Lindbergh, il presidente inventato

“Sono Charles Lindbergh”.

Fatto un giro attorno alla Tour Eiffel, lo ‘Spirit of St. Louis’ atterrò a Le Bourget davanti a una folla sterminata.

Pochi istanti e il pilota, autore di un’impresa storica quale la prima trasvolata atlantica in solitario da New York a Parigi senza scalo, uscito dall’abitacolo, si presentò con quelle semplici parole.

Era il 21 maggio 1927.

Osannato oltre ogni dire, ‘l’aquila solitaria’ riuscì a far impazzire l’America che lo celebrò a lungo e adeguatamente.

Aveva tutto il necessario per ricoprire il ruolo: morigerato, non fumava, non beveva, non si vantava, era timido.

Colpito dalla tragedia, visto che pochi anni dopo il figlio maggiore fu rapito e dipoi ucciso malgrado il pagamento del riscatto, fu, anche per questo – il dolore patito accresce le umane simpatie – per tutti gli anni Trenta tra le figure di maggior spicco e seguito degli USA.

Charles Lindbergh
Charles Lindbergh

Ammiratore di Adolf Hitler anche per il suo antisemitismo (condiviso dalla consorte Anne Morrow autrice di un libro definito “la Bibbia di ogni nazista americano”), si schierò più volte apertamente a favore della Germania hitleriana e dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale si adoperò a favore di un neoisolazionismo teso a contrastare le idee in proposito – anche quelle non esplicitate – di Franklin Delano Roosevelt.

E’ in ragione di questi suoi atteggiamenti che lo scrittore Philip Roth, nel 2004, in un romanzo, lo immagina presidente eletto nel 1940 degli Stati Uniti.

Un capo dello Stato che, ovviamente, opera ben differentemente dal secondo Roosevelt dichiarando la neutralità americana sia nei confronti della Germania che del Giappone.

Lo scritto ucronico in questione è intitolato ‘The Plot Against America’.

 Mauro della Porta Raffo