Franz Lieber, il ragazzo di Waterloo

Ovvero come un professore americano inventò il Diritto Bellico moderno

Ginevra e la Svizzera, non a torto, sono considerate, grazie ad Henry Dunant, la patria del Diritto Internazionale Umanitario, ovvero quella parte del Diritto Internazionale che disciplina la condotta degli Stati nel corso dei conflitti armati con l’obiettivo di proteggere le vittime di guerra.

Il Palazzo della Pace dell’Aja ci ricorda che nei Paesi Bassi si tennero, nel 1899 e nel 1907, due Conferenze internazionali in cui furono approvate le prime, importantissime Convenzioni che dovevano regolare i conflitti armati del XX Secolo.

Sono stati tuttavia gli Stati Uniti, con il Presidente Lincoln a codificare dettagliatamente il Diritto Bellico moderno, lo “ius in bello” – parte integrante del Diritto Internazionale Umanitario – per le proprie Forze Armate nel momento più critico della Guerra Civile.

I centocinquantasette Articoli delle “Instructions for the Government of Armies of the United States in the Field” del 1863, passato alla storia come “Lincoln’s Code” o meglio dal nome del suo autore, Francis Lieber: “Lieber’s Code”.

Il Codice di Lieber, ripreso quasi integralmente dalla Prussia per il proprio esercito nel 1870, costituì la base su cui fu costruita la II Convenzione dell’Aja del 1899 sulla guerra terrestre e la successiva IV Convenzione del 1907, ormai considerate norme consuetudinarie di Diritto Internazionale.

 

La storia di Franz Lieber inizia nella Prussia dei primi anni dell’800, precisamente dopo la catastrofica sconfitta di Jena-Auerstädt ad opera di Napoleone.

Il ragazzo, nato probabilmente nel 1800 (alcuni dicono nel 1798) a Berlino apparteneva a una famiglia di commercianti animata da forti sentimenti patriottici.

Il primo eroe della sua infanzia fu il Maggiore Ferdinand von Schill, giustiziato nel 1809 per aver organizzato una rivolta anti-francese.

Quando, nel 1813, venne il momento della riscossa, Franz, che già allora avrebbe voluto imparare il francese per assassinare Napoleone, era ancora troppo giovane per seguire i suoi fratelli in guerra.

Il ritorno di Napoleone dall’Elba, il 1° marzo 1815, offrì al bellicoso ragazzo prussiano l’opportunità di andare finalmente in battaglia contro l’odiato nemico.

Franz seguì uno dei suoi fratelli e si arruolò volontario – con l’incoraggiamento dei genitori – nel Reggimento di fanteria Nr 9 “Colberg” che, essendo di guarnigione nelle provincie occidentali del Regno sarebbe stato tra i primi a unirsi all’Armata del Basso Reno, guidata dal leggendario Feldmaresciallo von Blücher (chiamato dai suoi soldati “Alte vorwärts”) che aveva una particolare predilezione per il “Colberg”.

Franz, come scrisse nei suoi ricordi, vide il vecchio Feldmaresciallo venuto a spronarli così come la leggendaria Friederike Krüger, l’unica donna soldato dell’esercito prussiano, decorata con la Croce di Ferro.

La campagna iniziò male il 16 giugno, con la sconfitta di Blücher a Ligny, dove Franz fu ferito una prima volta e quindi con la ritirata, sotto la pioggia torrenziale, verso Wavre.

La giornata del 18 giugno con la grande vittoria alleata di Waterloo-Wavre, fu d’importanza decisiva ma non pose fine alla campagna.

L’inseguimento delle forze francesi fu condotto proprio dai soldati di Blücher e il Reggimento di Franz si scontrò duramente con la retroguardia guidata dal Maresciallo Grouchy a Namur.

Un elegante cenotafio con l’elmo di un guerriero greco nel cimitero di Namur ricorda ancora oggi che in quel feroce scontro cadde alla testa dei suoi uomini il Colonnello von Zastrow comandante della Brigata di Franz Lieber e già suo comandante di Reggimento.

Franz, in quell’occasione fu gravemente ferito da una pallottola al collo e rimase per qualche ora tra la vita e la morte raccontando poi di aver avuto la visione di San Pietro.

Dopo aver trascorso la convalescenza presso una famiglia belga, cui serbò eterna riconoscenza, e aver in seguito contratto il tifo, fece alla fine ritorno a Berlino.

In Prussia le promesse di una Costituzione da parte di Federico Guglielmo III erano già rientrate.

A Berlino Lieber divenne discepolo di Friedrich Ludwig Jahn che, oltre ad essere uno dei principali esponenti del nazionalismo tedesco, fu anche il padre fondatore di uno nuova disciplina: la ginnastica.

Nel clima dei “Decreti di Carlsbad” e della repressione poliziesca del movimento nazional-liberale, Lieber superò l’esame per accedere all’Università di Berlino ma non fu ammesso a frequentarla poiché era membro della “Berliner Burschenschaft”, una delle tante associazioni studentesche che alle tradizioni della goliardia associava la militanza politica nazionalista e liberale.

Per proseguire gli studi Lieber dovette trasferirsi all’Università di Jena, dove presentò una tesi in Matematica nel 1820.

Con la polizia prussiana alle calcagna, fu costretto a rifugiarsi a Dresda, in Sassonia, da dove partì per la Grecia allo scoppio della Guerra di Indipendenza, come molti altri liberali e avventurieri europei.

Deluso dall’inerzia dei guerriglieri greci, Lieber non si trattenne a lungo nel Peloponneso e decise dopo poco tempo di rimpatriare.

Sulla strada del ritorno riuscì a coronare il sogno di ogni tedesco: visitare Roma.

Nella Città Eterna Lieber rimase quale precettore dei figli del Ministro prussiano presso la corte pontificia, lo storico Barthold Georg Niebuhr.

Grazie alla protezione di Niebuhr, Lieber ottenne un salvacondotto per ritornare a Berlino.

Essendo un individuo politicamente sospetto dopo breve tempo Lieber fu arrestato ben due volte.

Di qui la decisione, nel 1826, di rifugiarsi in Inghilterra dove incontrò anche la sua futura moglie, Mathilda Oppenheimer.

Grazie ad una segnalazione di Jahn e del Generale Pfuel, dell’esercito prussiano, che aveva avviato un corso di nuoto a Berlino, Lieber accettò l’offerta di andare a insegnare ginnastica e nuoto in un College di Boston, dove il suo predecessore – un altro allievo di Jahn, Karl Follen – aveva già aperto una palestra.

A Boston la nuova scuola di nuoto di Lieber, fondata nel 1827, destò sensazione tanto da essere visitata dal Presidente John Quincy Adams.

Già all’arrivo Lieber, grazie agli insegnamenti di Jahn, introdusse un’importantissima novità nel processo di formazione delle élites americane, importando dalla Prussia il concetto del “mens sana in corpore sano”.

Lieber ebbe anche l’idea di tradurre in inglese l’Enciclopedia tedesca “Brockhaus”.

Il risultato fu l’Encyclopaedia Americana, pubblicata in tredici volumi a Filadelfia tra il 1829 e il 1833.

Dopo un periodo d’insegnamento nel Girard College di Filadelfia, Lieber ottenne una cattedra di Storia ed Economia Politica presso il South Carolina College, dove si trattenne per venti anni, scrivendo le sue opere più importanti tra le quali: “Manual of Political Ethics”, “Legal and Political Hermeneutics, or Principles of Interpretation and Construction in Law and Politics”, “Laws of Property: Essays on Property and Labour”, “On Civil Liberty and Self Government”.

Con l’ascesa al trono, nel 1840, di Federico Guglielmo IV (il Carlo Alberto prussiano), fautore di una politica più liberale, Lieber fu riabilitato e, rientrando in patria nel 1844 venne ricevuto dallo stesso sovrano il quale gli offrì di diventare suo consigliere.

Lieber, dopo aver vissuto quasi venti anni negli Stati Uniti, non se la sentì di restare nella pur sempre autoritaria Prussia e, pur avendo ottenuto una posizione di grande prestigio simile – secondo quanto da lui stesso poi ricordato – a quella già ricoperta da Wilhelm von Humboldt, il grande linguista e filosofo (e diplomatico).

Dopo un anno Lieber se ne tornò negli Stati Uniti.

Dalla sua nuova patria poté osservare il fallimento, in Germania, della rivoluzione nazional-liberale del 1848.

Nel 1856 Lieber si trasferì a New York, come titolare della cattedra di Storia ed Economia Politica presso il Columbia College (oggi Columbia University) dove insegnò sino al 1865.

Su sua proposta la cattedra venne denominata di Scienza della Politica (Political Science) nel 1860, e Lieber fu quindi il primo dei Political Scientists statunitensi.

Esemplare il suo discorso inaugurale come titolare di cattedra: “Individualism and Socialism or Communism”.

 

Nonostante la sua lunga permanenza al Sud   ed il fatto che il suo primogenito, Oscar Montgomery, si fosse arruolato come ufficiale nell’esercito confederato, Lieber aderì alla causa dell’Unione, imitato dagli altri suoi due figli, Hamilton e Guido Norman che servirono come ufficiali nelle forze nordiste.

Alla testa della Loyal Publication Society il Professor Lieber contribuì allo sforzo bellico con la pubblicazione di numerosi articoli di propaganda.

Nell’inverno del 1862, dopo che l’invasione del Maryland da parte dei Confederati del Generale Lee era stata bloccata ad Antietam ed era stato già annunciato il Proclama dell’Emancipazione degli Schiavi, il Professor Lieber venne chiamato dal Presidente Lincoln e dal Segretario di Stato alla Guerra Edwin Stanton a redigere, sotto la supervisione del Generale Henry Hacken, i famosi General Orders No 100.

Tali diposizioni avrebbero dovuto disciplinare la condotta delle truppe dell’Unione nella nuova fase della guerra che si stava aprendo.

Il Generale Hacken, definito “Old Brains”, allievo di Dennis Hart Mahan a West Point e traduttore delle opere di Henry Antoine Jomini, stava cadendo in disgrazia per via della sua scarsa risolutezza nel condurre le operazioni soprattutto se paragonato al suo molto più efficace (e rozzo, nonché alcolizzato) subordinato, Ulysses Simpson Grant.

Il Presidente Lincoln stava per pubblicare, il Proclama dell’Emancipazione, che decretava, a partire dal 1° gennaio 1863, la liberazione degli schiavi che si trovavano ancora sotto il controllo della Confederazione (dieci Stati) con esclusione, quindi, di quelli presenti negli Stati ancora schiavisti dell’Unione e nei territori sudisti già occupati.

La guerra era giunta al punto di non ritorno, la strategia della “guerra totale” di Grant e Sherman era stata avallata da Lincoln e si ponevano ora due fondamentali questioni di diritto bellico, strettamente connesse tra loro.

La prima riguardava il trattamento da riservare ai prigionieri di guerra confederati, che avrebbero dovuto essere considerati combattenti legittimi senza che ciò comportasse alcun riconoscimento, de jure o de facto, della Confederazione.

La seconda riguardava il trattamento che avrebbero potuto subire, in caso di cattura, gli schiavi che, fuggiti dagli Stati del Sud si fossero arruolati, dopo l’Emancipation Proclamation, nelle forze dell’Unione.

La redazione, in poco tempo, di un chiaro e sintetico testo di norme, di facile comprensione per le truppe, che disciplinasse la condotta delle operazioni sotto vari aspetti (trattamento dei prigionieri, dei civili, dei prigionieri di guerra, degli ospedali e dei feriti, armi proibite) era un compito da spaventare qualsiasi giurista, specialmente se non avesse avuto esperienza diretta della dura realtà della guerra.

Non sappiamo quali sentimenti agitassero Franz Lieber quando in un oscuro ufficio di Washington nei pressi del Campidoglio, il giorno di Natale del 1862, cominciò a vergare, lavorando fino a notte fonda, i centocinquantasette articoli del “suo Codice”.

Da pochi giorni Lieber aveva appreso che il suo primogenito, Oscar Montgomery, era morto, a giugno del 1862, a seguito delle ferite riportate nella battaglia di Eltham’s Landing.

Il secondo figlio, Hamilton, aveva perso un braccio, all’inizio dell’anno a Fort Donelson e il terzo, Guido Norman, era tuttora al fronte.

Forse, più che la penna Lieber avrebbe volentieri imbracciato il fucile, come nell’estate di quasi cinquanta anni prima quando, poco più che un ragazzo, aveva partecipato alla sanguinosa campagna in Belgio contro le truppe dell’odiato Napoleone.

Con metodo prussiano e precisione di giurista Lieber redasse gli articoli che poi definì gli “Old Hundred” attingendo alla tradizione giuridica europea, a partire dal giurista svizzero Emmerich de Vattel che, tuttavia, era già ben conosciuto da George Washington.

Il Codice fu firmato da Lincoln il 24 aprile 1863.

La logica sottostante il Codice, che giustifica l’imposizione da parte dell’esercito occupante della Legge Marziale e quindi dello stato di eccezione rispetto al tempo di pace, è quella della Necessità Militare (Military Necessity) chiaramente definita all’Art 14 (“Military necessity, as understood by modern civilized nations, consists in the necessity of those measures which are indispensabile for securing the needs of the war, and which are lawful according to the modern law and usages of war”) che a sua volta deriva dal principio, di ordine politico generale: “Salus Rei Republicae Suprema Lex”, espresso chiaramente all’Art 5: “To save the country is paramount to all other considerations”.

La Necessità Militare, dettata dalla politica, è tuttavia temperata dalla legge morale, di tipo kantiano.

Nello stesso Art 15, mentre si legittima l’uso necessario della forza nei confronti del nemico (“Military necessity admits of all direct destruction of life or limb of armed enemies…”), si richiama espressamente il limite della legge morale (“Men who take up arms against one another in public war do not cease on this account to be moral beings, responsible to one another and to God”).

Tra queste due polarità si colloca lo “ius in bello”.

Il diritto di rappresaglia, a fronte di violazioni del diritto bellico da parte del nemico è legittimato dall’Art 27, anche se si specifica che esso non costituisce un diritto alla vendetta (Art 28).

Nel tutelare, tuttavia, le proprietà dei civili, si fa espressamente eccezione per gli schiavi.

Per quanto riguarda la schiavitù, l’Art 43, coerentemente con l’Emancipation Proclamation, recita:“The Law of nature and nations has never acknowledged it”.

A protezione dei soldati di colore arruolatisi nelle armate dell’Unione si pone l’Art 58 (“The law of nations knows no distinction of color, and if an enemy of the United States should enslave and sell any captured persons of their army, it would be a case for the severest retaliation, if not redressed upon complaint”).

Seguono quindi disposizioni dettagliate sul trattamento dei prigionieri di guerra (Art 49 e seguenti), riconoscendo indirettamente la qualità di legittimi combattenti ai soldati confederati in uniforme ma negandola ai “war rebels” (Art 85), ovvero alle bande di irregolari senza uniforme che insorgono dopo l’arrivo dell’esercito occupante, che sono quindi punibili anche con la morte.

Tra le diverse disposizioni ve ne è poi una sulla proibizione delle armi chimiche e biologiche (Art 70: “The use of poison in any manner, be it to poison wells, or food, or arms, is wholly excluded from modern warfare. He that uses it puts himself out of the pale of the law and usages of war”).

In anticipo di un anno sulla Convenzione di Ginevra del 1864 sulla protezione dei feriti, gli Articoli 115 e 116 prevedono particolari forme di protezione (come le bandiere gialle) per gli ospedali, sia nelle città sia sui campi di battaglia.

Mentre gli Articoli dal 135 al 147 disciplinano la conclusione delle ostilità (Armistizio e Capitolazione) quelli conclusivi, dal 149 al 157 tracciano la distinzione tra “Insurrection”, “Civil War” e “War of Rebellion”.

Nonostante tali differenze la logica politica è sempre la stessa: qualora ai prigionieri di guerra delle forze ribelli sia accordato lo stesso trattamento riservato ai combattenti di Stati stranieri, ciò non implica in alcun modo il riconoscimento, da parte dell’Unione, della legittimità del loro governo.

Franz Lieber
Franz Lieber

 

Al momento della sua adozione il Codice venne duramente stigmatizzato dai Confederati.

Innanzitutto esso, insieme all’Emancipation Proclamation, legittimava, minacciando altresì dure ritorsioni, l’arruolamento nelle armate nordiste degli schiavi del Sud.

Il Presidente confederato Jefferson Davis, poi, condannò il Codice poiché autorizzava una condotta “barbarica” della guerra giustificandola con il principio della Necessità Militare.

In Europa, invece, il testo di Lieber fu recepito quasi integralmente dalla sua patria di origine, la Prussia che emanò regolamenti in tempo per la guerra franco-prussiana del 1870.

Giova ricordare che la Prussia era stata anche il primo Paese europeo a conformarsi, sin dal 1866, alla Convenzione di Ginevra del 1864 sulla protezione dei feriti.

Nel 1874 un primo tentativo di trasformare molte delle norme del Codice di Lieber in norme di diritto internazionale, attraverso la Dichiarazione di Bruxelles, non ebbe successo.

Successivamente, la I Conferenza dell’Aja del 1899 vide l’approvazione della II Convenzione sulla guerra terrestre, ulteriormente perfezionata, nel 1907, con la IV Convenzione adottata dalla II Conferenza dell’Aja ed ormai considerata espressione del diritto consuetudinario.

Le due Convenzioni, grazie anche all’apporto del giurista americano Frederick Wiliam Howell, recepivano sostanzialmente molte delle disposizioni del Codice Lieber.

Al termine della Guerra Civile Lieber ricevette l’incarico dal Dipartimento della Guerra di esaminare e catalogare i documenti ufficiali del governo confederato.

Prima di morire a New York, nel 1872, il Professor Lieber fu scelto da Stati Uniti e Messico quale arbitro di alcune controversie tra i due Paesi ance se non riuscì a portare a termine l’incarico.

La storia del contributo americano alla formulazione delle Leggi di Guerra è stata raccontata dal giurista americano John Fabian Witt nel libro: “Lincoln’s Code”.

Emanuele Farruggia