Charles Evans Hughes

L’uomo cui è mancata solo la presidenza

1916, i repubblicani, in maggioranza al congresso e convinti di riconquistare facilmente la Casa Bianca defenestrando Woodrow Wilson (nel 1912, il democratico aveva vinto approfittando della spaccatura tra i GOP che si erano divisi un elettorato nettamente maggioritario: Theodore Roosevelt, al quale il partito aveva preferito l’uscente William Taft, si era candidato come terzo uomo e i voti dei due sommati superavano nettamente quelli di Wilson), scelsero come loro candidato Charles Evans Hughes, già governatore del New York e al momento giudice della Corte Suprema nella quale era entrato nel 1910.

Hughes, dimessosi dall’alto incarico per la bisogna, ebbe davvero a sfiorare la vittoria tanto da andare a letto convinto di avercela fatta, visti i risultati degli Stati della costa orientale, svegliandosi invece – come succederà nel 1948 a Thomas Dewey – sconfitto essendo nella notte pervenuti i dati relativi ai territori statali collocati ad ovest a lui grandemente sfavorevoli.

Successivamente, segretario di Stato con Harding e Coolidge, scelto da Hoover per sostituire Taft, rientrò alla Corte Suprema nel 1930 con i gradi di giudice capo o presidente.

E’ in tale prestigiosa veste che ebbe a scontrarsi con Franklin Delano Roosevelt.

Era accaduto che non poche delle leggi approvate sotto la spinta del New Deal rooseveltiano fossero incappate nel giudizio negativo della Corte.

Così stando le cose, il presidente, nel 1937 e cioè all’inizio del proprio secondo mandato, si lasciò pungere dall’idea di modificare la composizione della Corte medesima per essere autorizzato a nominare altri giudici evidentemente alle sue idee più vicini.

Occorre qui rilevare come, anche e soprattutto per la forte opposizione di Hughes, il piano in qualche modo eversivo di Franklin Delano non andò a buon fine.

 

Sul tema specifico, si legga nel sito il capitolo dedicato al secondo Roosevelt.

Mauro della Porta Raffo

 

Charles Evans Hughes
Charles Evans Hughes