Quando ho scoperto Hemingway

Ho finalmente deciso come disporre i libri nella libreria nuova: la mensola dei gialli, quella dedicata all’arte, le tre più in basso per i romanzi e poi, in bella vista a pancia in su in modo che tutti possano vederne le copertine, i miei preferiti, i compagni di sempre, gli ospiti di ogni casa in cui ho vissuto: ‘L’età dell’Innocenza’ e, soprattutto, ‘Festa mobile’.

Sfoglio le pagine avvicinandole al naso per sentirne l’odore e rivedo le immagini del libro tanto caro: la Parigi autunnale, umida e  melanconica della Lost Generation, il viso squadrato del giovane Hem, gli amici bohemien e la moglie tanto amata.

Penso alla foto di Capa che lo ritrae con il figlio: stanno pescando, lui così forte e concentrato, così terribilmente ‘Hemingway’, il bambino annoiato e lontano.

‘Non deve essere stato facile per lui avere un padre del genere’, mi viene da considerare.

Ernest Hemingway
Ernest Hemingway

E’ stato con ‘Peggy Sue si è sposata’, forse, che ho fatto la sua conoscenza.

Uno dei personaggi del film, giovane ribelle degli anni Cinquanta con la moto e la giacca di pelle alla Brando, parlava di lui con gli occhi ardenti desideroso di fuggire via.

“Hemingway non se ne starebbe in poltrona ad aspettare, scenderebbe nell’arena, lui prenderebbe il toro per le corna”.

Era il mio periodo beat e non fu facile apprezzare quella prosa semplice e tagliente dopo un delirante vis-à-vis con Kerouac, Ginsberg e compagni, ma fu amore immediato e duraturo.

Abbandonai ‘Sulla Strada’ e mi gettai a capofitto nelle opere di Ernest senza tornare più indietro.

Hem era capace di sorprenderti con poche parole, arrivando al segno con sottintesi e brevi lampi di luce su di una realtà descritta come una fotografia a volte spumeggiante ed avventurosa (l’Africa dei safari, le corride, le sciate sulle Alpi), a volte crudele e pessimista (la guerra, le perdite, gli amori inespressi).

Nelle descrizioni dei cibi, delle bevande, delle feste, delle sbornie, della natura, dell’arte e delle amicizie viscerali si intravedeva sempre il suo spirito più vero, la sua incredibile voglia di vivere e di affrontare ogni esperienza con convinzione ed egocentrismo.

Era autentico, immediato, non cercava una prosa complicata per esprimersi, era conscio che one true sentence sarebbe bastata per arrivare al cuore del lettore, per catturarne l’attenzione anche con una sola frase:

“Si vendono scarpine di bimbo mai usate”.

Hemingway, le sue opere, la sua vita.

Federica della Porta Rodiani