La memoria è una prostituta che attira…

La vita che abbiamo vissuto.

Non quella che non abbiamo vissuto.

Perché già quella vissuta non è completa, perfetta, totale.

Sì, unica ma irripetibile e tentare di girare un film al contrario, intervenendo là dove pensiamo siano esistiti un errore, una distrazione, un’incertezza sarebbe malvagio per la nostra stessa esistenza attuale, già tormentata.

Ricordare un frammento, un fotogramma, un profumo, un sapore, fa già parte della commedia quotidiana, dell’album personale che sfogliamo spesso a nostra insaputa e che chiudiamo precipitosamente, per paura di cadere nella trappola della nostalgia.

Che è cosa bella, affascinante se non diventa velenosa, ti fa mordere il passato e ti intossica il presente.

Rivedo amori lontani, compagne di scuola, di liceo, momenti sperduti e perduti, risento la voce di mio padre, mi segue e mi insegue di notte lasciandomi il malessere dell’assenza, ritrovo in un quaderno la scrittura incerta delle scuole medie, ecco perché la memoria è una prostituta che attira, ti corica, ti sfrutta e poi ti abbandona.

Ho paura di guardare al passato ma lo faccio conservando oggetti e “persone” che fanno parte di un personale presepe nel quale non arriva mai il Natale, anzi la luce si allontana, è il tempo che fugge, così mi hanno insegnato a scuola.

La mia scuola che non è di nessun altro, la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia vita.

Tutto questo riavvolto nella coperta che oggi mi porto appresso.

Tony Damascelli