The Beach Boys

Dalla California, la storia e la leggenda della più importante band d’America

La California ha dapprima assunto un indescrivibile fascino ed una singolare importanza negli Stati Uniti d’America all’epoca della famosa Febbre dell’Oro, The California Gold Rush, dal 1848 al 1858 a cui vanno in seguito aggiunte e sommate soprattutto, la Hollywood capitale dell’industria cinematografica, Beverly Hills, il regno delle sue stelle, la gioiosa e giocosa Disneyland, Los Angeles e la futura psichedelica e magica San Francisco. Tutto ciò ci rende partecipi e proiettati nella profonda e meravigliosa west-coast.

Quando allo sbocciare degli anni ’60 i Beach Boys imposero la loro musica ed un sound fortemente caratterizzato e legato ad una certa immagine e al più spensierato ed esuberante modo di vivere della California, erano sicuramente i precursori e gli iniziatori di una vitalissima scena musicale della west-coast che nel giro di pochissimi anni sarà ricca, variegata, variopinta ed originale.

I Beach Boys erano radicati in questo fertile e cangiante terreno musicale ed in particolare si misuravano e si confrontavano con quella che già allora era una consolidata tradizione di vocalità di gruppo, di armonie canore da quartetto o quintetto, sia sul versante nero (gruppi di colore) popolaresco e umoristico, sia su quello bianco più sofisticato inaugurato intorno agli anni ’40 dai Six Hits and A Miss (sei cantanti ed una cantante per un gruppo swing formato a Los Angeles nel 1936) e dai fortunati Pied Pipers (quartetto nato nel 1938 in California) che vantavano nelle loro fila la californiana Jo Elizabeth Stafford, una bianca dalla voce nera, loro vero punto di forza.

La leggenda dei Beach Boys, è la storia di una estate infinita, la cosiddetta endless summer. Una delle caratteristiche più lampanti nella mitica e magica musica dei Beach Boys è stata la loro continuità e la perspicacia nello sviluppo dei temi quasi sempre invariati dei loro testi che hanno identificato intere generazioni con il sogno costante della California, questo autentico paradiso terrestre, l’eterna terra promessa, entrata già di diritto nella leggenda. Le loro canzoni per diverso tempo e per anni hanno cullato e celebrato luoghi paradisiaci, la musica surf, il divertimento, le smanie di indipendenza dei giovani di allora, le corse in macchina, i drive-in, il mare, l’oceano, la spiaggia, lo sport del surf, il sole, le bellissime fanciulle, la voglia di vivere e divertirsi, usciti semmai dagli anni ’50, dalla caccia alle streghe e dal periodo del cosiddetto maccartismo. Per il suo clima incredibilmente mite, la California costituisce da subito, dai primi anni ’60 il mito, il sogno dell’americano medio, ma per la generazione emergente la favola ha ancora d’iniziare, lo sarà con Brian Wilson e i Beach Boys, la band più importante e duratura d’America. I Beach Boys hanno creato e definito il cosiddetto California sound, la west-coast music, una musica meravigliosa che ci sta ancora accompagnando da oltre 50 anni!

Brian Wilson a partire dal 1961 trova la giusta combinazione, la giusta armonia tra voci e strumenti. S’ispira con perizia e fortuna sviluppando e perfezionando con classe e rara elegante musicalità lo stile dei kentoniani Four Freshmen, un quartetto bianco dell’Indiana già in auge negli anni ’40. E così ai confini tra jazz e pop, Brian Wilson crea i Beach Boys, tre fratelli, un cugino e un amico d’infanzia che cantano divinamente in un gioco armonico in cui la voce solista fa anche da maestro del falsetto e del vibrato strumentale cantando la parte più alta di ciascun brano. Brian scrive le partiture vocali ed anche strumentali per tutti loro, confermando di essere un piccolo genio assoluto. Il talento e la versatilità di Brian Wilson si estende al quintetto in cui ciascuno è solista o parte integrante della melodia cantata. L’arte vocale ideata da Brian Wilson e dai suoi Beach Boys è sicuramente ispirata a gruppi come i Four Freshmen, The Ad Libs, un quintetto di colore di Bayonne, New Jersey (The boy from New York City degli Ad Libs, pubblicata nel Dicembre 1964 e nelle classifiche nel Marzo del 1965 ha sicuramente ispirato Brian Wilson per la sua Good Vibrations), dai Mel-Tones di Mel Tormé ( in chiave jazzistica), dagli Orioles, gli Spaniels, i Flamingos e soprattutto gli Hi-Lo’s di Gene Puerling Clark Burroughs, Bob Strasen e Bob Morse, un innovativo quartetto a-cappella, di doo-wop, jazz e pop bianco che si è formato nel 1953 ed è celebre negli anni ’50 e ’60.

Brian Wilson e il cugino Mike Love si appassionano a certe melodie pop, in particolar modo alle canzoni e alle voci degli Everly Brothers e dei già citati Four Freshmen.

Definire però l’essenza complessiva della musica dei Beach Boys resta un’impresa ardua in quanto la band californiana ha attinto il proprio stile soprattutto dal 1961 al 1973 ma anche in parte negli anni successivi, da una nutrita e sorprendente gamma di generi, spaziando dal rock and roll alla musica classica, al jazz (da Gershwin a Bach, da Phil Spector a Burt Bacharach, da Chuck Berry ai Four Freshmen), dal surf al blues, dal rhythm and blues al doo-wop, dal country al folk, dal soul al boogie-woogie e dal vaudeville al pop. Brian Wilson ed il suo gruppo inoltre hanno saputo brillantemente rielaborare in maniera assai raffinata e sofisticata le armonie vocali delle formazioni doo-wop anni ’50 e elaborato impasti vocali a 4 o più voci, in modo del tutto singolare, spettacolare, sublime. Sarebbe totalmente riduttivo rifarsi ai cliché che relegano meramente la band ad un gruppo di musica surf, una convinzione totalmente sbagliata e per avvalorare la tesi vanno ascoltati alcuni dischi dei Beach Boys, interi album come Pet Sounds (Maggio 1966), Surf’Up (Agosto 1971) o Holland (Gennaio 1973) dove di surf non resta più nulla, bensì una manciata di canzoni fantastiche, irraggiungibili, ancor oggi attualissime, speciali, meravigliose, complesse nei loro impasti sonori e nei suoni avanguardistici di Brian Wilson, vero genio e talento musicale del 20° secolo. I Beach Boys sono stati la formazione più giusta e con le carte in regola per esportare il loro genere fuori dai confini naturali della California diventando una band di culto ma con una popolarità nazionale ed internazionale senza eguali.

I Beach Boys scrivono già nel 1964 l’ideale colonna sonora ed il marchio di fabbrica di quegli anni: la musica d’evasione, di puro divertimento, Fun fun fun appunto, scritta da Brian Wilson e Mike Love, pubblicata come singolo il 3 Febbraio 1964 e nell’album Shut down Vol. 2, il 2 Marzo 1964.

Brani come Heroes and villains, God only knows e Good vibrations che restano nell’immaginario collettivo e unanimemente sono considerati tre piccoli capolavori, sono l’essenza della musica di Brian Wilson e partono da una base rhythm and blues, con degli intricati contrappunti nelle parti strumentali e favolosi interventi vocali a cappella.

Good vibrations in particolare, ha una genesi senza precedenti, eccone alcuni dettagli.

Brian Wilson per inciderla, utilizza e spende 90 ore di nastri per un costo che si aggira per quei tempi in 75.000 dollari (circa 550.000 dollari di oggi). Viene incisa in 4 diversi studi di registrazione di Los Angeles, impiega 17 sessioni differenti di studio (principalmente da Febbraio a Ottobre del 1966) con circa 30 minuti realizzati ed incisi in sezioni musicali sparse per poi essere ridotte a soli 3 minuti e 39 secondi, con l’impiego di un Electro-Theremin suonato da Paul Tanner (Brian Wilson lo aveva già utilizzato in J just wasn’t made for these times). Il singolo esce il 10 ottobre 1966 e l’autorevole rivista americana Rolling Stone ha posizionato Good Vibrations alla 6° posizione nella lista delle 500 migliori canzoni di sempre.

Paul Mc Cartney ha dichiarato che le loro canzoni Strawberry Fields forever e A Day in the life, sono entrambe composizioni ispirate alla tecnica di produzione di Brian Wilson (in particolar modo di Good Vibrations), lavorando come fece il genio californiano in svariate e più sezioni, poi montate insieme in una sorta di collage sonoro.

La melodia e la musica dei Beach Boys è unica, originalissima, indefinibile, indimenticabile. Basta pensare alle autentiche perle del loro repertorio a partire da Surfin’ incisa e pubblicata per la prima volta come singolo nel Novembre del 1961, un brano scritto da Brian Wilson e Mike Love su un’idea di Dennis Wilson e musicalmente ispirato alla vocalità collettiva dei Four Freshmen per la parte canora e alle piccole geometrie chitarristiche di Chuck Berry. Ma è nel 1963 che i Beach Boys spiccano il volo e consolidano la loro posizione e si fanno conoscere a livello nazionale. Surfin’ Usa edita come singolo il 4 Marzo del 1963 non è altro che Sweet Little Sixteen di Chuck Berry con testo modificato in chiave surf. Agli inizi il brano viene firmato da Brian Wilson ma giustamente dovranno correggere il tiro e dare la paternità anche a Chuck Berry che per questo ha un merito esclusivo nella composizione della canzone. Surfin’ Usa, secondo diverse fonti, fu il brano più venduto negli Stati Uniti nel 1963. Seguono la splendida e languida Surfer girl (Settembre 1963) e non possiamo mai dimenticare l’intima, autobiografica e sofferta In my room di Brian Wilson (Ottobre 1963), Fun fun fun ( Febbraio 1964), Dont’ worry baby (Marzo 1964), I get around (Maggio 1964), All summer long (1964) e la splendida The warmth of the sun scritta da Brian Wilson e Mike Love, la notte del 21 Novembre 1963 e completata la mattina seguente nelle prime ore della giornata, poco prima dell’uccisione del Presidente John Fitzgerald Kennedy avvenuta a Dallas alle 12.30 del 22 Novembre 1963 e poi incisa e pubblicata sotto lo shock e la forte emozione nell’ Ottobre del 1964.

Si prosegue con Help me Rhonda (Maggio 1965), California girls (Giugno 1965), il grande hit Barbara Ann uscito come singolo nel Dicembre 1965 (una cover di un brano di Fred Fassert dei Regents del 1961), Sloop John B ( del Marzo 1966, un folk rivisitato alla loro maniera), Caroline no (Marzo 1966), Wouldn’t it be nice del Maggio 1966, God only knows (Luglio 1966), Let’s go away for awhile, uno strumentale del 1966, Good vibrations (Ottobre del 1966), Heroes and villains (Luglio 1967), un rhythm and blues come Wild honey (Ottobre 1967), Darlin’ (Dicembre 1967), Do it again (Luglio 1968), Our prayer del Febbraio del 1969, un brano a cappella, con un arrangiamento corale superlativo, l’ennesimo rhythm and blues alla Beach Boys I can hear music del 1969, cover di un brano scritto da Jeff Barry, Ellie Greenwich e Phil Spector e cantato inizialmente dalle Ronettes nel 1966, Cottonfields in una cover in versione country del 1969 di un brano blues di Huddie Ledbetter detto Leadbelly da lui inciso nel 1940. La nuova decade inizia con la splendida Til’ i die (1971), Surf’s up (Novembre 1971), Don’t go near the water del Novembre del 1971 sul tema ecologico, Marcella (Luglio 1972), Good timin’ (Marzo 1979), Kokomo del Settembre del 1988 che grazie alla colonna sonora del film Cocktail con Tom Cruise è nuovamente arrivata al primo posto nelle classifiche di vendita in America ( senza Brian Wilson) per finire con That’s why God made the radio pubblicato il 5 Giugno 2012 con i Beach Boys riuniti con gli originali membri della band Brian Wilson, Mike Love, Bruce Johnston, David Marks e Al Jardine.

 

 

LE RADICI, GLI ESORDI, LA VITA E LA DISCOGRAFIA DEL QUINTETTO CALIFORNIANO.

La vicenda dei Beach Boys ha inizio a Hawthorne, ad 8 chilometri dal Los Angeles International Airport, vicino all’Oceano Pacifico. Nel 1940 vi è soltanto una minuscola popolazione, circa 8.300 persone e di fatto resta un sobborgo di Los Angeles. E’ qui che tra il 1942 e il 1946 nascono i tre fratelli Wilson, il padre Murry Gage Wilson (1917-1973) è nato a Hutchinson nel Kansas il 2 Luglio del 1917 ma con la famiglia all’età di 5 anni si trasferisce a Los Angeles. La famiglia Korthof con Audree che ha soltanto 10 anni, nel 1928 si trasferisce a Los Angeles. Il 26 Marzo del 1938 Murry si sposa con Audree Neva Korthof (1918-1997) nata il 28 Settembre del 1918 a Minneapolis, Minnesota. Audree e Murry si sono conosciuti anni prima alla Washington High School e sono entrambi ventenni. La loro prima dimora ad Hawthorne, è una casa in affitto al numero 8012 del South Harward Boulevard. Murry Wilson, il tanto chiaccherato e burbero padre, lavora per molti anni alla Goodyear poi si mette in proprio con la modesta ABLE (acronimo di Always Better Lasting Equipment), una ditta appaltatrice di gru e affini. Nella sua vita c’è il sogno frustante di diventare un brillante musicista, finirà invece per essere un padre padrone, maltrattare il figlio maggiore Brian Wilson e imporsi come manager dei Beach Boys nei loro primi anni di carriera, responsabile, fondamentale e decisivo però, nel bussare alla porta di alcune case discografiche e poi di negoziare e trovare un valido contratto con la Capitol records per i suoi ragazzi, i Beach Boys.

Murry Wilson capisce presto le affinità musicali di Brian che sceglie di prendere 6 settimane di   lezione alla fisarmonica. Poi Murry regala un’auto a Brian il quale si diverte con il cugino Mike Love ad andare in giro per Hawthorne Boulevard, infine Murry decide di assecondare Brian per ogni richiesta di strumenti che lui voglia.

Non c’è granché ad Hawthorne in quel periodo anche se l’attrice Marilyn Monroe vive a Hawthorne la sua infanzia fino a sei anni. I musicisti Chris Montez (nato nel 1943), Emitt Rhodes (del 1950) e Jeff e Steve Mc Donald della band dei Red Kross sono cresciuti ad Hawthorne. La seconda moglie di George Harrison dei Beatles, Olivia Harrison (nata Olivia Trinidad Aria) si diploma alla Hawthorne High School nel 1965.

Per lungo tempo i tre fratelli Wilson si dividono una unica cameretta nella nuova abitazione al 3701 West 119 Street e dove Brian dà sfogo alla sua passione, la musica, ed elabora ed insegna i primi rudimentali tentativi di cori e vocalizzi ai fratelli. Appena grandicelli, convertono il garage nella loro music-room, una rudimentale sala-prove e di registrazione.

Brian Wilson nasce a Inglewood, California il 20 Giugno 1942, Dennis Wilson il 4 Dicembre del 1944, Carl Dean Wilson nasce a Hawthorne il 21 Dicembre 1946. Nella formazione entreranno presto Alan Jardine (per un paio d’anni nel 1962 e 1963 sostituito da David Marks, quest’ultimo suona nei primi tre album dei Beach Boys dando una chiara impronta con il suo caratteristico sound chitarristico di rock and roll) e il cugino dei fratelli Wilson, Mike Love che diventerà il cantante ufficiale e front-man della formazione californiana sino ai nostri giorni.

Da bambina, la madre di Michael Edward Love detto Mike Love, Emily e suo fratello Murry Wilson si trasferiscono con i genitori a Los Angeles nel 1922. Emily conosciuta come Glee sposa Edward Milton Love e Mike Love, il fratello maggiore di sei figli, nasce a Baldwin Hills, Los Angeles il 15 Marzo 1941. Studia alla Dorsey High di Los Angeles dove si laurea nel Giugno del 1959. Alan Charles Jardine è un amico d’infanzia dei fratelli Wilson, va nelle stesse scuole di Brian Wilson ed è nato il 3 Settembre del 1942 a Lima nell’Ohio per poi trasferirsi con la sua famiglia nel 1955, dapprima a San Francisco e poi a Hawthorne (Los Angeles) dove vivono i Wilson.

David Lee Marks nasce a Newcastle in Pennsylvania il 22 Agosto del 1948. A 10 anni nel 1958 con la famiglia va a stare in un motel vicino agli studi MGM poi un anno dopo, nel 1959 definitivamente al 11901 di Almertens Place al confine tra Inglewood ed Hawthorne, vicinissimo alla dimora dei Wilson, dove con lo skateboard David Marks staziona spesso. Le due famiglie e i ragazzi stringono subito amicizia e David Marks partecipa ad alcuni incontri canori proprio in casa Wilson. David Lee Marks, entra nei Beach Boys nel Febbraio del 1962 a soli 13 anni partecipando ai loro primi 4 album: Surfin’ Safari (1962), Surfin’ Usa(1963), Surfer girl (1963) e Little Deuce coupe (1963) anche se il contratto siglato con la Capitol prevedeva 5 dischi dei Beach Boys. Brian Wilson è soddisfatto e convinto che le due chitarre di Carl Wilson e David Marks si amalgano perfettamente e creano il giusto sound alle sue canzoni e ai Beach Boys. Un litigio con il manager del gruppo, papà Murry Wilson, purtroppo, lo costringono a lasciare la band nell’Agosto del 1963 nel momento in cui Alan Jardine decide di riunirsi con i suoi compagni e così riprenderà il suo posto. Per la cronaca David Marks ritornerà nei Beach Boys soltanto nel 1997 sino al 1999 e dal 2012 ad oggi.

Nel 1954, Murry Wilson accompagna il figlio maggiore Brian (dodicenne) ad un concerto domenicale dei Four Freshmen al Coconut Grove a Los Angeles. Le ristrettezze economiche di Murry Wilson gli permettono di portare soltanto il figlio maggiore. Brian Wilson rimane folgorato dai Four Freshmen e a fine concerto, nervosamente incontra il gruppo backstage. Una serata monumentale nella vita di Brian. Ritornato a casa, inizia ad esplorare tutti i dischi possibili dei Four Freshmen ed imparare le loro canzoni a memoria. Poco tempo dopo è in grado di capire ed identificare la voce più alta dei Four Freshmen, quella di Bob Flanagan. Gli ci vuole un anno per conoscere bene tutti i motivi del gruppo, poi Brian nel 1955 chiede a sua madre di insegnare a Carl alcuni arrangiamenti vocali. In famiglia Brian cerca di riprodurre le tonalità del quartetto facendosi accompagnare al pianoforte.

Siamo agli esordi e i fratelli Wilson e l’amico Alan Jardine hanno modo di frequentarsi alla Hawthorne High School   di Culver City e oltre alla passione del football, Brian s’impegna seriamente al pianoforte, Carl strimpella la chitarra, Mike si dedica al sassofono per poi concentrarsi solo al canto come solista, Alan ascolta e suona solo folk-music e in seguito la chitarra mentre a Dennis viene chiesto di imparare a suonare la batteria.

Per le feste natalizie, per alcuni anni, la famiglia Wilson e la famiglia Love si riuniscono e cantano insieme delle carole natalizie per puro divertimento.

Il 7 Novembre 1957 Al Jardine rompe una gamba giocando a football in uno scontro con Brian Wilson alla Hawthorne High school. Al Jardine a quel tempo canta in un gruppo folk The Islanders ed è anch’egli un grande fan dei Four Freshmen. Lo sconto e incontro tra i due finisce per farli diventare amici per la pelle. Nel 1960, Dennis Wilson prende lezioni di batteria a scuola dall’insegnante Fred Morgan. Sempre nel 1960 iniziano le prime esibizioni di Brian Wilson e amici in sostegno di alcuni candidati a scuola. E’ il momento di radunare vicino a se Mike Love e suo fratello Carl Wilson. Nel 1960 nascono Carl & The Passions di cui fanno parte oltre ai Wilson e Mike Love di volta in volta altri amici come Bob Barrow, Bruce Griffin e Keith Kent di cui si perderanno presto le traccia.

Il 1960 e il 1961 sono anno di grandi cambiamenti, spostamenti e avvenimenti: in Giugno Al Jardine e Brian Wilson si laureano alla Hawthorne High School. Nell’agosto del 1960 su suggerimento di Audree Wilson, nascono i primi approcci a Hite Morgan che sta aprendo un nuovo studio di registrazione e a cui vengono sottoposti dei nastri. Brian Wilson è una matricola alla El Camino Comunity College a Los Angeles e a Settembre si laurea in psicologia. Il 16 Settembre 1960 Alan Jardine studia alla Ferris University a Big Rapids nel Michigan seguendo i genitori nel Midwest. A fine 1960 Emily, la mamma di Mike Love viene informata dalla sua ragazza Frances di essere incinta e così Emily sbatte fuori casa Mike Love. Mercoledì 4 Gennaio 1961 Mike Love sposa Frances St. Martin a Los Angeles. Mike Love passa diverso tempo libero a Malibu e a Redondo Beach con Dennis Wilson ed in seguito insiste con Dennis di parlare con Brian e convincerlo a formare un gruppo.

Nell’Agosto del 1961 a Hawthorne, Al Jardine e Brian Wilson cominciano a suonare e cantare con Mike Love, per un brevissimo periodo viene arruolata anche la sorella di Mike Love, Maureen e della partita è anche Carl Wilson, si fanno chiamare The Pendletones (secondo loro la camicia ideale dei surfers), cantano per la maggior parte canzoni dei Four Freshmen e dei Coasters.

Leggenda vuole, ma è tutto vero che la grande occasione per mettere a profitto le loro teoriche basi musicali scocca nel lungo weekend, da sabato 2 Agosto a mercoledì 6 Agosto 1961 quando i loro genitori, ricevuta la visita di alcuni amici inglesi, se ne vanno in vacanza a Mexico City, lasciando ai ragazzi l’ingente somma di 300 dollari (100 dollari a testa per i tre fratelli) in teoria per comprarsi da mangiare, bere e sopravvivere ma la raccomandazione di papa Murry Wilson è chiara e netta, niente rock and roll. I tre fratelli, il cugino e l’amico d’infanzia, decidono invece ed immediatamente di di radunarsi e destinarli al noleggio dei primi strumenti, Alan Jardine ha già un basso, Mike Love deve solo cantare, 100 dollari sono destinati ad una rudimentale batteria di seconda mano per Dennis che all’epoca era sedicenne.

Carl & The Passions (questo il primo nome), iniziano con il rifare brani degli Everly Brothers, di Chuck Berry e diverse canzoni e successi dell’epoca come la Barbara Ann dei Regents. Anche la mamma di Alan Jardine contribuisce con le spese dei giovani ragazzi per noleggiare gli strumenti necessari. Il gioco è fatto. Al ritorno Murry è arrabbiatissimo, Brian e fratelli gli fanno ascoltare dei nastri. Murry si placa e nonostante pensi che non succeda nulla, chiama i suoi amici Hite e Dorinda Morgan che hanno il loro studio di registrazione. Il gioco è fatto.

Dennis nel frattempo dedica tutto il suo tempo libero ad autentici hobbies (le ragazze e il surf) e finisce per suggerire a Brian di scrivere una canzone sullo sport più in voga in quel momento, il surf. Saranno diversi i tentativi di scrivere canzoni e fare provini per minuscole etichette discografiche, soprattutto per la X label di Hite Morgan, la Candix di William Canavay Silva, Robert Dix e il fratello gemello Richard Dix (dalle loro iniziali del cognome nasce il nome dell’etichetta) e la Randy (sempre prodotti da Hite Morgan) dove si presentano come The Pendletones o come Kenny & The Cadets, quest’ultimo nome usato per l’incisione di due brani Barbie e What is a young girl made of registrati a Marzo e pubblicati dalla Randy nella primavera del 1962 con i soli Brian Wilson, Carl Wilson, la loro madre Audree Wilson, il cantante dei Jaguars Val Polluto e Alan Jardine. Il 15 Settembre e il 3 Ottobre 1961 vengono registrate Surfin’(composta da Brian Wilson e Mike Love), Luau scritta da Bruce Morgan, figlio di Hite Morgan e Lavender scritta da Dorinda Morgan. Nel frattempo si fanno chiamare proprio The Pendletones per via della loro divisa con le caratteristiche camicie a quadri di pura lana.

È il PR della Candix, Russ Regan e il produttore Joe Saraceno che durante una loro conversazione e al momento della pubblicazione del singolo Surfin’, dopo aver bocciato svariati nomi (Joe Saraceno suggerisce dapprima The Surfers), li battezzano definitivamente e a loro insaputa, scrivendo sul disco in uscita l’8 Dicembre 1961, The Beach Boys.

I Beach Boys (letteralmente I Ragazzi di Spiaggia) nascono ufficialmente su disco l’8 Dicembre del 1961 con la stampa del singolo Surfin’ (scritto da Brian Wilson e Mike Love) abbinato ad un altro brano sul lato B intitolato Luau edito e prodotto da Hite Morgan e composto dal figlio Bruce Morgan, per la minuscola Candix (Candix 331). Alcuni giorni dopo viene ristampato per l’etichetta di Hite Morgan la X label con il numero di catalogo (X 301) ma la RCA obietta di usare il logo X label perché è già una loro sussidiaria che pubblica vecchio jazz e country e che poi diventerà la Vik Label e così il nostro disco in questione viene ristampato sempre localmente una terza volta come Candix 301 nel Gennaio del 1962.

Sabato 23 Dicembre 1961 i Beach Boys scritturati da Dorinda Morgan fanno la loro prima esibizione pubblica al Rendezvous Ballroom Balboa a Newport Beach, California. Prima di allora avevano soltanto suonato due canzoni all’intervallo di un concerto pre-natalizio di Dick Dale alla High school. Hanno i capelli biondi, vestono camicie Pendleton, giacche color oro ottenute dal Gene Ronald Tailor Shop di North Main Street nella vicina Santa Ana e scarpe da tennis. In cartellone con loro ci sono Dick Dale & The Deltones, The Surfaris e The Challengers. Alan suona il contrabbasso che è più grande di lui. I ragazzi sono elettrizzati ma il pubblico non li riceve calorosamente. Brian Wilson si sente umiliato ma non è finita, anzi è solo l’inizio.

Giovedì 28 Dicembre 1961, Murry Wilson compra a Brian Wilson un nuovo amplificatore ed un basso. Brian impara a suonare il basso in tre giorni in vista del concerto di fine anno. Al Jardine molla il basso e decide di suonare la chitarra.

Il 29 Dicembre 1961, il singolo Surfin’ (Candix 331) debutta al 33° posto alla radio locale KFWB e rimane per ben 14 settimane fino al 30 Marzo 1962.

Domenica, 31 Dicembre 1961 i Beach Boys suonano al Long Beach Municipal Auditorium in occasione del Ritchie Valens Memorial Concert (The Ritchie Valens Memorial Dance) a Long Beach, California. Il concerto è organizzato dalla radio KFWB, è la loro seconda apparizione assoluta e suonano per 20 minuti inclusa Surfin’ e per un totale di tre canzoni. I Beach Boys si esibiscono subito dopo Ike & Tina Turner. Vengono pagati 300 dollari e nonostante il gruppo sia alle prime armi, la loro esibizione suscita consensi e vengono nuovamente scritturati per un concerto a San Diego, si tratta in realtà di una esibizione durante l’intervallo della proiezione di un film sul Surf e questa volta vengono pagati 500 dollari.

Dopo il surf strumentale inventato ed introdotto da Dick Dale tra il 1959 e il 1961, con l’aiuto di Leo Fender e dei suoi rivoluzionari amplificatori, ottenuto con un suono a base di tremolo e riverbero, nasce il surf vocale e Brian Wilson, autentico genio, la testa pensante e il leader carismatico del gruppo, da qui in avanti rivoluzionerà radicalmente l’epopea della musica rock.

Sabato 24 Marzo 1962 il singolo dei Beach Boys Surfin’ debutta ed entra nelle classifiche nazionali americane di Billboard al N. 75

 

 

Nell’Agosto del 1962 Brian Wilson lascia la casa dei genitori e si trasferisce in un piccolo appartamento li vicino in Crenshaw Boulevard dove divide le stanze con l’amico Bob Norberg, un amico musicista semi professionale che Brian ha incontrato ad un concerto alla University of Southern California durante l’estate.

Brian lavora duramente e scrive numerose canzoni in pochissimo tempo. E’ Brian Wilson a scrivere ed ideare per primo dei concept-album, è lui il primo a sostituirsi ai produttori tradizionali imposti dalle case discografiche. I dischi dei Beach Boys, vedranno infatti Brian Wilson in veste di leader, di autore, produttore, arrangiatore, bassista e polistrumentista. La Capitol crede in lui e accetta di buon grado il lavoro artistico di Brian Wilson firmando a lui e alla sua band un contratto ed accettando le sue insolite e rivoluzionarie richieste. Nel giro di pochi anni, dal 1963 al 1967 il gruppo incide 10 album e numerosi singoli. Brian Wilson sconvolge le sale d’incisione con le sue idee e le sue tecniche avanguardistiche, inventa nuove tecniche di studio ed è lui il vero maestro di regia del quintetto, scrivendo in pochi anni alcune canzoni favolose, talvolta spensierate e orecchiabili ma ancora più spesso sofisticate, fortemente elaborate e futuristiche.

Il 9 Novembre 1964 esce Beach Boys Christmas Album, un disco di successo che li vedrà nelle classifiche americane di Billboard al N. 6 ed in seguito sarà disco d’oro.

Il 23 Dicembre del 1964 durante un volo che porta il gruppo ad uno show a Houston, Brian Wilson subisce un esaurimento nervoso ed un attacco di panico, al ritorno a casa, la decisione storica, non più tournée, non suonerà più dal vivo con la band bensì si concentrerà nel comporre le canzoni ed incidere in studio per il gruppo cambiando le sorti della musica rock e scrivendo pagine memorabili, i maggiori capolavori dei Beach Boys.

Influenzato da Phil Spector e imitandone il suo stesso procedimento, si chiude così negli studi di registrazione di Los Angeles e per le sue nuove canzoni (soprattutto nel periodo dal 1964 al 1966), esegue e produce le basi strumentali ( riproducendo nel suo intento i suoni del Wall of sound di Phil Spector) usando i migliori session-men californiani e della west-coast che si fanno chiamare The Wrecking Crew e composti da validissimi musicisti come i batteristi Hal Blaine, Jim Gordon e Earl Palmer, Steve Douglas, Jim Horn e Paul Horn al sax, Carol Kaye turnista e valida bassista, Jay Migliori al sax, Ray Pohlman al basso, Leon Russell e Larry Knechtel alle tastiere, i chitarristi Tommy Tedesco, Billy Strange, Al Casey e Glen Campbell, Frank Marocco al clarinetto, Billy Lee Riley all’armonica, Gail Martin e Bob Edmondson al trombone, Leonard Selic, Joe Difiore e Alvin Dinkin alla viola, Carl Fortina alla fisarmonica, David Duke al french horn, Peter Christ all’english horn, George Callender alla tuba, Roy Caton alla tromba, Glen Campbell alla chitarra e banjo, Anne Goodman al cello, Jim Getzoff al violino, Jules Jacob al flauto e oboe e moltissimi altri. Si calcola che i musicisti coinvolti siano più di 180!

Al ritorno dalle tournée i restanti Beach Boys vanno in studio e Brian insegna loro le perfette partiture vocali, ciascuno con la sua parte. Brian è il primo ad usare l’oboe, il clarinetto, il clavicembalo, il violoncello, un Electro-Theremin ed altre diavolerie nella musica pop così come l’album dei Beach Boys Party del 1965 è il primo album unplugged, acustico, nella storia della musica pop-rock.

La formula magica dei Beach Boys di Brian Wilson nei primi anni ’60 comprende essenzialmente canzoni con tema: il surf, le auto sportive e le donne.

Con tematiche sulle auto sportive e sugli Hot-Rod hanno scritto: 409, This car of mine, Shut Down, Little Deuce coupe. Little Honda, Suzie Cincinnati ( con gli effetti ed il rumore di un motore nel brano), Our car club, Custom machine.

Sul Surf: Surfin’, Surfin’ Usa, Surfer girl, Surfin’ Safari, Catch a wave, Dont’ back down, The Surfer moon, Lonely Sea, Noble Surfer.

Sulle donne, sulle ragazze: Fun fun fun, All summer long, Don’t worry baby, J get around, Surfer girl, California girls, Help me Rhonda, Pamela Jean, Caroline no, Warmth of the sun, Lana, Judy, Barbara Ann (scritta da Fred Fassert dei Regents), Wendy, Barbie (scritta da Bruce Morgan), Hawaii, Girls on the beach.

Nella seconda metà degli anni ’70 i Beach Boys scriveranno o interpreteranno altre meravigliose canzoni nel cui titolo appaiono nomi di donna: Suzie Cincinnati (1976), Mona (1977), Marcella (1977), Peggy Sue (di Buddy Holly incisa dai Beach Boys nel 1978) e la splendida Lady Linda del 1979 quest’ultima scritta da Alan Jardine e Ron Altbach.

In seguito Brian Wilson e i Beach Boys diventeranno meno scanzonati ed i temi saranno più seri, più impegnati, più profondi.

Quella immortalata dai Beach Boys nella loro lunga carriera è stata un’estate senza fine (la Endless summer) e la cui illusione di essere eterna era generata proprio dal fantasma della fine. Nella sua spensieratezza, quella dei Beach Boys fu l’ultima vera estate del rock’n’roll, perlomeno di quello che affondava le proprie radici nella cultura degli anni ‘50 ed il cui tramonto è stato deliziosamente dipinto da George Lucas nel film American Graffiti del 1973, e che termina, e non poteva essere diversamente, con All Summer Long dei Beach Boys.

Per i Beach Boys, è fuorviante pensare che essi rinneghino radicalmente il passato ma sarebbe meglio parlare di una maturazione già avvenuta con Pet Sounds del 1966. Diciamo che Brian Wilson e I ragazzi di spiaggia presentano un cambio di prospettiva. Se fino a quel momento infatti il gruppo aveva dato vita a un immaginario musicale così vivido da diventare celestiale, come può esserlo un sogno ad occhi aperti, adesso da Pet Sounds in avanti s’ interiorizza e rende poetico e sublime quel mondo fantastico.

Eppure ad un attento esame ed ascolto delle meravigliose canzoni di Brian Wilson, le componenti più soventi sono quella romantica e quella nostalgica. Sebbene le prime canzoni dei Beach Boys siano effettivamente all’insegna dell’ingenuo divertimento, spesso o a volte la malinconia affiora timidamente tra un brano e l’altro. Progressivamente, nei loro album le canzoni veramente spensierate diventano sempre di meno mentre aumentano invece le canzoni intimiste e d’amore, quello doloroso, quello semmai provocato da un amore perduto.

Brian Wilson, quasi sordo da un orecchio sin da piccolo (si dice per i maltrattamenti e le botte subìte dal padre), concepisce le sue canzoni in mono ma è lui il cervellone del gruppo, colui che rivoluzionerà radicalmente il concetto di pop music.

Brian Wilson nei sixties è il genio assoluto della musica Pop.

E’ lui il N. 1 come compositore,

il N. 1 per gli arrangiamenti vocali e

il N. 1 nella produzione discografica.

E’ sempre Brian Wilson il primo a capire l’importanza di una propria etichetta discografica per i Beach Boys, la Brother records (nata nell’Ottobre del 1966) e precedendo di oltre un anno la Apple records dei Beatles, fondata nel Gennaio del 1968.

Pet Sounds dei Beach Boys è considerato come uno degli album più importanti in assoluto nella storia del rock influenzando in maniera decisiva Paul Mc Cartney e la nascita di Sgt. Pepper. L’uscita di un disco come Pet Sounds è stato come una meteora, un lampo a ciel sereno. L’interesse, la profonda ammirazione e lo spirito di competizione (soprattutto tra Brian Wilson e Paul Mc Cartney, non a caso entrambi bassisti nelle proprie band) dei Beatles erano stati risvegliati. Paul Mc Cartney definirà Pet Sounds un assoluto capolavoro, il disco di tutti i tempi e scriverà come ha raccontato, Here there and everywhere subito dopo l’ascolto dell’album dei Beach Boys.

Paul Mc Cartney ha dichiarato: Pet Sounds, ha fatto piazza pulita… l’ho amato più di ogni altra cosa. Ne ho comprato una copia a ognuno dei miei figli, come strumento di educazione alla vita: credo che nessuno possa dire di essere istruito musicalmente se non ha ascoltato quell’album.

Keith Moon, il batterista degli Who in occasione della visita a Londra ed in Inghilterra di Bruce Johnston dei Beach Boys per promuovere e presentare il nuovo disco impazzì per lo stesso album del quintetto californiano e secondo lui Pet Sounds avrebbe cambiato il mondo. In Inghilterra nel 1966 le vendite dei Beach Boys superarono tutti i loro record e nel Regno Unito, ancora oggi, godono di numerosi estimatori e fan e dove sono tuttora enormemente seguiti ed osannati, da critica e pubblico. Eric Clapton dichiarò alla stampa che Pet Sounds era uno degli album più belli mai scritti, aggiungendo dentro c’è tutto quello che ho sempre adorato, è tutto riunito in un solo disco.

Pet Sounds è l’album che più di ogni altro ha segnato la storia della musica e per la prima volta bellezza e innocenza passano attraverso un disco pop. Le canzoni in questo contesto d’improvviso si tingono di note malinconiche. In Pet Sounds si narra una storia, il cammino della vita, il passaggio dall’adolescenza alla maturità, perciò viene considerato il primo vero concept-album assoluto nell’ambito della musica pop-rock. La magia di Pet Sounds sta nelle perfette combinazioni strumentali, nei contrappunti tematici ed armonici e nel singolare ed unico uso delle voci in canzoni come Wouldn’t it be nice, You still believe in me, Sloop John B, God only knows, I know there’s an answer, Here today, I just wasn’t made for these times, Pet Sounds e Caroline no.

Eppure alla sua uscita, al quartier generale della Capitol records di Hollywood, la classifica poco lusinghiera di Pet Sounds diede ragione agli scettici dell’ufficio vendite (salvo poi pentirsi molti anni dopo amaramente), abituati agli album dei Beach Boys precedenti che raggiungevano sempre senza problemi la TOP 5. Fu così che ebbero la sciagurata idea di fare uscire subito una raccolta, un greatest hits, The best of Beach Boys, pubblicato il 5 luglio 1966, a soli due mesi di distanza da Pet Sounds (il Santo Graal dei Beach Boys), uccidendone definitivamente le vendite e l’album rimane in classifica soltanto nove settimane, raggiungendo in America la massima posizione al N. 8.

La Capitol persistette nella sua assurda politica e nel Luglio del 1967 fece uscire l’ennesima raccolta, Best of Beach Boys Vol. 2 (al 50° posto nelle classifiche) e nell’Agosto del 1968 un terzo capitolo della serie (al 153° posto in classifica).

La mancata uscita di Smile nel Dicembre 1966 o nei primi mesi del 1967 come annunciato (l’album leggenda del gruppo californiano mai terminato frutto della mente di Brian Wilson) che avrebbe probabilmente scosso definitivamente la storia della musica rock e le droghe assunte da Brian in quel periodo in maniera debordante, segna però la crisi psichica e mentale di Brian Wilson che in seguito, difficilmente ritroverà la lucidità di un tempo.

 

Ma facciamo un passo indietro e troviamo i Beach Boys ai loro primi passi …..

Agli esordi della band dopo il primo 45 giri dell’8 Dicembre 1961, il 29 Ottobre del 1962 pubblicano il loro primo album Surfin’ Safari e nel Gennaio del 1963, il singolo Surfin’ Safari raggiunge i primi posti delle classifiche di vendita americane. Sempre nel 1963 vedono la luce gli album Surfin’ U.S.A. il 25 Marzo 1963, Surfer girl il 23 Settembre 1963 con un Brian Wilson allora ventunenne e Little Deuce Coupe il 21 Ottobre 1963 tutti per la Capitol records.

Il singolo I get around nel 1964 è al primo posto nelle classifiche. Il quarto album Little Deuce Coupe supera il milione di copie vendute e il 1963 hanno visto i Beach Boys dominare la scena Pop. Gli impasti vocali sono la loro caratteristica essenziale a cui va aggiunta una esaltante maestrìa negli arrangiamenti, tutti dovuti alla introversa, febbrile stupefacente, genialoide e pazza mente di Brian Wilson. Nel 1964 i Beach Boys hanno 5 album nelle charts americane. La notizia di Brian Wilson di abbondare il gruppo nelle loro estenuanti tournée, getta il gruppo nello sconforto. Il primo sostituto ufficiale di Brian Wilson è Glen Campbell ma la scelta non sembra delle più felici, così dopo solo quattro mesi, il 9 Aprile 1965 Bruce Johnston diventa un effettivo Beach Boy sostituendo Brian Wilson nell’organico della band e nei concerti dal vivo. Il 30 Aprile 1966 Brian Wilson realizza il suo primo singolo solista, Caroline no, mentre il 16 Maggio 1966 esce il 12° album dei Beach Boys che è quel piccolo capolavoro di Pet Sounds. Nell’Ottobre del 1966 dopo oltre un anno di registrazioni in 4 differenti studi, Brian Wilson decide di dare alle stampe il singolo dei Beach Boys Good vibrations, è l’apoteosi del leader dei Beach Boys, una delle più belle canzoni in assoluto di sempre e capolavoro di perfezionismo sonoro, definita una sorta di pocket symphony. Pubblicata nell’Ottobre del 1966, Good vibrations nel Dicembre del 1966 è prima in classifica sia in America che in Inghilterra e in Australia vendendo 400.000 copie in soli 4 giorni e superando ben presto il milione di copie vendute. Nel periodo che va dal 1962 al 1966 i Beach Boys realizzano quasi una ventina di brani e singoli che raggiungono nelle classifiche di vendita statunitense la TOP 40 e ben tre il primo posto nelle charts e nello stesso periodo di tempo, sempre dal 1962 al 1966 incidono ben 12 album di cui ben 10 finiscono di diritto nelle TOP 10 e nove di essi sono dischi d’oro. Quasi tutti i brani sono scritti, arrangiati e prodotti da Brian Wilson (i testi sono affidati principalmente a Mike Love, Gary Usher e in seguito a Van Dyke Parks). Negli anni ’60 soltanto gli imbattibili Beatles hanno fatto di meglio con un maggior numero di TOP 40 dei Beach Boys.

Nel Gennaio del 1967 Carl Wilson, chiamato alle armi, si dichiara obiettore di coscienza, rifiutando di svolgere il servizio sociale alternativo e incappando così in guai seri con la legge e la giustizia. Negli anni ’60 vedono la luce capolavori che rappresentano, nella storia della musica Pop, delle vere e proprie pietre miliari: God only knows, Good Vibrations, Heroes and villains, Fun fun Fun, Dont’ worry baby, California girls, In my room, I get around, ecc.ecc.

La Brother records, la loro nuova etichetta indipendente nel frattempo pubblica l’album Smiley Smile il 18 Settembre 1967.

L’eccentricità di Brian Wilson non fa più sensazione. Per comporre nuove canzoni si fa installare una tenda in salotto, fa riempire una stanza di quintali di sabbia in modo da poter suonare il pianoforte a piedi nudi convinto di avere maggior ispirazione e la sensazione di essere in spiaggia e in riva al mare ed apre un negozio a West Hollywood nel 1969 dove spesso si presenta o apre lui stesso presentandosi nelle ore più disparate del giorno o della notte in pigiama, si tratta di un Health Food store (con cibi naturali e vegetariani), The Radiant Radish che fallisce però quasi subito.

Nel Febbraio del 1968 alcuni membri dei Beatles e dei Beach Boys (nello specifico Mike Love) insieme a Mia Farrow, alla sorella Prudence e il fratello John, George Harrison e la moglie Patti Boyd, Paul Mc Cartney, Jane Asher, John Lennon e la moglie Cynthia, Ringo Starr (che rientrerà quasi subito dopo un breve soggiorno), Donovan e come già detto Mike Love dei Beach Boys si avventurano in una disastrosa tournée mistica in India come seguaci del santone Maharishi Mahesh Yogi.

Mike Love e Alan Jardine seguiranno la meditazione trascendentale fino ai nostri giorni. Mike Love ha rivelato che la sua forte vitalità è dovuta al fatto che lo vede eseguire tutti i giorni questa pratica da oltre 45 anni!

Il 28 Agosto del 1968 Do it again dei Beach Boys, è di nuovo ai vertici delle classifiche. Nascono le prime divergenze artistiche tra Beach Boys, Brian Wilson e la Capitol, il loro album Friends (1968) con sonorità jazz, riscuote poco successo e la band si trascina stancamente a fine decennio. Nel frattempo lasciano la Capitol e firmano per la Warner Bros/Reprise.

Nella tarda primavera del 1968, Dennis Wilson, l’aitante batterista dei Beach Boys, a Malibu dà un passaggio a due avvenenti autostoppiste, Patricia Krenwinkel e Ella Jo Bailey. Riviste qualche giorno dopo una seconda volta fare l’autostop, le porta a casa sua, al 14400 di Sunset Boulevard, a Pacific Palisades, Los Angeles, vicino al Will Rogers State Park. Dennis va a registrare con i Beach Boys in studio e quando ritorna a casa sua alle tre di notte, ad aspettarlo c’è Charles Manson. La casa di Dennis Wilson è invasa da giovani fanciulle e Dennis resta affascinato dal carisma di Charles Manson e dalla sua cricca di seguaci che si fanno chiamare la sua Family. Passa il tempo e Charles Manson è desideroso di incidere un album, Dennis lo presenta a Terry Melcher ( il figlio di Doris Day) che vive al 10050 di Cielo Drive. La stessa casa viene in seguito affittata da Roman Polanski e da sua moglie, Sharon Tate, un’attrice 26 enne incinta di otto mesi. Terry Melcher, Dennis Wilson, Brian Wilson ed altri ancora, tutti promettono di aiutare a registrare e pubblicare un disco di Charles Manson ma poi si rimangiano la parola e cercano di scaricarlo. Terry Melcher, aveva inizialmente espresso interesse nei riguardi di alcune canzoni di Charles Manson ma successivamente si era rifiutato di scritturarlo come musicista per la Columbia records, di cui è un noto produttore in quel periodo. La villa di proprietà di Terry Melcher (il quel periodo occupata invece ad insaputa di Charles Manson dai coniugi Polanski), diventa per Manson il simbolo di tutti coloro che l’avevano rifiutato! Charles Manson nel frattempo aveva incontrato e conosciuto vari musicisti tra cui John Phillips dei Mama’s and Papas che lo scarica quasi subito, Neil Young e molti altri ancora. Dennis Wilson dal canto suo invece pensa che Charles Manson sia un genio. Per farla breve, Dennis Wilson mentre è in tournée con i Beach Boys in Canada si vede recapitare una busta con una pallottola in segno di intimidazione e le minacce di morte al figlio Scotty, dato che le varie promesse di fargli incidere un album sembrano vanificate. Dennis ha presentato Manson anche al fratello Brian Wilson. Charles Manson addirittura registra alcuni brani nello studio di registrazione a casa di Brian Wilson. Per fortuna, Audree, la mamma dei fratelli Wilson, l’entourage dei Beach Boys e le loro famiglie fanno quadrato e si impongono nell’allontanare Dennis Wilson da Charles Manson. Dennis Wilson sempre più intimorito, cambia casa e lascia la sua villa nelle mani di Charles Manson e la sua Family. Il 9 Agosto del 1969, meno di due settimane dopo che Charles Manson aveva ordinato l’omicidio di Gary Herman (materialmente commesso da Bobby Beausoleil, un ex musicista, chitarrista che aveva militato nei Grassroots di Arthur Lee poi diventati Love e in un altro gruppo chiamato Orkustra di cui aveva anche fatto parte David Laflamme, futuro leader degli It’s a Beautiful Day, una eccellente band di San Francisco), la Family perpetra un pluri-omicidio uccidendo Sharon Tate e gli altri occupanti della casa di Cielo Drive. Tra le persone assassine che uccidono per conto di Charles Manson ci sono anche le due famose autostoppiste, Patricia Krenwinkel e Ella Jo Bailey. La notte in cui si consumarono gli omicidi, Polanski non era presente, si trovava infatti a Londra dove aveva appena terminato di girare Rosemary’s Baby. I membri della Famiglia non ebbero pietà uccidendo Sharon Tate, il guardiano della villa Stephen Earl Parent, ucciso a colpi di revolver da Charles Tex Watson, il parrucchiere dell’attrice Jay Sebring, Abigail Folger e Voityck Frykowski, accoltellato da Susan Atkins e fidanzato di Abigail Folger, figlia dell’imprenditore del caffè Folger. Sulla porta di casa con uno straccio intriso di sangue Susan Atkins scrisse PIG (e al plurale, Piggies è il titolo di una canzone dei Beatles) mentre sullo specchio del bagno venne scritto Helter Skelter (dal titolo della canzone dei Beatles) che fu interpretata da Charles Manson come l’apocalisse, la fine del mondo. La notte seguente, il gruppo di Manson, uccide altre due persone, Leno LaBianca e sua moglie Rosemary, in una casa nel quartiere di Los Feliz, sempre a Los Angeles. Sul frigorifero di casa LaBianca, la scritta Helter Skelter, un chiaro riferimento alla canzone dei Beatles su cui Manson si era fissato da molto tempo sostenendo addirittura che la canzone contenesse un messaggio in codice rivolto al suo gruppo, alla sua Family.

La canzone di Charles Manson Cease to Exist viene incisa dai Beach Boys cambiando il titolo ed il testo in Never learn not to love, le parole Cease to Exist ad esempio sono trasformate in Cease to resist.

Never learn not to love viene pubblicata come facciata B del singolo Bluebirds over the mountain, edito nel Novembre del 1968 e nell’album dei Beach Boys intitolato 20/20. Dennis Wilson ha dichiarato che Charles Manson non voleva i crediti della canzone, voleva soltanto denaro. Dennis Wilson aveva già dato in precedenza e in più riprese: casa, auto, soldi e quant’altro a dismisura a Charles Manson, ma per questa sola canzone sembra gli abbia sborsato qualcosa come One hundred thousand dollars! (100 mila dollari del 1968!) una vera follia in un mondo di folli!

Dennis Wilson è il più figo della band, gira in Ferrari (appartenuta al cantante soul Sam Cooke) e per un certo periodo agli inizi degli anni ’80, la sua donna del momento è Patti Reagan, la figlia del Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan.

Dennis Wilson nella sua vita turbolenta è stato sposato cinque volte, ad esempio con Shawn Marie Love, la figlia del cantante dei Beach Boys Mike Love e con Karen Lamm (dal 1975 al 1980), ex moglie di Robert Lamm, tastierista e polistrumentista della band dei Chicago Transit Authority e fidanzato più volte, una su tutte, con Christine Mc Vie (la cantante dei Fleetwood Mac) e con la sua ultima fiamma prima di morire a soli 39 anni, Crystal McGovern.

Dennis Wilson è il co-autore della bellissima You are so beautiful, co-firmata con Billy Preston e portata al successo da Joe Cocker.

Gli album successivi dei Beach Boys, Friends (Giugno 1968), 20/20 (Febbraio 1969) e Sunflower passano quasi inosservati segnando una delle parentesi meno felici e significative della formazione californiana. I Beach Boys dopo aver suonato in mezzo mondo, superano la cortina di ferro e si esibiscono a Bratislava, Praga e Brno nel Giugno del 1969.

Nel 1970, sempre lui, il batterista dei Beach Boys Dennis Wilson, appare come attore nella parte di The Mechanic nel film Two lane Blacktop diretto da Monte Hellman e con Warren Oates e il cantante James Taylor.

Nei primi anni ’70 i Beach Boys realizzano alcuni dei loro album più significativi: Surf’s up pubblicato il 30 Agosto del 1971 ricevendo lusinghiere attenzioni da parte del pubblico e della critica arrivando al N. 29 nelle classifiche americane e il 15° posto nelle charts inglesi. Il titolo dell’album Surf’s up è ripreso dall’omonima canzone scritta da Brian Wilson e Van Dyke Parks per l’abortito progetto Smile del 1966-1967. Segue l’uscita di Holland l‘8 Gennaio del 1973, con i Beach Boys che per inciderlo si trasferiscono quasi 6 mesi in Olanda e lo completano poi a casa a Los Angeles (viene registrato soprattutto tra il 3 Giugno e il 9 Ottobre del 1972).

Il 1971 è inaspettatamente l’anno della risurrezione e Surf’s up dei redivivi Beach Boys rappresenta il loro maggiore sforzo compositivo in assoluto, con testi impegnati, a sfondo sociale e riguardanti in certi brani l’inquinamento delle acque con la splendida Don’t go near the water composta da Alan Jardine e Mike Love oppure altri temi e melodie sognanti come la Disney girl di Bruce Johnston, Long promised road e Feel flows entrambe composte da Carl Wilson e Jack Riley , Student Demonstration time ( basata su Riot in Cell Block Nr. 9) un classico di Leiber e Stoller, Surf’s up di Brian Wilson e Van Dyke Parks, scampata e recuperata dalle macerie dell’album inedito Smile e la splendida ‘Til i die di Brian Wilson.

Nel 1972 Bruce Johnston lascia il gruppo momentaneamente e fanno ingresso nella formazione i sudafricani Blondie Chaplin alla chitarra e Ricky Fataar alla batteria, entrambi ex Flame (hanno già inciso nel 1970 un ellepì sotto la supervisione e la produzione di Carl Wilson per la Brother records) e il risultato è l’album Carl and the Passions So Tough. I bravissimi Ricky Fataar e Blondie Chaplin, sono autori in Holland (1972) di un brano come Leaving this town scritto con Carl Wilson e Mike Love e in Carl and the Passions -So tough (19762) firmano Here she comes e Hold on dear brother. Parteciperanno alle attività del gruppo dal vivo e nell’album Holland. Lasceranno la band nel 1974 al rientro di Brian Wilson nei concerti live e per contrasti con il manager dei Beach Boys di allora, Steve Love, fratello di Mike Love.

Tra il 1973 e il 1975 ma anche successivamente, Brian Wilson ha i suoi demoni ed è totalmente assente. I Beach Boys sono incapaci senza di lui di realizzare un buon album, o un semplice singolo da classifica, non resta per loro, che dedicarsi (senza Brian) ai concerti dal vivo. Il 19 Novembre del 1973 esce allora un doppio album In Concert con 20 brani e delle riuscite versioni di Sail on sailor, California girls, Heroes and villains, Surfer girl, Dont’ worry baby, Fun fun fun, Good vibrations ed altri classici. In classifica negli Stati Uniti si classifica al 25° posto, in Inghilterra invece non entra.

Nel 1974 il manager e produttore James Guercio entra nel gruppo come bassista occasionale e manager del gruppo part-time. Il 27 Luglio 1974 esce il singolo di Elton John Don’t let the sun go down on me, alle voci e ai cori ci sono Carl Wilson e Bruce Johnston. Il 23 Dicembre 1974 esce un nuovo singolo dei Beach Boys Child of winter abbinato con Susie Cincinnati, è il primo materiale nuovo del gruppo che esce dopo circa due anni.

Nel Maggio del 1975, parte il tour chiamato Beachago, i Beach Boys ed i Chicago Transit Authority hanno unito le loro forze e si esibiscono negli Stati Uniti al Sud, nel Midwest, ad Est, ad Ovest, ovunque e quasi ininterrottamente dal 2 Maggio al 6 Luglio 1975.

Il 30 e 31 Gennaio del 1976 iniziano le registrazioni del nuovo album 15 Big Ones che viene pubblicato sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, il 5 Luglio 1976. Nelle charts americane arriva all’8° posto, in quelle inglesi al N. 31. L’album è composto da alcuni brani loro e motivi assai celebri in cui i Beach Boys si divertono a farne delle lussuose cover. 15 brani tra cui Rock and roll music di Chuck Berry, Chapel of love, un hit cantato dalle Dixie Cups nel 1964, In the still of the night scritta da Fred Parris e cantata dai suoi Five Satins nel 1956 e Blueberry Hill, un classico che risale al 1940 musicato da Vincent Rose ed il testo scritto da Al Lewis e Larry Stock. Fu interpretata per prima da Gene Autry e sempre nel 1940 da Glenn Miller e la sua orchestra (popolarissima la sua versione negli anni ’40) e poi da tutti i grandi: Louis Armstrong nel 1949, Fats Domino nel 1956, Elvis Presley nel 1957, Little Richard nel 1958, Ricky Nelson nel 1958, i Led Zeppelin nel 1970, Jerry Lee Lewis nel 1973 e da molti altri ancora. I Beach Boys la interpretano nel 1976.

Segue Beach Boys Love you nell’Aprile del 1977 con Brian Wilson nuovamente al timone con quasi tutti i brani scritti e cantanti da Brian. In questo periodo Brian Wilson è guidato e plagiato dal Dr. Eugene Landy e le incisioni di questo ellepì sono frutto di composizioni terapeutiche prescritte a Brian Wilson dallo psichiatra. La preponderanza di sintetizzatore e tastiere rovinerà l’album che include alcune canzoni ugualmente pregiate come Let us go on this way, un valtzer come Solar System e Mona mentre Ding Dang è a dir poco bizzarra ed è un trip di Carl Wilson.

I Beach Boys con o senza Brian suonano dappertutto, girano il mondo intero. In ogni paese, nazione e città del mondo hanno naturalmente suonato svariate volte, eccone soltanto alcuni esempi.

Il 16 e 17 Febbraio 1962 suonano al The Rainbow Gardens di Los Angeles, California.

Il weekend successivo, il 23 e 24 Febbraio 1962 al Cinnamon Cinder di Los Angeles, California

Il 16, 17 e 18 Marzo 1962 i Beach Boys si esibiscono per tre sere consecutive, dalle 20 alle 24 al Monica Hotel di Santa Monica, California.

Da fine Luglio 1962 a metà Settembre 1962 sono impegnati in una stressante tournée nel Midwest, Usa (in totale 40 concerti)

Il 28 Settembre del 1963 sono al Cow Palace di San Francisco, California

Il 31 Gennaio 1964 e il 1° Febbraio 1964 alla Town Hall di Auckland, Nuova Zelanda

Il 1° Agosto 1964 al Civic Memorial Auditorium di Sacramento, California

Il 15 Novembre 1964 a Oslo, Norvegia

Il 16 Novembre del 1964 a Stoccolma, Svezia (con Brian Wilson)

Il 13 Febbraio 1965 alla Academy of Music a New York, Usa

Il 9 Gennaio 1966 alla Sankei Hall di Osaka, Giappone

Il 15 Gennaio 1966 a Tokyo, Giappone

Il 6 Novembre 1966 all’Astoria Theatre, Finsbury Park, Londra, Inghilterra

Il 27 Ottobre 1966 alla Deutchlandhalle di Berlino, Germania

Il 12 Novembre 1966 a Cardiff, Galles

Il 28 Dicembre 1966 al Civic Auditorium di San Francisco, California

Il 3 Maggio 1967 a Belfast, Irlanda del Nord

Il 18 Marzo 1967 al Masonic Auditorium di Austin, Texas

Il 25,26 e 27 Agosto del 1967 suonano a Honolulu, Hawaii,

L’11 Ottobre 1968 al Fillmore East di New York, Usa

L’8 Dicembre del 1968 a Londra, Inghilterra

Il 14 Dicembre 1968 ad Amsterdam, Olanda

L’11 Giugno 1969 a Budapest, Ungheria

Il 17 Giugno 1969 alla Lucerna Hall di Praga, Cecoslovacchia

Il 28 Novembre 1969 all’Aragon Ballroom di Chicago, Illinois

Il 10 Settembre 1970 a Rotterdam, Olanda

L’8 Dicembre 1970 al Gaumont Palace a Parigi, Francia

Il 27 Aprile 1971 al Fillmore East di New York (concerto dei Grateful Dead e a seguire i Beach Boys, hanno eseguito alcune canzoni assieme: Help me Rhonda, Okiee from Muskogee, Johnny B. Goode, Searchin’ e Riot in Cell. Block Number 9)

Il 26 Giugno 1971 al Beggar’s Banquet Festival, York Stadium, Toronto, Ontario, Canada

Il 21 Novembre 1971 a San Juan, Puerto Rico

L’8 Maggio del 1972 alla Festhalle, Francoforte, Germania

Il 23 Novembre 1972 alla Carnegie Hall di New York, Usa

Il 19 Settembre del 1973 al Madison Square Garden di New York, Usa

Il 10 Maggio 1975 al Madison Square Garden di New York, Usa

Il 5 Settembre 1976 a Montreal, Quebec, Canada

Il 14 Marzo del 1978 al Perth Entertainement Center

Il 18 e 19 Marzo del 1978 allo Sports Ground, Sydney, Australia,

Il 18 Aprile 1980 allo Spectrum, Philadelphia, Usa

Il 6 e 7 Giugno del 1980 alla Wembley Arena di Londra, Inghilterra (ero presente entrambe le sere)

Il 21 Giugno 1980, Knebworth, Inghilterra (esistono un CD ed un DVD ufficiale del concerto)

Il 4 Luglio 1980 al National Mall di Washington, D.C. (nel giorno dell’Indipendenza, durante la festa americana, si stimano ci fossero circa 500.000 persone)

 

Il 4 Luglio 1981 al National Mall di Washington, D.C. (nel giorno dell’Indipendenza, durante la festa americana, si stimano ci fossero circa 600.000 persone). Nei Beach Boys è presente Brian Wilson.

il 26 Novembre 1982 a Montego Bay in Jamaica,

Il 12 Luglio 1983 al RFW (Robert F. Kennedy) Memorial Stadium di Washington D.C.

Il 4 Luglio 1984 al National Mall di Washinton, D.C. con circa 500.000 persone.

Il 4 Luglio 1985 sono in concerto al pomeriggio al Benjamin Franklin Parkway di Philadelphia e si stima circa 1 milione di persone

Il 4 Luglio 1985, nello stesso giorno, sono in concerto alla sera nella National Mall di Washington D.C e si stimano circa 750.000 persone

Il 19 Luglio 1987 al Wembley Stadium, Londra, Inghilterra

Il 21 Luglio 1987 a Knokke-Heist in Belgio

Il 23 Luglio 1987 al Paleo Festival di Nyon, Svizzera (ero presente al concerto)

Il 27 Agosto 1989 a   Neundorf/ Egerkingen, Svizzera (con Brian Wilson), (ero presente al concerto).

Il 7 Luglio 1991 al Festival di Fraunfeld, Svizzera (ero presente al concerto).                                                 Hanno suonato : Manfred Mann, Allman Brothers band e i Beach Boys.

Il 13 Agosto 1995 al Kingswood Music Theatre di Toronto, Canada (ero presente al concerto)

L’8 Novembre 2003 al Filaforum di Assago (Milano), Italia (ero presente al concerto)

Il 27 Luglio 2012 all’Ippodromo al Galoppo di Milano, Italia (ero presente al concerto)                                           Reunion dei Beach Boys con Brian Wilson, Alan Jardine, Bruce Johnston, David Marks ed una band stellare.

 

A metà anni ’70 i Beach Boys suonano spesso dal vivo mentre la produzione discografica è latitante o inferiore alle aspettative.

Nel Settembre del 1978 esce M.I.U. con Brian Wilson, in un periodo in cui sta passando ed attraversando un inferno mentale e segna uno dei punti più bassi della band californiana. Nel Marzo del 1979 è la volta di L.A. Light album ma la vena creativa del gruppo e di Brian Wilson sembra esaurita.

L.A. Light album è il primo disco per la CBS, esce il 19 Marzo 1979 e vede lo sciagurato Bruce Johnston collaborare e produrre con l’arrangiatore Curt Becher una remake in versione disco di Here comes the night che era apparsa originariamente nell’album Wild Honey (1967). Ricordo ancora la sensazione che provai quando ascoltai per la prima volta questa versione disco-music, la voglia era di rompere, spaccare e buttar via tutti i dischi dei Beach Boys e dimenticarli per sempre! Mi sentii deluso, tradito, anche se oggi invece sono ancora qui ad ascoltarli, sempre di più, sempre di più e dimenticando questo passo falso!

Nel Marzo 1980 esce Keepin’ the summer alive, un album disorganico che non salva la band. Sempre nel 1980, il 6 e 7 Giugno, presenti 15.000 persone circa a spettacolo, corro a Londra a vederli dal vivo per due sere di fila alla Wembley Arena e la pelle d’oca é la sensazione che ricordo maggiormente.

Nel 1981, in autunno esce l’ennesima compilation, un doppio antologico intitolato Ten Years of Harmony edito senza successo dalla CBS mentre la Capitol records, padrona del loro catalogo passato, vende contemporaneamente milioni di copie delle due doppie antologie Endless summer e Spirit of America.

Il 6 Aprile del 1983 il Segretario degli Interni americano James G. Watt, dichiara di non gradire i Beach Boys ed altre rock band per il consueto concerto nel giorno dell’Indipendenza, il 4 Luglio a Washington perché ai concerti rock trascinano elementi indesiderabili (undesirable element e wrong element) e per non incoraggiare l’uso di droghe ed alcohol. Invita quindi a suonare Wayne Newton, Mr. Las Vegas, un attore e cantante ben più moderato e tranquillo. La Casa Bianca contesta la dichiarazione di James G. Watt e sta dalla parte dei Beach Boys. Nasce un caso nazionale ed un vero e proprio incidente diplomatico. Il 21 Settembre 1983 su espressa richiesta del Presidente Ronald Reagan, James G. Watt rassegna le dimissioni.

Il 12 Giugno 1983, i Beach Boys suonano al RFW Memorial Stadium di Washington , D.C. Il concerto è breve, 22 canzoni, Sloop John B. è cantata da Brian Wilson, Wouldn’t it be nice da Al Jardine, il cantante primario resta Mike Love. I Beach Boys non eseguono nemmeno Barbara Ann e si scusano per la breve durata del concerto. Della band fanno parte Mike Love, Al Jardine ed i tre fratelli Brian, Dennis e Carl Wilson. Si scusano e spiegano il perché, la band infatti è attesa alla Casa Bianca dal Presidente Ronald Reagan, dalla First Lady e dall’intero Corpo Diplomatico.

Prendendo le difese dei Beach Boys, Nancy Reagan dichiara che i suoi figli sono cresciuti con loro e che i Beach Boys sono gente eccezionale. Sempre la First Lady Nancy Reagan invia un invito personale ai Beach Boys per farli suonare e cantare a Washington il 4 Luglio del 1984.

Il 4 Luglio del 1985 invece, i Beach Boys suonano al pomeriggio a Philadelphia davanti a circa 1 milione di persone, la sera sono al National Mall di Washington, DC davanti ad un pubblico stimato in 750.000 persone. I Beach Boys entrano nel libro dei Guinness dei Primati, stabilendo un nuovo record di pubblico in una sola giornata e restano nella leggenda.

Ancora negli anni ’80, i Beach Boys sono l’autentica vera America’s band, il gruppo per eccellenza americano.

Ciascun membro dei Beach Boys realizza nel corso degli anni alcuni album solisti, su tutti segnalerei Bruce Johnston con Surfer’s Pajama Party e Surfin’ round the world addirittura incisi prima di essere un Beach Boy nel lontano 1963, Dennis Wilson apre le danze con Pacific Ocean blue del 1977, Mike Love realizza Looking back with love (1981) ed insieme a Charles Lloyd ed altri valenti musicisti forma i Celebration con due splendidi album nel 1979, Carl Wilson dal canto suo incide due ellepì, l’omonimo Carl Wilson (1981) e Youngblood nel 1983.

Carl Wilson (dei Beach Boys), Gerry Beckley degli America e Robert Lamm dei Chicago registrano negli anni ‘90 un album Like a Brother che viene pubblicato postumo soltanto nel 2000, due anni dopo la morte di Carl Wilson ma il risultato è deludente.

Nel 1983 una sciagura investe la band, Dennis Wilson, per ironia della sorte l’unico surfista ed amante dell’oceano della formazione californiana muore annegato (e ubriaco) mentre sta scandagliando i profondi abissi a Marina del Ray in California, dopo essersi tuffato in mare dalla sua barca chiamata Harmony, il 28 Dicembre 1983.

Nel Maggio 1985 sempre la CBS pubblica il loro nuovo album semplicemente intitolato The Beach Boys ma ancora una volta l’album è deludente e sfocato nonostante alcuni pezzi come Getcha back (sulla falsariga di Do it again) e firmata dal cantante del gruppo Mike Love e Terry Melcher, I do love you, una cover di un pezzo di Stevie Wonder, lui stesso presente nel brano alla batteria, basso e armonica e la gustosa California calling (firmata Alan Jardine e Brian Wilson) con Ringo Starr dei Beatles alla batteria e ai timpani.

Sempre nel 1985 la band partecipa al mastodontico Live Aid di Bob Geldof.

Nel 1988 in un periodo di stanca per i Beach Boys, esce il singolo Kokomo (senza Brian), un pezzo dal sapore esotico, firmato da John Phillips, ex Mama’s and Papa’s, Mike Love, Terry Melcher e Scott Mc Kenzie (celebre per l’inno San Francisco) ed arriva in vetta alle classifiche americane nel Settembre del 1988.

Nel 1989 sulla scia dell’inaspettato successo del singolo Kokomo e grazie al film e colonna sonora di Cocktail con Tom Cruise, il gruppo ritorna alla Capitol ed incidono in fretta e furia sfruttando il momento propizio, un nuovo album Still Cruisin’, che vende oltre 700 mila copie usando pezzi tratti da singoli o brani già editi e pubblicati in alcune colonne sonore e con Terry Melcher in veste di produttore (noto produttore negli anni ’60 dei dischi dei Byrds e di altri gruppi ed artisti importanti). La carriera dei Beach Boys è senza alcun dubbio in fase calante, fortemente discendente. Non trovano credibilità, non hanno un contratto discografico e Mike Love è colui invece che porterà avanti la band per i decenni seguenti soltanto come fenomeno di pura nostalgia, riproponendo giorno dopo giorno dal vivo le canzoni principalmente degli anni ’60 e ’70 che li hanno resi popolari. In rotta con Mike Love, Brian Wilson non sta più con i Beach Boys e dal 1988 sembra essersi ripreso dai vari problemi mentali e fisici, iniziando una fortunata e brillante carriera solistica.

Sul versante Beach Boys da segnalare solo un nuovo album con dodici brani nel 1992 intitolato Summer in Paradise edito dalla Brother Entertainment in cui sono particolarmente attivi Mike Love e Terry Melcher che firmano alcuni brani in coppia. Da notare nel disco una versione di Hot fun in summertime di Sly and the Family Stone ma arriviamo alla quasi sufficienza, nulla più.

Nella primavera del 1993 la Capitol records, pubblica un interessante cofanetto in coincidenza con il trentesimo anniversario del grande hit dei Beach Boys Surfin’ (1963). Good Vibrations- Thirty Years of the Beach Boys, che raccoglie 5 CD (6 CD’s nella versione inglese). Il cofanetto contiene 142 canzoni con il meglio del loro repertorio dal 1963 al 1980 compreso e un prezioso libretto con oltre 60 pagine, è stato realizzato grazie all’ottimo lavoro effettuato da tre compilatori come Mark Linett (principalmente un sound engineer), Andy Paley (musicista) e David Leaf (giornalista). Grazie a quest’ultimo, David Leaf, con orgoglio posso dire che il sottoscritto è stato citato all’interno del booklet nei ringraziamenti, negli special thanks.

La storia discografica dei Beach Boys finisce qui.

Negli anni ’90 e nel nuovo millennio la band si è espressa soltanto dal vivo ma mancano alcuni punti nevralgici e fondamentali. Manca Brian Wilson che prosegue nella sua splendida carriera da solista e ha trovato una band a dir poco eccellente (nove elementi, i Wondermints) che lo accompagnano dal vivo e in studio meravigliosamente. Manca Dennis Wilson, deceduto nel Dicembre 1983 e l’altro fratello, il chitarrista Carl Wilson (accanito fumatore), deceduto in seguito ad un carcinoma, un tumore ai polmoni, il 6 Febbraio 1998.

L’ultima incisione di una certa importanza è Star and Stripes Vol. 1, un album con 12 brani dei Beach Boys qui rivisitati e cantati in versione country da alcuni autentici fuoriclasse del country americano, artisti come Willie Nelson, Timothy B. Schmit, Toby Keith, Ricky Van Shelton, Junior Brown, Larrie Morgan,ecc.ecc. L’album è pubblicato dalla River North Nashville records nel 1996 e vede Mike Love come Executive Producer e Brian Wilson e Joe Thomas come produttori. Dei Beach Boys sono presenti nel disco come voci e cori (harmonies): Mike Love, Brian Wilson, Carl Wilson, Bruce Johnston, Al Jardine e suo figlio Matt Jardine che ha una bellissima voce come il padre. Le canzoni del disco: 409, Don’t worry baby, I jet around, Long Tall Texan, Be true to your school, Help me Rhonda, Caroline no, I can hear music, Little Deuce Coupe, The warmth of the sun, Sloop John B e Fun Fun fun.

Per ritrovare i Beach Boys tutti assieme (mancanti soltanto i defunti Dennis e Carl Wilson) dovremo aspettare l’album della reunion del 5 Giugno 2012, il già citato That’s why God made the radio.

Nei Beach Boys (una famiglia di cui tre fratelli, un cugino ed un amico d’infanzia e nei primi anni, un padre come manager), ognuno è essenziale, determinante, imprescindibile e dotato di grandi qualità.

Il cantante Mike Love era ed è da sempre il front-man del gruppo, il cantante solista, sempre al centro del palco oltre ad aver collaborato e firmato moltissimi brani in coppia con Brian Wilson (Brian Wilson scriveva la musica, Mike Love i testi per un binomio insuperabile). Rimarrà sempre il nostalgico del gruppo e porterà avanti la band sino ai nostri giorni.

Dennis Wilson era il batterista, l’anima del gruppo, generoso, audace, goliardico, surfista, ottimo pianista ed autore di alcuni album solisti come Pacific Ocean blue del 1977 ed uno inedito, Bamboo.

Carl Wilson era il Chuck Berry della situazione, il chitarrista ma anche dotato di una voce angelica nonché voce solista in un capolavoro come God only Knows.

Al Jardine (chitarrista e bassista) è presente in oltre 25 album incisi in studio dai Beach Boys ed è un membro originario. E’ lui la voce solista in brani come Help me Rhonda, Then i kissed her, I know there’s an answer e Lady Linda. Alan Jardine ha pubblicato come solista Al Jardine Family & Friends- Live in Las Vegas nel 2001 e nel 2010 l’album solista A postcard from California con numerosi ospiti illustri come Glen Campbell (negli anni ’60 è stato nei Beach Boys per pochi mesi), Brian Wilson, Gerry Beckley e Lee Dewey Bunnell degli America, David Marks ( chitarrista ex Beach Boys, ora nella reunion della band), Steve Miller, Norton Buffalo, David Crosby e Neil Young quest’ultimi due in Campire Scene e nuovamente David Crosby, Neil Young e Stephen Stills in California saga.

Infine citiamo David Marks (per due anni nei Beach Boys dal 1962 al 1963 al posto di Alan Jardine che ci ripenserà e ritornerà nella band) e Bruce Johnston alle tastiere e al basso che il 9 Aprile del 1965 ha sostituito Glen Campbell entrando definitivamente nei Beach Boys dapprima dal vivo e poi anche in studio in sostituzione di Brian Wilson quando il genietto smise di suonare nei concerti live con il gruppo.

Il primo Novembre del 2011 dopo un’attesa di 44 anni, viene pubblicato un cofanetto antologico intitolato The Smile Sessions, dove per la prima volta vede la luce la presunta versione originale di Smile. Esiste anche in versione deluxe con 5 CD e due LP.

Il 5 Giugno del 2012 in concomitanza con il tour mondiale da loro intrapreso (con Brian Wilson presente nonché produttore del disco) che celebra il 50° anniversario dalla nascita del gruppo (1962-2012), i Beach Boys ritornano alla Capitol records con questo nuovo album che riscuote successo arrivando nelle classifiche di vendita americane al 3° posto e al 15° posto in Inghilterra. E’ il primo disco dei Beach Boys che contiene nuovo materiale sin dai dei tempi di Summer in paradise del 1992 (giusto vent’anni prima). La band è riunita al completo con Brian Wilson, Mike Love, Bruce Johnston, David Marks e Al Jardine mancando naturalmente e soltanto i defunti Dennis e Carl Wilson.

That’s why God made the radio è un album riuscito, un ulteriore inno all’estate e al sogno californiano, con un’ultima variazione sul tema e l’epilogo della saga californiana, dai ricordi della endless summer (estate senza fine) alla Summer’s gone (l’estate che se ne è andata anche in senso metaforico) in una congiunzione ideale di passato e futuro, fugacità ed eternità. Per Brian Wilson i ritmi, le sonorità e i testi sono spesso ricorrenti, sempre in sospeso tra sogni di giovinezza e di vecchiaia. Brian in un certo qual modo, è sempre il medesimo eroe tragico che piange la fine dell’estate adottando una tipica immagine poetica di melanconia saturnina e il genio fanciullesco che abita in lui. That’s why God made the radio ha una sua relativa coerenza strutturale, in particolare, nel nesso tra introduzione e conclusione con lo stesso brano, riproponendo la formula di alcuni album solisti di Brian Wilson come That lucky old sun. L’avvolgente Shelter ci ricorda i giorni migliori, sospesa tra il canto di Brian Wilson nella strofa e il falsetto di Jeffrey Foskett (ha fatto parte per anni della band dei Beach Boys dal vivo e della Brian Wilson band) nel ritornello. Summer’s gone invece è destinata ad entrare tra le pagine più memorabili della produzione di Brian Wilson riscattando un album in cui ci sono limiti evidenti, non ultimo l’età dei suoi componenti che cantano ancora in maniera nostalgica di mare, sole ed estati perdute o senza fine.

Un capitolo doveroso e a sé merita la carriera solistica di Brian Wilson.

S’inizia con l’omonimo Brian Wilson del 1988 contenente una splendida e stupenda canzone come Love and Mercy, Melt away e la lunga suite Rio Grande. Brian Wilson è la prima prova discografica solista pubblicata dalla Sire records, una sussidiaria della Warner Bros. Il suo presidente, Lenny Waronker, grande fan di Brian Wilson e dei Beach Boys mette a disposizione un milione di dollari per il suo pupillo, ma il grande successo non arriva. Dal 1988 al 2015 Brian realizza live o in studio un totale di 13 album.

In sintesi nel 1995 ecco Brian Wilson trionfare con due ottimi dischi J just wasn’t made for these times parafrasando una canzone dei Beach Boys dallo stesso titolo e in coppia con Van Dyke Parks (l’autore dei testi di Smile), Orange Crate Art, dal sound colto e raffinato.

Nel 1998 è la volta di Imagination, mentre nel Giugno 2000 ecco in tutto il suo splendore l’album e CD doppio dal vivo Live at the Roxy Theatre in cui Brian Wilson si riappropria delle sue canzoni e finalmente torna ad esibirsi dal vivo, accompagnato da una band stratosferica che conosce a memoria e a menadito ogni singola canzone dei Beach Boys, anzi le sa esaltare e le ripropone in chiave moderna con ogni strumento al punto giusto in un ventaglio di suoni che ci armonizza e ci ridà le gioia della vita. Brian Wilson studia ogni singola mossa, grazie a collaboratori fidati e bravissimi, in primis la sua seconda moglie Melinda Kae Ledbetter, conosciuta nel 1986 (vendeva auto) e sposata a Palos Verdes in California il 6 Febbraio del 1995. Melinda oltre che seconda moglie di Brian Wilson diventerà la sua confidente e manager. Al fianco di Brian Wilson e dei suoi successi una band come i Wondermints che diventeranno la Brian Wilson band, un management con i fiocchi con Jean Sievers su tutti ed un amico fidato e giornalista di Brian Wilson, David Leaf.

Nel 2002 a Giugno esce Pet Sounds Live, eseguito per la prima volta dal vivo a Londra dove ripercorre e ripropone ogni singola canzone dello storico album dei Beach Boys.

Nel Giugno 2004 è la volta dell’ennesima prova solista di Brian Wilson che si presenta con Gettin’ in over my head ma le sorprese non sono ancora finite e se era emozionante risentire Pet Sounds nella nuova versione che dire di Brian Wilson presents Smile che esce nel Settembre del 2004? Brian rievoca il fantasma di Smile, il leggendario album perduto nel 1967.

Brian Wilson prosegue nella sua fantastica carrellata e ad Ottobre 2005 eccolo con un album squisitamente natalizio, What i really want for Christmas con 15 brani, alcuni traditional natalizi e 5 composizioni firmate dallo stesso Brian Wilson in sodalizio con altri autori.

A parer mio l’ultimo eccellente album di Brian Wilson è That lucky old sun che vede la luce nel Settembre 2008. That’s lucky old sun risulta il lavoro migliore e più rappresentativo di una carriera solista davvero notevole e pregevole.

Brian Wilson non è ultimo a sorprese e nel Settembre 2010 reinterpreta con fascino George Gershwin. Brian Wilson Reimages Gershwin è infatti un album elegante e raffinato, pubblicato dalla Walt Disney records ed in cui Brian reinterpreta dieci composizioni di Ira e George Gershwin, oltre a due nuove canzoni completate dal musicista californiano su abbozzi originali di Gershwin lasciati incompiuti.

Nell’Ottobre del 2011 sempre per la Walt Disney, Brian Wilson pubblica In the key of Disney, si tratta di una raccolta di brani tratti dai film di Walt Disney e parzialmente riuscita con When you wish upon a star dal film Pinocchio ad altre come Kiss the girl da La Sirenetta.

Nel 2015 esce No Pier Pressure, l’ultimo deludente album di Brian Wilson che ritorna alla Capitol records da solista ma in cui è malamente consigliato e in questo caso dà corda ad artisti emergenti o giovani a parer mio insignificanti come Sebu Simonian dei Capital Cities (terribile la danzereccia Runaway Dancer), She & Him, Kacey Musgraves e con i contributi degli ex Beach Boys, Al Jardine, Blondie Chaplin e David Marks.

I Beach Boys dal canto loro con i soli rimasti Mike Love e Bruce Johnston e talvolta Al Jardine e David Marks (Mike Love litiga e fa pace con i vari membri originali dei Beach Boys più volte), suonano ancora in giro per il mondo imperterriti riproponendo il loro vasto repertorio, ma la magia è sparita, Brian Wilson fa il solista ed è, e sarà in perenne rotta di collisione con Mike Love sino alla prossima puntata.

Liti permettendo, resta un catalogo a dir poco favoloso per una band senza eguali che ha cullato   intere generazioni e il sogno di molti americani e non solo, anche di noi europei.

I Beach Boys sono stati un fenomeno irripetibile, uno stile di vita, il sinonimo di un’epoca. Un gruppo inossidabile con alle spalle oltre 50 anni di carriera e più di 130 milioni di dischi venduti.

Una singolare dimostrazione di capacità di adattamento e di senso della continuità della tradizione musicale popolare. Una formazione che ha saputo definire un’intera epoca del rock e che continua a dominare il mercato della nostalgia, conservando un suo pubblico fedelissimo e affascinando con le proprie eleganti ed inconfondibili sonorità e voci, grandi e piccini e nuove generazioni di ascoltatori.

Aldo Pedron