Siamo tutti Cristoforo Colombo

Siamo tutti Cristoforo Colombo.

Ogni giorno una scoperta dell’America.

Saranno anche Uniti quegli Stati lì ma poi arriva la sorpresa, dal cilindro del prestigiatore esce un coniglio che si chiama Donald e una parte applaude, l’altra carica i fucili, cow boys contro indiani, ci risiamo.

Molto fermento, molte opinioni, moltissimi “iolavevodettoprima”, mai vista tanta passione per uno/a che sta dall’altra parte dell’Oceano, cioè per noi, roba da film e fiction diurne, pomeridiane, notturne.

Che altro è l’America, davvero?

Qualcosa di lontanissimo, come il Vietnam per i marines ma presente quotidianamente, dalla Coca Cola in giù.

E le ultime elezioni sono state, per qualcuno, erezioni, cioè la voglia di erigersi a docenti, opinion maker (o macer), ancor man (o rancor man), depositari dell’ovvio, del tutto, del nulla ma parolai, parlanti, parlatori, cocoricò, presentissimi dovunque e comunque, radio, tv, giornali, siti vari, tweet e affini.

Trump è stata una buona occasione per farsi conoscere e riconoscere. Anche monsieur Juncker, con quella faccia da Equitalia, ha detto che l’Europa dovrà aspettare due anni per avere una relazione con il neoeletto.

L’Europa?

E che cosa è l’Europa per Juncker?

Come era l’Italia per il signor Metternich, dunque un’ipotesi geografica.

Oppure una squadraccia di banche e di banchieri che si occupano ma non si preoccupano di noi altri.

Donald Trump ha tutto per farsi odiare o rendersi antipatico.

Ok.

Ma perché un capo di Stato dovrebbe essere simpatico?

Forse lo è Hollande?

Forse Mattarella?

Forse frau Merkel e la sua truppa?

Forse Putin?

O preferiscono la famiglia del Mulino Bianco, sorry di colore, come quella che per otto anni ha occupato la Casa appunto Bianca?

Contano i fatti e non le facce, conta la politica e non la propaganda. I giornali e le televisioni sono state discariche di pensieri e parole da ogni dove, il vulcano Trump con la sua lava di colore arancione ha travolto le belle gioie che stavano comodamente sedute in qualche hotel, i famosi corrispondenti, o passeggiando tra la Quinta e il resto ella Grande Mela, spacciando di conoscere l’America, parlandone e scrivendone come fossero degli Hemingway, perdendo di vista la realtà del marciapiede, delle latrine, dei porti.

E’ diventato un bel mestiere quello dei comunicatori che sembrano sempre più predicatori, con una loro dottrina speciale e specifica, figlio di un Dio maggiore, duri e puri sull’etica sociale, magari scrivendo su fogli di proprietà di avvistati di garanzia o già condannati per reati seri, gravi, omicidi.

E’ la stampa, bellezza.

E’ la facilità non di pensiero ma di parola, è sparlare e non parlare, è mettere già il solito repertorio di frasi, politicamente corrette ma umanamente scorrette.

Trump è il diavolo fatto uomo o roba del genere, Hillary la Madonna mandata al rogo dai nuovi fasci d’America, il maccartismo si riaffaccia, la pancia ha avuto il sopravvento sul cervello.

Ma quale pancia?

E poi chi ha detto che il cervello funzioni sempre?

Che proprio certi cervelli siano tossici, intossicati da filosofie sbagliate, prevenute mentre la pancia dice la verità, sempre, e la macina e la espelle.

Dunque calma, dunque cari signori De Niro, Springsteen, Lady Gaga e Madonna e altri in concerto, dovete farvene una ragione, una grandissima fetta dei vostri  uditori, clienti, fans, ha votato per quell’altro, ha bocciato la Vostra Icona, ha rispedito al mittente il messaggio.

Escludo che qualcuno di Voi decida davvero di emigrare, come ha detto ad esempio De Niro.

Vuole venire in Italia da Renzi e mafia capitale?

Si accomodi.

Così anche gli altri scriventi e parlanti, giornalisti prima di tutti, che sputano veleni e lanciano sassi contro le vetrine.

Possono scegliere un altro lido, una terra amica, il Venezuela ad esempio, o ancora Cuba o città del Vaticano dove Franciscus accoglie chiunque si consideri vittima di violenze.

Domani è un altro giorno, lo diceva una certa Scarlett, per noi Rossella, ed era americana.

Il film si intitolava Via col vento.

Viste certe facce correggerei con Via col mento.

Tony Damascelli