L’esame

Una commissione d’esami presieduta dal celebre giurista Gazralbenski, ben noto per la sua severità, e della quale faceva parte tra gli altri un professore dal nome palindromico e, se posto su due linee, anche bustrofedico, avrebbe fatto tremare le vene ed i polsi a qualsiasi altro candidato.
Ma non al Nostro, che al vedersi scrutato da quei soloni non si scoraggiò ed alla prima domanda “Lei è preparato?” rispose senza esitare: “Si, perché ho studiato sul quotidiano…”.
Non gli fu concesso di continuare.
“Non ci interessano i testi scientifici che ha compulsato” – disse con durezza il presidente – “ma soltanto la sua preparazione.
Cominciamo dal diritto costituzionale.
Ci parli della costituzione italiana”.
“È la più bella del mondo”.
“Ne conosce altre?”.
“Nessuna”, assicurò il candidato. “È come con le donne: quando si possiede la più bella, a che giova conoscere quelle altrui?”.
“Bene”, si congratulò il palindromico.
“Ma, ci dica, si tratta di una costituzione flessibile o rigida?”.
“Rigida, rigidissima, di una rigidità cadaverica”.
La commissione era conquistata.
“Vorrebbe dirci qualcosa della giustizia italiana”? disse ormai ammansito il presidente.
Il Nostro non si fece pregare: “Tutto il mondo ce la invidia…”
“Perché?”.
“Per la sua efficienza, rapidità e indipendenza non soltanto dal governo e dalle forze politiche ma anche dalle stesse opinioni dei suoi sacerdoti, volevo dire di coloro che officiano i suoi riti”.
“Diritto finanziario: ci parli delle tasse”.
“Sono anch’esse bellissime.
Quando ho detto alla mia ragazza che mi sembrava una tassa, si è commossa sino alle lacrime e non cessava di baciarmi”.
Intervenne il famoso filosofo Frales D’Orasic che volle sapere che cosa egli sapesse della democrazia.
“Essa va bene, purché la maggioranza segua le opinioni dei Grandi Maestri, che dico, dei Grandi Spiriti”, e fece un cenno largo per indicare i suoi esaminatori.
E qui il candidato sferrò un colpo magistrale citando uno scritto del “celebre Gazralbenski”, il quale aveva sostenuto che la popolarità è spesso prodotta dalla demagogia, come dimostrato dai Vangeli: “Gesù non era forse stato condannato e Barabba risparmiato da una maggioranza del popolo, non dissimile per la sua credulità da una massa di teledipendenti”?.
Il presidente, lusingato, non poté nascondere un sorrisetto di compiacimento.
E il candidato volle aggiungere: “Non a colpi di maggioranza si reggono gli stati, ma appunto con la saggezza”.
“E dell’emigrazione clandestina che cosa sa dirci?”, chiese Frales D’Orasic, irritato per non essere stato citato anche lui.
“È semplice, si tratta di una risorsa”, fu la pronta risposta.
L’esame era finito, ma il bustrofedico lanciò ancora un quesito-tranello: “E del comunismo?”.
Il nostro non si fece smontare: “In passato non ha funzionato perché è stato applicato da persone inesperte, ma resta sempre una grande speranza”.
“E la parola selvaggio che cosa le evoca?”.
Il candidato non tentennò: “Il capitalismo – ricordò – è sempre selvaggio”.
La commissione si alzò in piedi per congratularsi con il candidato.
Il presidente lo volle abbracciare e pronosticò ad alta voce: “Giovanotto, Lei andrà molto lontano”.
Gli altri esaminatori annuirono.

Alberto Indelicato

* Albeto Indelicato, nato a Palermo nel 1930, già giornalista, diplomatico dal l954 al l997, è stato Ambasciatore d’Italia presso l’Unesco (Parigi, 1984-1987), presso la Repubblica Democratica Tedesca (Berlino, l987-1990), presso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e l’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta alla droga ed alla criminalità organizzata (Vienna, 1994-1997). Ha collaborato e collabora a vari quotidiani e periodici storici e politici. Ha scritto: La dottrina Brezhnev (Milano, l973), I falsi fascismi (Roma, l980), Compasso e martello. Vita agonia e morte della Germania comunista (Milano, l999), Memorie da uno stato fantasma (Torino, 2004), Eurolandia contro l’Europa, (Catanzaro, 2009). Insegna storia dell’Europa alla Università Luiss di Roma.