L’importante era ed è perdere!

Ricordo quando si faceva politica per perdere.

Ricordo Giovanni Malagodi nello studio in via Frattina a Roma e il senatore Bozzi che entrava e parlando gli spostava gli animaletti di vetro religiosamente collocati in un ben preciso ordine sul ripiano di un mobile facendolo impazzire di rabbia repressa.

Ricordo Emilio Pucci, Manlio Brosio, Luigi Durand de la Penne, Edgardo Sogno, la crème de la crème, insieme a congresso, eleganti, uniti e solitari, diversi.

Ricordo Piero Chiara nei locali del partito di via Bernascone a Varese, là, in fondo al lungo corridoio, pronto ad alzarsi dalla poltrona al mio apparire e a prendere il mazzo di carte per la scopa d’assi.

Ricordo, ancora in via Bernascone, Bruno Lauzi, sul vecchio scassatissimo divano che dal nulla estraeva sulle corde della chitarra ‘Il poeta’.

Ricordo il vecchio Partito Liberale Italiano, il PLI.

Ricordo con quale preoccupazione si prendeva atto dei risultati elettorali se positivi: dove avevamo sbagliato?

Ricordo il sotteso, nascosto e insieme esibito, almeno tra noi (tra quelli che ‘sapevano’), compiacimento se sconfitti.

E allorquando, nel 2011, per divertimento, per tornare ad antiche sensazioni, per potere ancora una volta dire e fare quel che mi pareva, mi sono candidato alla poltrona di sindaco di Varese e ho catturato poco più del due e mezzo per cento dei suffragi, ricordando, ho gioito, ho davvero gioito.

Avessi vinto, avessi avuto largo seguito, avrei tradito l’antico e mai espresso insegnamento: se hai ragione, se dici il giusto non puoi che soccombere.

Solo perdendo si dimostra di essere i migliori!

Mauro della Porta Raffo