Il dissenso nella scienza e nella ricerca

Se ci sono ambiti dell’attività umana soggetti  a consensi e dissensi, sorprese e delusioni, questi sono sicuramente la scienza e la ricerca.

La scienza è terreno fertile per accesi dibattiti  in tutte le diverse discipline e sono all’ordine del giorno discussioni e contrapposizioni anche aspre che investono ampi settori della fisica, della chimica, della medicina.

Anzi  sono sicura testimonianza di vivacità e produttività.

Basti pensare alla più famosa e nota delle diatribe: quella tra i sostenitori del sistema tolemaico e i fautori del sistema copernicano, che sfociò nell’accesissimo scontro  tra  Galileo Galilei e la Chiesa, con tutte le gravi conseguenze non ancora del tutto sopite.

Dal 1632, con la pubblicazione del suo ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’, Galileo ha innescato una delle la più grandi rivoluzioni  della storia umana  e da allora il dubbio e la vulnerabilità di certezze acquisite ha prodotto da un lato i fautori della scienza, – sostenitori entusiasti dei suoi successi -, dall’altro coloro che cercavano di contrastare quasi con ostilità i suoi risultati nel timore di perdere quei valori tradizionali che la scienza  aveva messo in crisi.

Atteggiamento giunto, nel nostro Paese, fino all’assurda separazione  tra le due culture, quella umanistica e quella scientifica, di cui portiamo ancora in parte  il segno nella formazione dei giovani.

Da allora è stato un susseguirsi di stop and go  in tutte le discipline scientifiche.

Solo giganti come Newton, e prima di lui Galileo, potevano intuire contro ogni dottrina accreditata che le leggi che tengono insieme la Luna e la Terra, e l’intero sistema solare sono le stesse che governano la caduta dei gravi; così come geni della levatura di Franklin, Volta e Galvani hanno potuto  sbarazzarsi della teoria  del fluido elettrico giungendo,  a seguito di osservazioni ed esperienze condivise, a capire  che l’elettricità è fenomeno legato alla struttura particellare della materia.

Senza dimenticare gli esperimenti di Torricelli sulla pressione atmosferica; e ancora con  Kelvin e Carnot arrivare  a demolire la teoria del calorico e stabilire che calore è energia e che gli scambi tra calore e lavoro sono regolati dalle ferree leggi della termodinamica.

Insomma, dai fondamenti di Cartesio e Bacone  e  dall’acquisizione del metodo scientifico fondato da Galileo, dal quale possiamo far partire quella che chiamiamo la scienza moderna,  la ricerca scientifica, in tutte le sue fasi e discipline, è stata un susseguirsi di  consensi e dissensi, di messe al bando e riabilitazioni, di ostracismi ed entusiasmi, atteggiamenti  che costituiscono il sale della scienza e la base del metodo che guida la ricerca partendo dall’osservazione.

Del resto, la competitività della scienza sta proprio nella validità limitata delle sue teorie: una teoria viene rimpiazzata da un’altra più attendibile e verificata dai fatti.

Quando un modello non è più in grado di  produrre previsioni corrispondenti a quanto osserviamo, viene corretto oppure se ne cerca uno migliore.

La scienza è un processo di retroazione: impara dai suoi stessi errori e si comporta in modo darwiniano; solo le teorie efficaci sopravvivono.

La ricerca scientifica mette in luce continuamente fenomeni nuovi e inattesi e teorie nuove sono state e sono tuttora  escogitate dagli scienziati per trovare spiegazioni adeguate.

Questo continuo processo comporta l’assimilazione di nuove regole e un inevitabile cambiamento di paradigma che tenga conto delle novità e gli scontri più accesi tra scienziati sono avvenuti e avvengono proprio su questo terreno.

Tra le più esaltanti questioni del passato che hanno diviso il mondo tra favorevoli e contrari la teoria dell’evoluzione, ancora recentemente  contrastata, fonte inesauribile di accese dispute;  l’esistenza dell’etere, cancellato quasi per decreto a seguito degli studi di Einstein sulla  luce; la superconduttività, scoperta nel 1911 dall’olandese Onnes, ma che ha dovuto attendere quasi cinquant’anni per essere accompagnata da una teoria esauriente.

E poi la meccanica quantistica e la teoria della relatività, che hanno segnato in maniera indelebile tutto il ‘900 con esperimenti e teorie che hanno ribaltato gran parte delle conoscenze consolidate nel campo della fisica e non solo.

Con ricadute importanti anche in campo filosofico e cognitivo, e in discipline diverse dalla fisica come la biologia: basti pensare al principio di indeterminazione di Heisenberg che regola anche i meccanismi più intimi e il comportamento di molecole essenziali per la vita.

Per venire a fatti più recenti, come non citare la fissione nucleare e la grande contrapposizione tra i favorevoli e contrari a utilizzare l’immensa riserva di energia racchiusa nel nucleo per rifornire il mondo di tutta l’energia di cui ha bisogno.

Ma qui il discorso si sposta dalla scienza alla tecnologia e le contrapposizioni si misurano su un piano più squisitamente politico dove la scienza resta a fare da sfondo, mantenendo, per fortuna, immutati il suo rigore e la sua autorevolezza.

Discorso analogo vale per la fusione termonucleare controllata.

Anche qui, compreso il fenomeno e condivisa la teoria, il dissenso e il consenso si sfidano sul terreno applicativo come in parte accade anche in un settore assai delicato, quello delle cellule staminali permeato però da una forte componente etica che ne esalta i contrasti e le conseguenze.

Squisitamente scientifiche sono invece le contrapposizioni e il dissenso su quella che è la più recente e forse conclamata delle dispute: quella sulla fusione fredda.

Fenomeno venuto alla ribalta nel 1989 che sembrò anche qui mettere in discussione  in parte le teorie note e offrire al  mondo energia in grandi quantità a basso costo e senza controindicazioni.

Oggi questo fenomeno è stato chiarito e in parte accettato, ma non c’è ancora accordo nella comunità scientifica su una teoria completa e condivisa in grado di fornire una spiegazione soddisfacente per tutti.

Tuttavia in diverse centri di ricerca del mondo si continua a lavorare su questo e su temi a questo vicini – fisica della materia condensata – per cercare di arrivare a risultati concreti che permettano di iniziare una fase applicativa seria e duratura.

Anche sull’evoluzione e le origini dell’universo esistono se non proprio posizioni contrapposte di sicuro atteggiamenti di attesa ragionata.

Le recenti scoperte sui costituenti ultimi della materia se da un lato confermano le teorie accreditate, dall’altro lasciano spazio a interrogativi e margini di incertezza e a possibili scenari diversi.

Ma si tratta di speculazioni squisitamente teoriche che non  incidono sulla quotidianità delle nostre vite né pongono quesiti stringenti sul futuro della vita sulla Terra.

Non altrettanto si verifica  invece quando teorie e previsioni incidono sul nostro presente e sulle future generazioni.

Temi scottanti sono senza dubbio quelli del clima e dell’energia, fortemente intrecciati tra loro, dove si fronteggiano da sempre opinioni che vedono la gente comune divisa su posizioni spesso ascientifiche e superficiali perché frutto  di cattiva informazione e demagogia dovuta a coloro che dovrebbero fare informazione onesta e corretta e che speculano invece sul tornaconto personale o quello di lobbies note.

Da anni ci vengono proposti scenari allarmanti sui mutamenti climatici, sull’effetto serra, sulle responsabilità dell’attività dell’uomo in questi cambiamenti, sull’esaurimento delle fonti fossili, suffragati da dati molto spesso errati o non sufficientemente documentati.

Come quello del Club di Roma che aveva previsto l’esaurimento del petrolio entro il 1999!

Purtroppo, quando la politica si insinua a gamba tesa nella scienza e nella ricerca e pretende da questa conferme alla propria visione del mondo, i  dissensi si accentuano e i punti di riferimento possono  vacillare.

L’attività degli scienziati è quella di formulare ipotesi sulla natura del mondo per poi sottoporle a un controllo sperimentale rigoroso e discuterne i risultati.

E qui non si può non ricordare Popper e la sua teoria della falsificazione secondo la quale i controlli non sono tentativi di dimostrare  una particolare teoria, ma di confutarla.

Concezione che ha dominato l’epistemologia per quasi mezzo secolo, ma oggi  abbandonata perché porterebbe alla paralisi della scienza e della ricerca il cui obiettivo non è solo tentare di dimostrare la validità o l’erroneità di  alcune teorie, ma definire i limiti di applicazione di alcune ipotesi.

Il principio popperiano di falsificazione, basato sull’assunzione che nelle relazioni causali del mondo reale  si abbia un rapporto da uno a uno – una causa un effetto -, è stato messo in discussione da un  altro filosofo della scienza, Thomas Kuhn.

Dal momento che  in realtà tutti i fenomeni sono variamenti correlati e influenzati da numerose variabili, la scienza procede in modo discontinuo e le idee nuove danno origine a rivoluzioni scientifiche che determinano  nuovi paradigmi che sostituiscono o meglio aggiornano e migliorano i  modelli precedenti.

In ogni caso dissensi e contrasti, rivoluzioni e contestazioni continueranno ad avere quel ruolo importante di cui la scienza non può  e non deve fare a meno.

Ludovica Manusardi Carlesi