, un gentiluomo che successivamente, dal 1910 al 1913, si imporrà in quattro occasioni a Wimbledon salvo dipoi morire al fronte nel 1915) fino al secondo dopo guerra.

Aggiungo che il primo non angloamericano capace di sbancare (non solo di sbarcare come altri prima) colà fu il francese Jean Borotra, uno dei famosissimi ‘quattro moschettieri’.

 

Tra le signore, impossibile non ricordare l’americana Doris Hart, prima non australiana a vincere il doppio misto nel 1949 e l’anno dopo il singolare.

Ma, come si vede, siamo già al dopo Seconda Guerra Mondiale.

Sapete bene che il Grande Slam puro (quello realizzato in un solo anno solare vincendo appunto in Australia, poi al Roland Garros, dopo ancora a Wimbledon e da ultimo a New York) nacque nel 1933, quando il ‘canguro’ Jack Crawford arrivò nella Grande Mela avendo riportato i tre tornei precedenti.

Fu allora che i giornalisti locali, prendendo in prestito l’espressione dal bridge e senza supporre che ‘il gioco dai gesti bianchi’ se ne sarebbe appropriato, scrissero che se Jack avesse conquistato quell’ultima coppa avrebbe messo a segno, appunto, il Grande Slam.

Purtroppo, Crawford perse nella circostanza proprio la finale e il sogno per lui svanì.

Era, comunque e come detto australiano.

Sarà l’americano Don Budge nel successivo 1938 a portare a termine la sfida.

Non il primo tennista USA a vincere in Australia (era stato preceduto addirittura nel 1907 da Fred Alexander), ma il primo gentiluomo che essendosi sobbarcato il giro del mondo sarà in cotal modo ricompensato.

 

Nel riferirmi ai giocatori, ho scritto spesso ‘gentiluomo’.

Lo erano anche perché tutti assolutamente dilettanti essendo il tennis ufficiale a loro riservato fino al 1968.

Mauro della Porta Raffo