Siamo tutti ‘sapienti’? Idiots savant

Nel 1887 il medico inglese John Langdon Down tenne una conferenza nella sede della prestigiosa ‘Medical Society’ di Londra nella quale fece il punto sulla sua esperienza trentennale come sovrintendente medico nel Surrey del Royal Earlswood Asilo per ‘idioti’, intendendo con tale termine persone con importanti deficit mentali.

Down aveva già caratterizzato la malattia che allora fu denominata ‘idiozia mongoloide’ e, dal 1961, è chiamata ‘sindrome di Down’.

Nella lettura del 1887 Down descrisse “una classe interessante di casi a cui fu dato il nome di “idioti sapienti”(idiots savant), e dei quali un numero considerevole è stato sottoposto alla mia indagine” (1).

Uno dei suoi pazienti aveva memorizzato parola per parola il tomo ‘L’ascesa e la caduta dell’impero romano’ ed era in grado di recitarlo dall’inizio alla fine e viceversa.

Altri ragazzi mostravano una grande abilità nella musica, nell’arte, nella matematica presentando però allo stesso tempo carenze enormi nelle altre facoltà mentali.

Attualmente non si parla più di ‘idioti sapienti’ ma di ‘sindrome di Savant’.

Questa sindrome agli inizi era associata all’autismo in quanto molti ‘savants’ ne presentavano i sintomi, ma in seguito sono stati rilevati parecchi casi di persone completamente esenti da problemi autistici. I savants oggi riconosciuti nel mondo sono pochissimi, circa una cinquantina, e sono dotati di alcune caratteristiche comuni come una memoria ed un’abilità in un determinato campo di gran lunga superiori rispetto alla media delle persone normali il che contrasta maggiormente considerando il loro scarso livello cognitivo.

Il noto film del 1988 ‘Rain Man’ con Dustin Hoffman è stato ispirato dalla storia di Kim Peek (1951-2009) che aveva iniziato a leggere a due anni ma era stato incapace di camminare fino a quattro.

Peek, affetto da un grave ritardo mentale, era in grado di leggere un libro in un’ora guardando le pagine a coppie usando nello stesso momento un occhio per ognuna e ricordandone circa il novantotto per cento del contenuto; aveva memorizzato perfettamente circa dodicimila libri.

Il cervello di Peek esaminato con la risonanza magnetica ha evidenziato che era privo del corpo calloso, la struttura che connette l’emisfero destro a quello sinistro, e questo probabilmente spiega la sua capacità di leggere due pagine alla volta (2).

Il suo caso rientrava comunque nella categoria degli autistici data la scorrelazione delle sue attività motorie a causa di danni al cervelletto, e le difficoltà di socializzazione.

Una particolare forma di autismo più lieve, nota col nome di sindrome di Asperger, riconosciuta come malattia psicologica solo nel 1994, aveva affetto personaggi famosi come Isaac Newton.

Newton parlava pochissimo ed era così ossessivamente immerso nei suoi studi da dimenticarsi spesso di mangiare e da tenere regolarmente le sue lezioni anche se la sala era completamente vuota.

Anche i fisici Dirac e Majorana (3) soffrivano sicuramente di questa sindrome e, sembra, anche Steve Jobs.

Uno di questi savants, Daniel Tammet, nato a Londra nel 1979, detiene il primato mondiale di memorizzazione del pi greco (il famoso 3,14) di cui ricorda ben 22.514 cifre decimali che declamò in cinque ore il 14 marzo 2004 al Museo di Storia delle Scienze di Oxford.

Intervistato dallo scienziato Mikio Kaku ha risposto che associa ad ogni numero un colore od una sensazione (sinestesia) ma come poi riesca a ricordarli in sequenza ha detto di non saperlo, per lui “funziona in questo modo” (2).

Tammet parla undici lingue; la sua autobiografia è stata tradotta in italiano e pubblicata da Rizzoli nel 2008 (4).

Naturalmente non tutti gli autistici sono sapienti, ma soltanto circa il dieci per cento mentre circa una persona su millequattrocento con ritardi mentali o disordini nel sistema nervoso centrale non connessi con l’autismo hanno caratteristiche di savant.

Quindi non tutte le persone autistiche sono sapienti e non tutti i sapienti sono autistici.

Esiste anche una sindrome di sapiente in persone normali che si può acquisire a seguito di casi di demenza o di violenti traumi cerebrali.

Un caso spesso citato è quello di Orlando Serrel colpito violentemente all’età di dieci anni sul lato sinistro della testa da una palla da baseball, che lo fece crollare a terra perdendo i sensi.

Dopo un lungo periodo di tormentosi mal di testa Orlando si riprese completamente ma realizzò che il suo cervello era cambiato. Aveva adesso una misteriosa capacità di eseguire complessi calcoli relativi all’individuazione precisa del giorno della settimana per qualsiasi data passata o futura del calendario (capacità di calendarizzazione), e di ricordare con precisione tutto ciò che era accaduto, giorno per giorno, dal momento del suo incidente.

La scoperta di questo fenomeno assai raro ed atipico ha fatto sorgere la possibilità che in ciascuno di noi possa trovarsi una potenzialità dormiente relativa a particolari capacità artistiche ed intellettuali, cioè che possa esistere un ‘inner savant’, un sapiente celato al nostro interno.

Queste qualità potrebbero essere evidenziate usando opportuni campi magnetici oppure esaltate mediante terapie geniche o coltivando cellule staminali indirizzate alla crescita di neuroni nella corteccia prefrontale ed in altre zone specifiche del cervello.

Il problema è dibattuto in quanto molti ricercatori sostengono che i savants, qualunque origine abbiano avuto, sono così dalla nascita, e quindi le loro capacità palesi o nascoste sono comunque innate.

Lo psichiatra Darold Treffert (5) ha dedicato trent’anni allo studio di queste forme che inizialmente pensava fossero presenti dalla nascita dell’individuo, ma dopo una visita alle splendide sculture di un uomo con un apprendimento normale fino all’età di tre anni, ma che poi, causa una caduta con gravi danni cerebrali, aveva subito un immediato rallentamento dello sviluppo cognitivo e l’insorgenza di disabilità intellettive con problemi di linguaggio, iniziò a interessarsi a questi casi di sindrome di savant acquisita.

I casi raccolti fino al 2010 comprendevano solo trentadue persone in quanto ovviamente solo in rarissime occasioni una commozione cerebrale od un colpo violento alla testa danno origine a superiori capacità intellettive e creative.

Questa genialità accidentale potrebbe spiegarsi con la diminuzione dell’attività in alcune zone del cervello a favore di altre.

Accadono in massima parte quando viene colpito l’emisfero sinistro del cervello, quello che presiede agli impulsi sensoriali, al riconoscimento degli oggetti, alla memoria visuale, al linguaggio etc.

Treffert suppone che il processo si svolga in tre fasi.

Nella prima avviene un richiamo ed un aumento dell’attività elettrica nel tessuto corticale ancora intatto, quasi sempre nell’emisfero destro, poi i circuiti cerebrali vengono riadattati per stabilire legami con queste regioni, infine si verifica la liberazione delle capacità dormienti grazie alle nuove connessioni che si sono formate.

Un esperimento di grande interesse è stato compiuto da Richard Chi ed Allan Snyder (6) al Centre for the Mind dell’Università di Sydney per vedere se le nuove capacità sviluppatesi a seguito di traumi possono essere in qualche modo provocate artificialmente in laboratorio operando su persone normali.

Gli autori hanno usato una tecnica non invasiva e cioè una stimolazione transcranica su alcuni volontari mediante l’applicazione di una corrente elettrica che diminuisce l’attività in una parte dell’emisfero sinistro ed aumenta quella nell’emisfero destro (il lobo temporale anteriore destro).

I volontari dovevano risolvere il noto puzzle dei nove punti distribuiti su tre file di tre punti ciascuna: occorre connettere i nove punti con quattro linee rette tracciate senza alzare la matita dal foglio.

Prima della stimolazione nessuno dei trentatre volontari fu capace di risolvere il gioco, allora furono sottoposti ad una finta stimolazione per verificare un eventuale effetto ‘placebo’.

Nessun risultato.

Infine fu applicata per dieci minuti la corrente e in questo caso il quaranta per cento dei partecipanti fu in grado di disegnare la soluzione corretta.

Ma come è possibile che l’accensione di un interruttore possa trasformare persone normali in ‘sapienti’ temporanei?

La spiegazione di Treffert per spiegare la sindrome del ‘savant’ nel caso che sia presente dall’inizio o che sia stata acquisita dopo una grave lesione cerebrale è che queste doti di abilità e di conoscenza devono essere in qualche modo già presenti (7).

La nostra mente alla nascita non è una ‘tabula rasa’ che successivamente viene riempita mediante l’educazione e le esperienze della vita, il cervello è già predisposto per processare ciò che vede e per capire i canoni della musica, dell’arte o della matematica.

C’è una trasmissione genetica di conoscenze e abilità immagazzinate nella mente e la conferma, secondo l’autore, deriva dal fatto che alcuni sapienti con gravi limitazioni mentali, mostrano di conoscere cose che non hanno mai imparato.

I sapienti possono attingere a questa conoscenza primigenia in modo molto superiore alle persone normali.

Le teorie moderne infatti individuano due componenti dell’intelligenza, quella detta ‘cristallizzata’, che si riferisce all’accumulazione delle informazioni acquisite durante la vita, e quella ‘fluida’ proveniente da caratteristiche ereditate geneticamente che presiede alle capacità logiche e razionali del pensiero indipendentemente da ogni conoscenza pregressa.

Sorge allora la possibilità, almeno teorica, che sia possibile aumentare la capacità creativa di persone normali in determinati settori, senza incorrere in shock cerebrali, ma solo mediante opportune tecniche come la recente stimolazione magnetica transcranica che eccita alternativamente le regioni del cervello descritta nell’esperimento di Chi e Snyder.

Ma, conclude Treffert, la meditazione o la semplice assiduità in una pratica artistica possono essere sufficienti per permetterci di commutare la nostra mente sul lato destro del cervello, molto più creativo, e metter in luce così inesplorate capacità.

Ad oggi poco si sa di quello che succede a livello neurobiologico quando i circuiti cerebrali vengono eccitati o diseccitati e quanto possano considerarsi permanenti i risultati raggiunti.

In ogni caso, gli studi sul savantismo acquisito dimostrano inequivocabilmente che ci sono notevoli capacità potenziali seppellite nel nostro cervello, la sfida consiste nel poterle utilizzare senza detrimento delle altre facoltà mentali.

Attualmente le ricerche compiute mediante tecniche di risonanza magnetica e di imaging cerebrale sembrano indicare che le capacità savant di qualunque tipo (autistiche, Asperger o acquisite) derivino da lesioni della corteccia temporale anteriore e orbito-frontale sinistra.

Se questa zona del lobo temporale viene offesa, l’emisfero destro tende a prevalere imponendo le sue doti come ad esempio la grande sensibilità e capacità artistica.

Le qualità particolari dei savants sarebbero dovute all’aumentata attività ed alla liberazione delle caratteristiche latenti di questo emisfero a dispetto del sinistro che, in condizioni normali, lo controlla limitandone le possibilità.

Le tecniche di stimolazione elettrica o magnetica del cervello sono oggi applicate per studi e ricerche nel campo della neurologia e della psichiatria, particolarmente nel tentativo di spiegare cause e possibili rimedi nel caso dei due flagelli dell’età matura, cioè il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer.

Treffert affronta anche un altro aspetto della sindrome di savant, cioè se queste persone che esibiscono particolari abilità artistiche o mnemoniche di tipo elencativo e di calcolo ( tipica è la loro capacità di calendarizzazione ) ma molto spesso di natura replicativa, abbiano delle vere capacità creative.

La risposta è che in alcuni rari casi il savant, con un processo che dura molti anni, può passare dall’imitazione alla improvvisazione ed infine alla creazione.

Il caso di Leslie, un ragazzo divenuto cieco poco dopo la nascita e che aveva imparato a camminare solo a quindici anni a causa di disordini dello sviluppo e sofferenze cerebrali, è emblematico: da ragazzo era in grado di ripetere al pianoforte qualunque musica anche dopo un singolo ascolto senza avere nessuna preparazione in materia, in seguito iniziò ad aggiungervi delle proprie variazioni fino ad arrivare, dopo parecchi anni, a comporre musica che col tempo acquistò sempre più spiccate caratteristiche di originalità.

Ad oggi non esiste una teoria cognitiva generalmente accettata, ma solo varie ipotesi per tentare di spiegare la coesistenza in talune persone di un elevato talento specifico in presenza di gravi deficit o disabilità mentali.

D’altra parte, da un punto di vista più generale, è noto che decifrare il comportamento del nostro cervello è sicuramente la più grande sfida della scienza moderna e delle neuroscienze in particolare, non tanto per la difficoltà quasi inestricabile di descriverne il ‘diagramma di cablaggio’, cioè l’insieme dei collegamenti che interconnettono i neuroni, quanto per la sua straordinaria capacità di comprendere il mondo che ci circonda.

Il fatto poi che questa piccola macchina biologica sofisticatissima, costituita da cento miliardi di neuroni e centotrenta mila miliardi di connessioni che si stima siano in grado di gestire mille miliardi di gigabyte di dati e formano una rete per buona parte in continua trasformazione, riesca a generare l’esperienza soggettiva che chiamiamo coscienza, resta attualmente incomprensibile e probabilmente al di fuori della portata della scienza.

L’importante tuttavia è che le non facili acquisizioni scientifiche in questo campo vengano poi assimilate dalla filosofia in quanto, avverte il neurofisiologo Alessandro Rossi “… non pensiamo affatto che tutti i problemi filosofici (e meno che mai i problemi esistenziali) possano essere risolti dalla scienza.

Anzi.

Crediamo però che quando dei problemi della tradizione filosofica abbiano trovato o stiano trovando proprio nella scienza delle verificabili risposte sperimentalmente suffragabili, sia necessario tanto per la filosofia che per la scienza prenderne atto e sottolinearlo, anziché rimuoverlo”(8).

Francesco Cappellani

1-      John L. Down “On Some of the Mental Affections of Childhood and Youth” Churchill, London, 1887

2-      Mikio Kaku “The future of the mind” Penguin, 2014

3-      Francesco Cappellani “Una passeggiata con P.A.M. Dirac” Dissensi & Discordanze, luglio 2015

4-      Daniel Tammet “Nato in un giorno azzurro: il mistero della mente di un genio dei numeri” Rizzoli, 2008

5-      Darold A. Treffert “Islands of Genius: The Beautiful Mind of the Autistic, Acquired, and Sudden Savant” Jessica Kingsley Publishers, 2010

6-      Richard P. Chi, Allan W. Snyder “Brain stimulation enables the solution of an inherently difficult problem” Neuroscience Letters, vol.515, n.2, May 2012

7-      Darold A. Treffer “Savant Syndrome 2013: Myths and Realities” www.wisconsinmedicalsociety.org

8-      Alessandro Rossi “La materia dell’anima: il “connettoma”” MicroMega, vol.5, 2015